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Ven 12 Apr, 2019 12:44
Ecco, io vorrei tanto che il professor Easterbrook avesse ragione, in passato sperai tantissimo che l'avesso anche il buon Abdussamatov (la ricordate la famosa glaciazione iniziata nel 2014? :mrgreen: ), il problema è che tutte le volte tali teorie, che si susseguono da anni, vengono smentite dai dati. Ecco l'articolo originale, il cui titolo è davvero esagerato e sensazionalista senza misura, al pari di altri postati qua e di segno opposto, ma quanto c'è scritto all'interno, pur rappresentando un'esigua minoranza della comunità scientifica, merita comunque di essere letto:
http://www.meteolive.it/news/Editor...lontana-/78492/
"Il prof Easterbrook, geologo americano della Western Washington University, sostiene che a dettare i cambiamenti climatici a breve termine non sarebbero i gas serra immessi dall’uomo, ma un succedersi ciclico di fasi climatiche di origine naturale legate perlopiù all’attività solare.
Studiando gli isotopi dell’ossigeno contenuti nelle bollicine d’aria imprigionate nei ghiacci della Groenlandia, infatti, sembra che nel solo ultimo migliaio di anni ci siano stati ben quaranta cambiamenti caldo-freddo della durata media di circa ventisette anni, gli ultimi dei quali peraltro confermati anche dal trend recente delle temperature globali, documentato dai dati strumentali.
Esaminando infatti i grafici messi a disposizione dai più importanti Centri di Calcolo Climatologici internazionali, appare evidente come negli ultimi centotrent’ anni ci siano stati quattro cambiamenti importanti delle temperature medie globali: trend in diminuzione dal 1880 al 1917, trend in aumento dal 1918 al 1944, di nuovo in diminuzione dal 1945 al 1976, di nuovo in aumento dal 1977 ai giorni nostri, quando potrebbe essersi verificato un picco massimo relativo, grossomodo tra il 1998 e il 2005, anche se l’esatta collocazione risulta difficile viste le incertezze delle misurazioni.
Tali dinamiche termiche globali sarebbero inoltre ben correlate con le variazioni periodiche della temperatura superficiale delle acque del Pacifico, in sostanza con l’indice PDO (Pacific Decadal Oscillation). Secondo questa teoria ora si dovrebbe entrare gradualmente in un periodo di diminuzione delle temperature globali.
Insomma: tutta colpa del sole, sarebbe stata la sua attività particolarmente intensa nell’ultimo secolo a determinare il riscaldamento globale osservato, anche se adesso le cose stanno già cambiando, visto che l’attività solare da anni oramai si dimostra particolarmente debole. Secondo diversi scienziati non allineati con il "global warming pensiero", le conseguenze di questo fenomeno non si faranno attendere e saranno percepibili con una diminuzione delle temperature globali entro il 2021 e i segnali non tarderanno a manifestarsi.
La conferma di questa tesi, oltre che ad essere ampiamente sostenuta dall’esistenza di numerosi altri studi analoghi (che motiverebbero tra l’altro anche la Piccola Era Glaciale del 1400-1850 ben documentata almeno per l’emisfero nord), si avrebbe anche dallo studio degli altri pianeti del sistema solare in particolare Marte, dove un analogo riscaldamento recente sarebbe accertato sia da misurazioni termometriche dirette effettuate da sonde, sia dalla evidente diminuzione della calotta glaciale del Polo Sud.
Anche secondo Mojib Latif, climatologo al Leibniz Institut di scienze Marine di Kiel in Germania e membro dell’IPCC, ad esempio, il clima diverrà più freddo nel prossimo decennio, quando l’oscillazione dell’indice NAO (North Atlantic Oscillation) favorirà un raffreddamento di Europa, Siberia e Nord America, nascondendo almeno temporaneamente gli effetti del riscaldamento globale antropogenico.
Il climatologo imputerebbe inoltre all’oscillazione NAO anche alcuni fenomeni recenti come la riduzione del ghiaccio artico estivo.
Esiste inoltre un recente “report” del Senato di Washington, dove ben settecento scienziati di tutto il mondo, proponendo le loro ultime ricerche, tenderebbero ad escludere l’origine antropogenica del global warming.
Quindi non sempre e solo gas-serra rilasciati dall’uomo e dalle sue attività, sul banco degli imputati come causa principale dei cambiamenti climatici. La composizione dell’atmosfera infatti è soltanto uno dei numerosi possibili meccanismi che possono entrare in gioco nella modulazione del clima. Molte altre possibili importanti forzanti infatti, sia endogene che esogene al sistema terra possono e devono essere necessariamente considerate e studiate dettagliatamente."