#1 burjan Ven 29 Ago, 2008 23:11
Si inizia, dunque. Nelle intenzioni, dovrebbe trattarsi di una cavalcata nella storia del conflitto europeo più recente e più grave. Per farsi un'idea, per ricordare, per capire di più. Lo dedico agli utenti più giovani del forum, a quelli che non ricordano, a quelli che erano troppo piccoli per ricordare, ed anche a quelli che hanno pensato che fosse una faccenda troppo lontana, che non li riguardava.
Desidero subito chiarire che siamo su un forum, e che quindi ogni intervento di altri utenti è gradito ed apprezzato, purchè ovviamente serio e costruttivo.
Con il topic sugli Antichi Umbri siamo finiti ai primi posti di Google. Vediamo se ci riesce anche questo colpaccio.
***
1) IL CONTESTO GEOGRAFICO
Siamo in Europa orientale, d'accordo. Ma siamo anche ad un passo da casa, anzi, di più: l'ex Jugoslavia è il confine orientale dell'Italia. Ecco qua una cartina, con i confini delle repubbliche:
La vicinanza all'Italia è sconcertante: oltre al confine terrestre con la Slovenia sul Carso e sull'Istria, condividiamo un intero mare (l'Adriatico) largo in media 160 km. La distanza fra Zara e Ancona è la stessa che intercorre fra Foligno e Roma.
L'aspetto geografico del paese è quanto di più vario si possa immaginare, ma si può sostanzialmente dividere in due tipologie: alle vaste e fertili valli fluviali dell'interno (Danubio, Sava, Drina, etc.) si contrappone, più verso la costa, un ambiente selvaggio e montagnoso, magnifico dal punto di vista naturale, con vette oltre i 2000 metri sulle Alpi Dinariche e nel Montenegro, inframezzate da vasti piani carsici.
Il territorio è scandalosamente ricco di acque. Di tutto rispetto le risorse minerarie. Incalcolabili quelle forestali. Il patrimonio naturale è senza ombra di dubbio il più importante d'Europa. In Bosnia si trova la foresta di Peručica, ultimo lembo di foresta primaria d'Europa, mai toccata da mano umana, dell'estensione di 1434 ha.
Il clima è continentale, mediterraneo sulla costa (la parte costiera dell'ex Jugoslavia, per chi non lo sapesse, si chiama Dalmazia e fa attualmente parte della Croazia).
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#2 burjan Ven 29 Ago, 2008 23:38
Sul clima, naturalmente, torneremo con un topic apposito (e ci mancherebbe altro!).
2. FINO ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Il paese fu anticamente popolato dagli Illiri, poi sottomessi dai Romani (province di Rezia, Macedonia, Pannonia, Illirico). Nel VI secolo fu occupato dagli Avari, poi nel VII della nostra era le tribù slave degli Sloveni, Croati, Serbi e Bulgari lo strapparono all'Impero Romano d'Oriente, sterminando la popolazione precedente (salvo che in Albania) e importando la loro lingua e cultura. Gli Slavi provenivano dall'attuale Russia. Si dividono in Slavi meridionali (tutti quelli del caso nostro) e Slavi settentrionali (solo gli Sloveni, cui si aggiungono Polacchi, Cechi, Slovacchi, Bielorussi, Russi etc.).
Per scrivere i caratteri serbocroati si puà scaricare un programma a questo sito:
http://www.worldlanguage.com/Italia...oards/Page1.htm
Croati e Sloveni abbracciarono il cristianesimo nella forma cattolica. Serbi, Macedoni e Montenegrini in quella ortodossa.
Sempre in lotta contro l'Impero Bizantino, gli Slavi erano riusciti a creare, nel XIV secolo, propri stati nazionali, fin quando, fra il 1371 (battaglia della Marizza) ed il 1516 (battaglia di Mohacs) i Turchi Ottomani non effettuarono la completa conquista della penisola balcanica, instaurando su queste terre un dominio destinato a durare, in varie forme, fino alla metà del Settecento ( a Nord) ed alla Prima Guerra Mondiale (in Macedonia, a Sud).
Fu questo un evento traumatico, decisivo, determinante per la comprensione della nostra storia. Ci dovremo tornare più e più volte, per spiegare odi, divisioni, convivenze forzate o meno fra etnie e religioni diverse fra loro. Per ora basta tenere a mente che gli Ottomani, giunti in un paese interamente cristiano, ebbero la sorpresa di trovarsi, in Bosnia, in un territorio occupato da una popolazione in parte convertita all'eresia dei Catari (bogomilismo) e per questo duramente perseguitata dalle Chiese cristiane, tanto ortodosse che cattoliche. Ebbero allora l'idea geniale di appoggiarsi a questa minoranza, favorendola in ogni modo, con un doppio risultato: la conversione all'Islam dei bogomili e l'odio incondizionato delle tribù vicine, per le quali i musulmani di Bosnia (cd. bosgnacchi) divennero semplicemente "i Turchi".
La dominazione ottomana, all'inizio dinamica e progressiva, si trasformò sempre più in un feudalesimo arretrato e violento. Fra il '500 e il '700 Slovenia e Croazia entrarono nell'Impero Asburgico, del quale divennero colonne portanti. La Dalmazia fu in gran parte conquistata da Venezia e si italianizzò.
I Serbi, la tribù più forte, riuscirono ad emanciparsi per primi, costituendo nell'800 un proprio regno, grazie ad un'alleanza strutturale, che dura ancora oggi, con Francia e Russia. Con il progressivo tracollo dell'Impero Ottomano, anche la Bosnia cadde sotto la dominazione austroungarica, nonostante che la componente serba della popolazione, fin da allora, aspirasse al ricongiungimento con Belgrado. Fu proprio un estremista serbo bosniaco, come noto, ad uccidere a Sarajevo l'Arciduca d'Austria Francesco Ferdinando, scatenando così la Prima Guerra Mondiale.
Abbiate pazienza, le radici di cotanto macello sono lunghe e contorte.
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#3 burjan Sab 30 Ago, 2008 23:26
3. LA SITUAZIONE ALLO SCOPPIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Si, va bene, lo zio la prende alla larga. Ma le vicende balcaniche sono sempre complesse, bisogna sempre partire da un prima, sempre distinguere, sempre richiamare un passato. Qui sta anche il loro fascino.
Nel momento in cui Gavrilo Princip, a Sarajevo, salta sul predellino della carrozza dell'Arciduca e lo fa secco a rivoltellate,
lo spazio geografico di nostro interesse vede i seguenti popoli coabitare. E c'è uno strano condominio, dove anzichè spartirsi le stanze, vivono tutti insieme, vicini di casa, con paesi in cui si ergono in contemporanea un minareto, un campanile a cipolla, uno a punta. Quel paese si chiama Bosnia. Tenetelo a mente, ragazzi.
1) SLOVENI: Di lingua slava settentrionale, religione cattolica, fedeltà asburgica. Economicamente i più avanzati.
2) CROATI: Di lingua slava meridionale, cattolicissimi, si considerano il bastione dell'Europa contro l'Islam e l'ortodossia. La loro è una società egemonizzata dalla Chiesa e dagli agrari, fedeli più all'Ungheria che all'Austria.
3) DALMATI: Lungo l'Adriatico la popolazione si ripartisce in misura uguale fra slavi e italiani. La cultura è un melting pot interessante, però gli slavi si considerano trattati male, come i fratelli minori. Ciononostante si mettono nomi propri italiani e mandano i figli a studiare a Padova, Venezia, in seminario a Roma. Non gli vanno troppo a genio neanche gli altri croati, considerati troppo grezzi. Così è ancora oggi. Le partite fra Dinamo Zagabria e Hajduk Spalato sono autentici macelli.
4) MUSULMANI DI BOSNIA E DEL SANGIACCATO: Hanno nostalgia di Istanbul, si barcamenano fra vicini che li odiano, sono concentrati nelle grandi città, di cui costituiscono la borghesia, mentre le campagne sono in prevalenza serbe e croate.
5) SERBI E MONTENEGRINI: Sono i più numerosi, i più agguerriti, di religione ortodossa, guardano alla Russia, vorrebbero imporre la propria egemonia su tutti i fratelli slavi, e comunque estendere il loro potere su tutte le terre in cui anche solo una minoranza serba abita. Peccato che economicamente se la passino troppo male per potersi armare a sufficienza.
Ecco una carta del loro regno, unico stato indipendente nel 1914:
6) MACEDONI: Molto simili ai serbi, sono assai meno aggressivi; anch'essi ortodossi, ospitano nel loro paese una cospicua minoranza di
7) ALBANESI, diffusi soprattutto nella Metohija e nella Macedonia occidentale. Di religione in prevalenza musulmana, ma anche cattolici, grazie ad una demografia dilagante iniziano già ad infiltrarsi nel Kosovo, provincia tradizionalmente serba. Guardano anch'essi alla Turchia, ma sono meno ricchi e progrediti dei musulmani bosniaci. Per ora, in questa partita non toccano palla.
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#4 burjan Mar 02 Set, 2008 00:13
4. IL REGNO DI JUGOSLAVIA
E' il 1914 e, dunque, scoppia la Guerra. L'Austria attacca la Serbia. Fra gli altri popoli si diffonde l'idea che solo l'adesione alla monarchia di Belgrado possa consentire l'acquisizione della libertà, e quando le ostilità terminano con la disfatta delle armate asburgiche, la dinastia dei Karadjordjevic riesce finalmente ad instaurare il Regno di Jugoslavia.
Per le sue vicende di dettaglio si prega di consultare la voce di Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Regno_di_Jugoslavia
assai ben fatta. Per i nostri scopi, basterà dire che la vita politica del regno, assai travagliata e violenta, oscillò sempre fra i poli dell'accentramento monarchico e filo-serbo ed il decentramento autonomista, con divisioni che intersecarono anche i sempre più forti conflitti di classe nel mondo contadino.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il regno mantenne una posizione vicina a Italia e Germania, finendo però per essere invaso e spartito fra queste ultime. Il martirio jugoslavo ha inizio nell'Aprile 1941. Costerà al paese degli slavi del sud almeno 1 milione di morti, di cui almeno 700.000 per mano di altri jugoslavi. Sarà una pagina spaventosa, da incubo, di cui ci dovremo occupare nella prossima puntata.
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#5 burjan Gio 04 Set, 2008 22:51
5. LA GUERRA MONDIALE E LA RIVOLUZIONE TITOISTA
La Seconda Guerra Mondiale spazza la Jugoslavia come un ciclone. L'invasione tedesca, iniziata nell'Aprile 1941, fa piombare il paese nel caos più totale, dove si dà fondo agli odi interetnici ed interreligiosi in un'orgia di sangue che non conosce alcuna pietà.
La Slovenia viene senz'altro annessa alla Germania.
La Croazia viene costituita in regno indipendente, nominalmente sotto Aimone di Savoia, in realtà sotto il tallone di ferro di Ante Pavelic, capo del cosiddetto movimento "ustascia", dittatore sanguinario e fascista che intende ripulire il paese da tutte le etnie non croate. Con la sostanziale complicità, al volte con l'esplicito appoggio, delle gerarchie cattoliche, vengono sterminati centinaia di migliaia di ebrei, zingari, serbi delle Kraine. Uno zelo che stupirà gli stessi occupanti nazisti, ed è tutto dire.
Ante Pavelic
In Serbia si costituisce il movimento dei cetnici, con a capo Mihajlovic; dopo alcuni tentennamenti, finisce per appoggiarsi anch'esso ai nazisti, ma in funzione anticroata ed antimusulmana.
In questo scenario da incubo, una sola sembra per tanti jugoslavi la via d'uscita: la guerriglia comunista di Tito.
Josip Brosz, croato di Bosnia, propugna il ritorno degli slavi del sud alla pace ed all'unità, su un piano di parità e tolleranza fra le varie etnie, unitamente ad una lotta senza quartiere contro gli occupanti italo-tedeschi ed i loro collaborazionisti, in nome dell'ideologia comunista.
Tito
Un mix che si rivela vincente. L'Esercito Popolare Jugoslavo diventa talmente forte e numeroso da liberare il proprio paese totalmente da solo, unico caso in Europa. Nell'aprile del 1945, alla fine, vincono i buoni, che stavolta però esagerano proprio. Nelle foibe del Carso finiscono forse 200.000 fra cetnici, ustascia, musulmani bosniaci, e purtroppo 15.000 italiani di Istria e Dalmazia, spesso innocenti.
Il Partito Comunista Jugoslavo, dopo solo un anno, ha già liquidato i suoi alleati, e diventa il partito unico della nuova Repubblica Socialista Federativa Jugoslava. Tito ne è il leader indiscusso, è il principale bastione comunista sul Mediterraneo, il suo prestigio di combattente indomito e vincente è senza limiti.
Ma, nel 1946, accade qualcosa di imprevedibile. Ne parleremo la prossima volta.
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Ultima modifica di burjan il Gio 26 Mag, 2011 22:44, modificato 1 volta in totale
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#6 burjan Ven 05 Set, 2008 23:09
6. LE FOIBE E LA DIASPORA GIULIANO-DALMATA
Prima di parlare della Jugoslavia titoista, è doveroso, necessario, un cenno per quei 350.000 italiani che fra il 1945 e il 1947 abbandonarono le proprie case, la propria patria, per disperdersi nei mille rivoli di un'emigrazione oscura e disperata. Nel territorio sloveno e croato vivono oggi non più di 10.000 persone di lingua italiana.
E' ancor più necessario ricordare con rispetto le migliaia di nostri connazionali trucidati dai partigiani di Tito nei giorni della Liberazione e gettati nelle grotte del Carso (le "foibe").
La vicenda è stata triste, dolorosa, anche contraddittoria.
La versione dei profughi è questa
http://www.leganazionale.it/esodo/esodosardos.htm
ma mi sembra doveroso riportare anche un altro punto di vista, per quanto estremo e scomodo:
http://www.pmli.it/esodogiulianodalmati.htm
Insomma, è un altro classico capitolo delle vicende balcaniche, in cui buoni e cattivi si invertono così spesso le parti da non riuscire più a distinguere, nelle sofferenze, l'origine del male e le sue responsabilità.
Restano solo la pietà per tutti, il dolore per gli innocenti.
Ragionando freddamente, posso dire di essere certo che quei 350.000 italiani avrebbero reso la Jugoslavia comunista un paese più ricco, colto ed equilibrato. Quei 350.000 avrebbero potuto rappresentare un contrappeso fra le varie etnie slave, essere una inesauribile fonte di reclutamento di una classe dirigente non contaminata dall'odio. La loro cacciata, se così fu, prima ancora di essere un crimine fu un grande errore del titoismo.
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#7 pablo Dom 07 Set, 2008 11:43
come sempre post eccezionale....
ti posso chiedere alcune cose???...
forse avevi intenzione di parlarne più avanti e allora pazientemente aspetterò ma.....avevo due domande..
1) il montenegro: come mai il montenegro si è separato dalla serbia?
2) qual' è la situazione in bosnia.....questo stato è destinato ancora a separarsi di nuovo tra serbi musulmani e croati?
 ......
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#9 burjan Dom 07 Set, 2008 23:15
Grazie ragazzi per domande e osservazioni. Facci l'abitudine Fili, di punti di vista scomodi in questa storia bisognerà rappresentarne molti. Da tutte le svariate parti in causa.
Il Montenegro ha sempre oscillato, nella sua millenaria storia, fra un'anima costiera, cattolica, filoveneziana e filo-occidentale, ed un'altra filo-serba e ortodossa, che guarda a est. Le due anime si equivalgono numericamente; inoltre, il 17% della popolazione è musulmano, di etnia bosniaca o albanese.
Dal punto di vista etnico, è ancora aperta la questione se i montenegrini costituiscano o no una tribù slava diversa dai serbi; in ogni caso, parlano serbo.
Fino all'inizio dell'attuale decennio, la Repubblica del Montenegro è stata diretta da un gruppo dirigente vicino alla Serbia, di cui ha condiviso le scelte in ogni campo.
Invece, a partire dal 2004, con l'elezione a primo ministro di Milo Djukanovic, il paese ha scelto una linea indipendentista e filo-occidentale, anche per sfruttare meglio la favorevole posizione geografica sul mare e superare meglio il permanente isolamento diplomatico serbo.
Per quanto riguarda la Bosnia, il discorso sarebbe troppo lungo, quindi ti rispondo seccamente: se continua l'attuale crescita della potenza russa, nel giro di due anni la Repubblica Serba di Bosnia riuscirà a rendersi indipendente da Sarajevo ed a ricongiungersi con Belgrado. Croati e musulmani, invece, sono destinati a convivere forzosamente insieme.
Per chi volesse saperne di più sul Montenegro, è recentemente uscito un bel libro di Antun Sbutega, che ho letto e vi consiglio:
curato da Maurizio Serio per la casa editrice Rubbettino.
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#10 burjan Dom 07 Set, 2008 23:41
7. LA JUGOSLAVIA DI TITO
Gli Jugoslavi sono gli unici, all'Est, ad essersi liberati da soli, e a non avere l'Armata Rossa dentro casa. Fin dall'inizio, quindi, Tito, nonostante le professioni di lealtà a Stalin, può sviluppare una sua politica autonoma, che ben presto, già nel 1946, lo porterà a scontrarsi col dittatore georgiano e a separarsi dal movimento comunista internazionale.
Viene nel frattempo costruita l'architettura istituzionale dello Stato: Slovenia, Croazia, Bosnia - Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia costituiscono altrettante repubbliche, mentre all'ungherese Voivodina ed all'ormai albanesizzato Kosovo viene dato lo status di province autonome entro i confini serbi. Ampi, fin dall'inizio, i poteri delle repubbliche, a scapito di quelli federali; l'unica istituzione unitaria forte è l'Armata Popolare Jugoslava, (JNA), terzo esercito d'Europa, custode dei valori dell'unità nazionale e del comunismo titoista.
La Jugoslavia titoista imbocca la strada della pianificazione centralizzata, ma progressivamente vi associa tentativi di autogestione delle fabbriche da parte dei lavoratori; i maggiori successi del modello si registrano in Slovenia, che, alla vigilia dell'indipendenza, col 7% della popolazione produrrà il 25% del PIL federale. In Serbia e Bosnia si trovano invece le maggiori industrie energetiche, meccaniche e degli armamenti, spesso antiquate e in perdita.
La Croazia, specie dagli anni 70 in poi, inizia a fondare la sua economia sul turismo e sull'agroalimentare (bonissima la birra di Karlovac!).
Questa differenziazione economica si sovrappone a quelle etniche, e le spinte centrifughe sono sempre in agguato.
Solo la forte personalità di Tito riesce a tenere faticosamente tutto insieme, ma talvolta non basta: quando le repubbliche settentrionali tirano troppo la corda, spuntano i carri armati.
Ma è in politica estera che la Jugoslavia coglie i maggiori successi. Insieme all'indiano Nehru, Tito fonda il Movimento dei Non-Allineati: nè con l'est nè con l'ovest, socialismo innovativo, ricerca di nuove vie adatte a società tradizionali non industrializzate. A parole è tutto molto bello, in pratica il legame con gli USA, che foraggiano sottobanco, diventa sempre più forte.
Nel 1980 termina la lunga parabola di Tito. Lascia un paese preoccupato, pieno di debiti, ma con l'indipendenza nazionale salva, un grande prestigio internazionale, con 35 anni di pace e dove bene o male la gente mette insieme il pranzo con la cena. Poteva andare molto peggio, andrà molto peggio.
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#11 burjan Mar 09 Set, 2008 00:10
SCHEDA N. 1 - I LAGHI DI PLITVICE
Ecco la prima delle schede a sfondo ecologico che inseriremo in questa trattazione. Sarà un modo per spezzare il ritmo degli ammazzamenti, e per ricordarci che stiamo parlando di un paese meraviglioso, con bellezze senza pari in Europa.
I laghi di Plitvice (leggi Plitvitze), nell'entroterra croato, sono senza alcun dubbio la più straordinaria: la prima meta ambientale e paesaggistica di tutta la penisola balcanica.
Chi volesse avere un'inquadratura generale, anche fotografica, può cliccare qui
http://www.croaziainfo.it/Plitvice.html
e questa è la versione inglese del sito ufficiale del Parco:
http://www.np-plitvicka-jezera.hr/c....aspx&pageID=87
comunque su Google c'è di tutto e di più, e meritatamente. L'attrattiva di questo regno dell'acqua è senza pari, lasciatevelo dire da uno che c'è stato e che ne porterà il ricordo imperituro.
Su queste montagne e foreste si incontrano tutte le zone climatiche ed ecologiche europee. A chi scrive è capitato di vedere un rigoglioso cespo di origano fiorire sotto un alto abete bianco, una magnifica vipera aspis nuotare tranquilla in un laghetto cristallino. Mediterraneo e Nord si incontrano a braccetto, qui ai confini della Krajina, dove una buona parte della popolazione, prima del 1995, apparteneva all'etnia serba.
All'alba del 31 marzo 1991, fu proprio a Plitvice che si verificarono i primi scontri fra serbi della Krajina e poliziotti croati.
Causa scatenante, la decisione di Zagabria di istituire nel cuore del parco una stazione di polizia lealista, etnicamente pura e composta di soli croati. La battaglia per la conquista dell'ufficio postale costerà la vita un poliziotto croato e ad un ribelle serbo. Tutto questo, fra lo stupore dei duecento turisti italiani presenti.
Nelle settimane seguenti, il parco sarà definitivamente occupato dai ribelli serbi, fino alla riconquista croata della regione nell'estate del 1995.
Ultima curiosità: i chilometri di scalette di legno che ne rendono facilmente percorribili i sentieri furono messe in opera subito dopo la Seconda guerra mondiale, utilizzando come manodopera i prigionieri di guerra italiani.
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#12 burjan Lun 15 Set, 2008 23:36
8. DOPO TITO, ANCORA TITO? MAGARI!
Invece l'artefice della Jugoslavia con la stella rossa muore nel 1980, senza aver individuato una chiara successione. La Costituzione del 1974 prevede una Presidenza collegiale, in cui si alternano ogni anno i rappresentanti delle varie repubbliche. Ma non funzionerà.
Il debito continua a crescere. Le economie delle repubbliche marciano sempre più a diverse velocità, in Slovenia emergono i primi movimenti a carattere democratico e filo-occidentale.
Nel Kosovo divampano i primi scontri interetnici fra la maggioranza albanese e la minoranza serba. Nel 1986 il segretario della Lega dei Comunisti della Serbia, il giovane e sconosciuto ex - economista Slobodan Milosevic, viene invitato a partecipare alla cerimonia annuale di commemorazione della battaglia di Kosovo Polje. Scoppiano scontri fra dimostranti serbi e polizia kosovara, il segretario regionale Azim Vlasi lo implora di prendere la parola per calmare i compatrioti, e lui invece tira fuori un discorso memorabile, in cui urla "nessuno ha il diritto di bastonarvi" e soffia sul fuoco della violenza e del nazionalismo filo-serbo. E' nato un dittatore.
Nel 1988, gli ingredienti della bomba sono tutti pronti. Il paese è allo stremo, l'inflazione alle stelle. Ci si affida all'ultima carta: dagli USA viene richiamato in patria il valente economista croato Ante Markovic. E lui, con un programma di draconiane riforme economiche e monetarie, sembra riuscire nel miracolo. L'inflazione è stoppata, il dinaro agganciato al marco: per chi lavora con moneta pregiata e scambia con l'estero, si aprono nuove e inedite prospettive.
In realtà, sarà proprio la locomotiva della ripresa economica a far staccare, mano a mano, tutti i vagoni del treno.
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Ultima modifica di burjan il Gio 26 Mag, 2011 22:50, modificato 1 volta in totale
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#13 burjan Lun 22 Set, 2008 19:18
9. LA CRISI DELLA JUGOSLAVIA COMUNISTA, VERSO LA GUERRA.
Gli storici lo troveranno bizzarro, ma proprio dalla Slovenia, che dovrà piangere, di gran lunga, il minor numero di morti, parte il meccanismo che porterà al crollo della Federazione.
la Repubblica è sempre stata, come abbiamo visto, all'avanguardia dei processi di trasformazione economica e sociale. Già dalla seconda metà degli anni Ottanta è attivo, anche dentro la Lega dei Comunisti, un processo di riflessione e di critica nei confronti dell'autoritarismo del sistema politico, della predominanza degli interessi serbi, dello strapotere delle gerarchie militari.
Il 31 Maggio 1988 alcuni giovani giornalisti, rei di aver pubblicato documenti segreti della JNA (l'Armata federale) sull'instaurazione della legge marziale, vengono condannati a pesanti pene detentive da parte di un tribunale militare. Uno di essi è Janez Janša, futuro Ministro della Difesa e successivamente Primo Ministro.
Capo dei comunisti sloveni è il gorbacioviano Milan Kučan, una personalità di grande levatura morale, tormentata e complessa. Fino all'ultimo, cercherà di rendere conciliabili Jugoslavia, socialismo, democrazia e libertà per gli sloveni, ovviamente non riuscendoci, ma riuscendo invece a restare brillantemente in sella e a risparmiare, al suo paese, i lutti e i dolori altrui.
Nel gennaio 1989 Kucan decide di rinunciare al monopolio politico; la Slovenia è il primo paese dell'Europa orientale in cui ciò accade. La primavera politica di Lubiana suscita un'ondata di indignazione in Serbia, dove invece, nel frattempo, i comunisti - nazionalisti di Milosevic riescono ad impadronirsi del potere: non solo a Belgrado, ma anche in Montenegro, Kosovo e Voivodina, acquisendo così almeno un diritto di veto nell'ambito della Presidenza federale jugoslava, composta da otto membri. In tutti e tre i casi, ma soprattutto nel Kosovo, la presa del potere avviene con veri e propri atti di forza, con i carri armati per le strade e i deputati costretti a votare a forza la propria esautorazione.
Nelle prime libere elezioni, il liberaldemocratico Janez Drnovšek diventa presidente della Repubblica. Nei mesi immediatamente seguenti, inizia il faticoso processo di risanamento economico guidato dal premier croato Markovic. Quest'ultimo, incurante dei conflitti nazionali, affiderà le speranze di conservazione dell'unità nazionale ai soli successi economici. E' un grave errore.
Il 28 giugno 1989, sulla spianata del Campo dei Merli, in occasione del seicentesimo anniversario della sconfitta subita dai serbi ad opera dei turchi, Miloševic, davanti a un milione di persone, chiama i serbi alle armi per la difesa della propria "libertà" e a non dare ascolto alle sirene del benessere promesso da Markovic.
Il monumento alla battaglia:
Nel gennaio 1990, di fronte al muro opposto da Milosevic di fronte a qualsiasi richiesta di rinnovamento e di pluralismo, i delegati sloveni al XIV congresso della Lega dei Comunisti Jugoslavi decidono di abbandonare il partito, seguiti dai croati. Anche i delegati croati di lingua serba si associano alla decisione dei loro connazionali.
Il 1989 è, ad ogni effetto, il primo anno di guerra.
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Ultima modifica di burjan il Gio 26 Mag, 2011 22:53, modificato 1 volta in totale
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#14 burjan Lun 22 Set, 2008 22:33
SCHEDA N. 2 - ELEZIONI IN SLOVENIA
Si sono svolte l'altro ieri. Ecco il riassunto del loro esito sulle pagine del sito ANSA:
(ANSA) - LUBIANA Il 'terzetto di sinistra', come e' stata soprannominata la coalizione dei socialdemocratici di Borut Pahor e dei due partiti liberali che ieri hanno vinto le elezioni politiche in Slovenia, si trova di fronte ad una nuova sfida: formare una coalizione capace di governare il Paese per i prossimi quattro anni. I Democratici sociali (Ds) di Pahor, i liberali di Zares (Davvero) e i Liberal-democratici (Lds) hanno insieme 43 deputati sui 90 del parlamento di Lubiana, tre in meno della maggioranza necessaria.
In attesa che questi risultati vengano ufficialmente confermati dalla Commissione elettorale, probabilmente tra una decina di giorni quando verranno contati anche i voti degli sloveni all'estero, Pahor si e' gia' messo alla ricerca del quarto membro della futura coalizione. La scelta sembra scontata: il Partito dei pensionati (Desus), adesso parte della coalizione sconfitta di centro-destra del premier Janez Jansa, che con il 7,5 per cento e sette deputati e' diventato il quarto partito del Paese e l'ago della bilancia della futura maggioranza. Il loro leader, il ministro della difesa Karl Erjavec, si e' detto disposto a negoziare con Pahor e a far parte della coalizione di centro-sinistra, di cui fece parte nei governi degli anni Novanta. Il primo incontro tra i due, secondo i media sloveni, e' stato fissato per venerdi'.
Desus avrebbe gia' chiesto tre ministeri. Erjavec ha dichiarato che la sua richiesta non puo' andare al di sotto di ''una crescita delle pensioni medie di almeno il dieci per cento e di maggiori spese per la sanita' pubblica''. I mezzi per realizzare questi progetti dovrebbero arrivare dalle privatizzazioni di alcune delle maggiori aziende pubbliche. La stampa di Lubiana prevede trattative lunghe e difficili ''perche' Erjavec - scrive il quotidiano Dnevnik - e' noto per essere un osso duro, che non cede facilmente, specie quando in gioco ci sono le pensioni del suo elettorato''. (ANSA). COR
22/09/2008 17:11
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#15 burjan Ven 26 Set, 2008 23:34
SCHEDA N. 3 - DEMOLITO IL MURO FRA BAMBINI CROATI E ITALIANI
(ANSA-AFP) - ZAGABRIA, 26 SET - Gli alunni di tre scuole croate e italiane situate nello stesso edificio a Buie, localita' croata dell'Istria, hanno demolito oggi un muro recentemente costruito per separarli. Lo hanno riferito fonti ufficiali. Buie ha circa 5.300 abitanti, il 30% appartengono alla minoranza italiana e godono di autonomia sul piano culturale, linguistico e scolastico. Nella scuola, il muro (di cartongesso) era stato costruito poco prima della ripresa delle lezioni su richiesta del direttore della scuola italiana Claudio Stocovaz che aveva addotto motivi di sicurezza. La decisione aveva pero' subito suscitato scandalo nel consiglio comunale e, ha riferito un responsabile del municipio di Buie, Mauricio Simkovic, ''alcuni consiglieri hanno parlato di segregazione. La questione etnica qui e' molto delicata. E' chiaro che l'opinione del Comune sulla vicenda e' che questa costruzione non ha ragione d'essere''. Gli studenti comunque hanno gia' preso la loro decisione e il muro costruito in un corridoio che collega i locali di una scuola della minoranza italiana con quelli di due altre scuole croate e' stato rapidamente buttato giu'. Stocovaz si e' difeso affermando che la vicenda e' stata ''politicizzata'', ma ha concluso che il muro verra' fatto togliere completamente. (ANSA-AFP). BA
25/09/2008 16:15
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