Quello che scrivi è semplice da capire Setra, ma proviamo a fare un po’ di ordine, la “cresta atlantica”, così come i valori AO, NAO ecc… sono conseguenza, non causa, dell’insieme delle forzanti teleconnettive, di cui la convenzione intertropicale è importante attore ma certamente solo uno dei tanti elementi.
Certamente il posizionamento medio del FP ci dice a posteriori dove esso è andato ad incidere con maggiore frequenza, ma questo dipende appunto dalle varie forze in gioco, e da come esse vanno a direzionare il suo andamento.
L’attività della “cresta atlantica” e l’andamento dell’indice NAO sono due facce della stessa medaglia, e dipendono dalle velocità zonali in atlantico alle varie latitudini, quindi dalla dinamicità del vortice polare, che possiamo monitorare come semplificata nell’andamento AO, quindi dalla forza del VPT e da come esso viene modulato dalle varie forzanti…
L’importanza dell’andamento NAO nel determinare le vicissitudini meteorologiche europee, emerge in maniera palese nella forte correlazione inversa che si trova analizzando gli andamenti passati;
Chiara la frequente corrispondenza tra NAO negativa e anomalie negative di
GPT in Europa..,
Linea verde la media, linea nera il trend nominato come
GW.
In area mediterranea la correlazione inversa è meno netta, per maggiore variabilità caotica e maggiori ingerenze sub-tropicali che riducono l’ampiezza del segnale di risposta, ma comunque chiarissima…
Il ruolo importante ma solo parziale della convenzione intertropicale, si può leggere in maniera anche qui molto limpida in rianalisi, sia negli andamenti medi pluriennali, che stagionali.
Già solo osservando i mutamenti negli schemi meteorologici dominanti, ad esempio come ampiezza generale e puntuale del FP, attraverso i decenni, si riscontra che a tali mutamenti non corrispondono a cambiamenti significativi nell’ampiezza del segnale di convezione intertropicale;
Semplificando, attraverso i decenni abbiamo osservato ciclicamente forti mutamenti nel “comportamento” del
VP e di come il FP ha inciso sui vari ambiti geografici di media latitudine (es. Europa), ma in maniera non fortemente connessa al segnale di convezione.
Cerchiamo dunque di quantificarne l’incidenza.
Ovviamente più ci si avvicina alla “sorgente” del ssgnale, più esso appare nitidamente. Allontanandoci dalla sorgente esso comincia a “subire” le interazioni con le altre variabili che determinano l’andamento delle masse d’aria.
Immaginate di far rotolare un sasso giù da una scarpata, la sua traiettoria e gli effetti che provocherà lungo il suo percorso saranno prevedibili nei primi metri, dopodiché risulterà sempre più difficile calcolarli… ostacoli e asperità del terreno (variabili…) renderanno sempre più complesso il calcolo… ovviamente più è pesante il sasso (intensità della convezione…) meglio riuscirà a farsi strada fra gli ostacoli ( emersione del segnale…).
A tutto ciò dobbiamo aggiungere che noi conosciamo abbastanza bene (e comunque anche qui c’è approssimazione) solo le condizioni iniziali, cioè peso del sasso ( intensità della convezione) inclinazione del terreno e entità degli ostacoli/asperità più prossime a noi ( entità delle variabili nel momento di impulso del segnale dalla sorgente), ma più si va avanti più anche le suddette variabili diventano imprevedibili… c’è da dire anche che di queste variabili solo alcune risultano chiare… e che in tutto ciò abbiamo a che fare anche con la variabilità caotica… del tutto imprevedibile…
Qui ci vengono in soccorso i modelli, con la loro immensa mole di dati e potentissima capacità di calcolo, a dare un po’ di luce su questa intricatissima rete di variabili, ma anche loro non possono fare miracoli, e oltre un tot i loro calcoli cominciano a fare acqua…
Parliamo dunque della propagazione di questo segnale sul quadro che ci interessa, quello euro/atlantico, e vediamo come emerge fra le altre variabili.
Nominata la capacità di calcolo dei modelli, vediamo in un caso di studio come è andata la realtà.
La linea nera rappresenta il comportamento medio previsto dai modelli, la rossa ciò che è accaduto realmente. Vediamo che in un caso la risposta al segnale è stata sottovalutata, nell’altro sopravvalutata…
Altro esempio sull’andamento storico delle varie fasi dì convezione e i loro effetti;
Qui possiamo vedere come la propagazione di un segnale di convezione incida per un 10/20% sull’ emersione di un dato pattern…
Qui sopra abbiamo le stime di andamento delle varie fasi attraverso i decenni. Come vedete ho evidenziato due fasi in cui l’ampiezza del segnale di alcune fasi è particolarmente intenso, e infatti il segnale di risposta è stato più marcato ( fase anni 50-70 con NAO- prevalente; fase fine anni 80 inizio 90 con NAO+ prevalente), più è pesante il sasso, più prevedibile sarà la sua traiettoria
Insomma cosa emerge, emerge ciò che ci insegna la fisica moderna, cioè che il segnale di convezione agisce insieme ad altri variabili, conoscibili e inconoscibili, e si comporta come una sorta di onda probabilistica (tanto per citare un concetto che sta alla base della fisica moderna, Schrödinger, Heisenberg et al.), in cui il suo impulso ci dice di un aumento di probabilità di emersione di un certo segnale di risposta, più forte sarà l’impulso, più probabile sarà questa emersione. Ma parliamo sempre di ambito probabilistico, MAI deterministico oltre un certo limite di calcolo.
Passiamo all’altro quesito.
La legge sulla conservazione del momento ci dice che, il momento angolare, o quantità di moto si conserva SE è nullo il momento delle forze esterne che agiscono su di esso…
Abbiamo parlato di
VP , e di come si comporta in un quadro di stabilità , e questo somiglia ad un sistema in cui “è nullo il momento delle forze esterne”( anche se la stabilità nel sistema atmosferico è sempre relativa, anche in un quadro stabile avrà sempre a che fare con forze esterne che faranno oscillare l’ampiezza della quantità di moto…), ma ciò non si è ancora verificato nell’attuale andamento del
VP…
L’oceano Pacifico intertropicale come abbiamo visto ha forte importanza nella produzione di quantità di moto e di onde, ma non come unico attore…
Parlando di Brewer e Dobson, essa identifica per sommi capi la legge che governa l’interazione tropici/polo, l’ampiezza delle Rossby dipende in parte dalla quantità di moto e dall’intensità della convezione, ma le Rossby stesse governano la ridistribuzione di quantità di moto…
Quindi è giusto dire semmai che una debole convezione facilita la conservazione del momento angolare…
Veniamo ora all’andamento dell’attuale stagione;
Dalle anomalie emerse finora, a fronte di un
VPS sempre più forte, si legge di un VPT certamente non stabile, che ha prodotto alle medie latitudini zone in cui sono state più frequenti le azioni polari/artiche.
Ma scarsamente connesse al getto artico (rotture d’onda).
La “cresta atlantica” risulta attiva alle medio-basse latitudini, ma “incapace” di spingersi molto a nord.
Abbiamo avuto in questa parte di stagione un vortice frequentemente dislocato in Eurasia, ricordate come si descriveva l’influenza strato-tropo nelle fasi di sincronismo, e di come i vortici siano veicoli di connessione…
Allora vediamo cosa emerge “sbirciando” ai livelli della tropopausa;
Vedete come lo schema sia simile, ma prende importanza il vortice artico…
La dislocazione ha creato frequente veicolo di connessioni S-T tra Groenlandia e artico russo, impedendo di fatto le amplificazioni d’onda sulla verticale atlantica…
Andando più in alto possiamo vedere come le linee in bassa strato abbiano facilitato l’ amplificazione meridiana in USA (onda artica storica , ricordate quando si parlava delle maggiori tensioni dinamiche che facilitano estrusioni artiche massicce in caso di
VPS forte e VPT dinamico…), mentre l’ amplificazione è zonale in Atlantico…
Venendo all’attuale fase, stiamo raggiungendo i massimi di forza del
VPS, ma la troposfera sembra continuare a non “collaborare”.
Da qui possiamo leggere bene com’è andata finora;
Vediamo bene l’andamento sempre più forte del
VPS, mentre il VPT si è dimostrato dinamico, con fasi di estensione e normali fisiologiche fasi di riaccorpamento; già in dicembre si gridava alla certa stabilizzazione, mentre poi abbiamo avuto una lunga fase di estensione… purtroppo noi ne abbiamo usufruito solo marginalmente, per i motivi di cui sopra ma anche per contingenze sfortunate nella variabilità caotica.
Ora la situazione è nuova perchè sembra che ci sarà netto sbilanciamento canadese…
L’influenza S-T potrà farsi sentire, come espansione e “invadenza” del lobo canadese in atlantico (quindi zonalità europea…), ma anche come avvitamento critico, con contrazione dislocata del canadese che può lasciare spazio ad espansione dell’ anticiclone termico russo, e magari alla formazione di zone di alta pressione dinamica tra artico russo, Scandinavia e nord atlantico…
Certamente il rischio di stabilizzazione rimane (ne ricorderete i motivi descritti nel post precedente), ma ad ora non appare come imminente nei
GM…
Vedremo, per ora prendiamoci la probabile fase polare di fine mese, poi si vedrà
Niente, ne è venuto fuori un altro pippone interminabile

Mi scuserete se racchiudo tanti concetti tutti insieme, ma come avrete notato non riesco a scrivere con frequenza, e quando posso ne approfitto per toccare più punti possibile.
Spero apprezzerete lo sforzo
