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Messaggio Re: Monitoraggio Teleconnessioni E Andamenti Meteoclimatici

#121  MilanoMagik Gio 23 Gen, 2025 14:07

Le uniche cose che so sull'argomento le ho imparate grazie ai tuoi spiegoni, grazie come sempre  
 




____________
Inverno 2011-2012: 4 cm (Totale)
Inverno 2014-2015: 1 cm
Inverno 2016-2017: 2 cm
Inverno 2017-2018: 1 cm
Inverno 2022-2023: 5 cm
 
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Messaggio Re: Monitoraggio Teleconnessioni E Andamenti Meteoclimatici

#122  Frosty Gio 23 Gen, 2025 20:46

Grazie Paolo di tutto ! L'esempio del sasso è uno spettacolo  
 



 
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Messaggio Re: Monitoraggio Teleconnessioni E Andamenti Meteoclimatici

#123  setra85 Ven 24 Gen, 2025 22:27

il fosso ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Quello che scrivi è semplice da capire Setra, ma proviamo a fare un po’ di ordine, la “cresta atlantica”, così come i valori AO, NAO ecc… sono conseguenza, non causa, dell’insieme delle forzanti teleconnettive, di cui la convenzione intertropicale è importante attore ma certamente solo uno dei tanti elementi.

Certamente il posizionamento medio del FP ci dice a posteriori  dove esso è andato ad incidere con maggiore frequenza, ma questo dipende appunto dalle varie forze in gioco, e da come esse vanno a direzionare il suo andamento.

L’attività della “cresta atlantica” e l’andamento dell’indice NAO sono due facce della stessa medaglia, e dipendono dalle velocità zonali in atlantico alle varie latitudini, quindi dalla dinamicità del vortice polare, che possiamo monitorare come semplificata nell’andamento AO, quindi dalla forza del VPT e da come esso viene modulato dalle varie forzanti…

L’importanza dell’andamento NAO nel determinare le vicissitudini meteorologiche europee, emerge in maniera palese nella forte correlazione inversa che si trova analizzando gli andamenti passati;

img_8186

Chiara la frequente corrispondenza tra NAO negativa e anomalie negative di GPT in Europa..,
Linea verde la media, linea nera il trend nominato come GW.

img_8185

In area mediterranea la correlazione inversa è meno netta, per maggiore variabilità caotica e maggiori ingerenze sub-tropicali che riducono l’ampiezza del segnale di risposta, ma comunque chiarissima…

Il ruolo importante ma solo parziale della convenzione intertropicale, si può leggere in maniera anche qui molto limpida in rianalisi, sia negli andamenti medi pluriennali, che stagionali.

Già solo osservando i mutamenti negli schemi meteorologici dominanti, ad esempio come ampiezza generale e puntuale del FP, attraverso i decenni, si riscontra che a tali mutamenti non corrispondono a cambiamenti significativi nell’ampiezza del segnale di convezione intertropicale;

img_8187

Semplificando, attraverso i decenni abbiamo osservato ciclicamente forti mutamenti nel “comportamento” del VP e di come il FP ha inciso sui vari ambiti geografici di media latitudine (es. Europa), ma in maniera non fortemente connessa al segnale di convezione.

Cerchiamo dunque di quantificarne l’incidenza.
Ovviamente più ci si avvicina alla “sorgente” del ssgnale, più esso appare nitidamente. Allontanandoci dalla sorgente esso comincia a “subire” le interazioni con le altre variabili che determinano l’andamento delle masse d’aria.

Immaginate di far rotolare un sasso giù da una scarpata, la sua traiettoria e gli effetti che provocherà lungo il suo percorso saranno prevedibili nei primi metri, dopodiché risulterà sempre più difficile calcolarli… ostacoli e asperità del terreno (variabili…) renderanno sempre più complesso il calcolo… ovviamente più è pesante il sasso (intensità della convezione…) meglio riuscirà a farsi strada fra gli ostacoli ( emersione del segnale…).
A tutto ciò dobbiamo aggiungere che noi conosciamo  abbastanza bene (e comunque anche qui c’è approssimazione) solo le condizioni  iniziali, cioè peso del sasso ( intensità della convezione) inclinazione del terreno e entità degli ostacoli/asperità più prossime a noi ( entità delle variabili nel momento di impulso del segnale dalla sorgente), ma più si va avanti più anche le suddette variabili diventano imprevedibili… c’è da dire anche che di queste variabili solo alcune risultano chiare… e che in tutto ciò abbiamo a che fare anche con la variabilità caotica… del tutto imprevedibile…

Qui ci vengono in soccorso i modelli, con la loro immensa mole di dati e potentissima capacità di calcolo, a dare un po’ di luce su questa intricatissima rete di variabili, ma anche loro non possono fare miracoli, e oltre un tot i loro calcoli cominciano a fare acqua…

Parliamo dunque della propagazione di questo segnale sul quadro che ci interessa, quello euro/atlantico, e vediamo come emerge fra le altre variabili.

img_8183

Nominata la capacità di calcolo dei modelli, vediamo in un caso di studio come è andata la realtà.
La linea nera rappresenta il comportamento medio previsto dai modelli, la rossa ciò che è accaduto realmente. Vediamo che in un caso la risposta al segnale è stata sottovalutata, nell’altro sopravvalutata…

Altro esempio sull’andamento storico delle varie fasi dì convezione e i loro effetti;

img_8184

Qui possiamo vedere come la propagazione di un segnale di convezione incida per un 10/20% sull’ emersione di un dato pattern…

img_8189

Qui sopra abbiamo le stime di andamento delle varie fasi attraverso i decenni. Come vedete ho evidenziato due fasi in cui l’ampiezza del segnale di alcune fasi è particolarmente intenso, e infatti il segnale di risposta è stato più marcato ( fase anni 50-70 con NAO- prevalente; fase fine anni 80 inizio 90 con NAO+ prevalente), più è pesante il sasso, più prevedibile sarà la sua traiettoria

Insomma cosa emerge, emerge ciò che ci insegna la fisica moderna, cioè che il segnale di convezione agisce insieme ad altri variabili, conoscibili e inconoscibili, e si comporta come una sorta di onda probabilistica (tanto per citare un concetto che sta alla base della fisica moderna, Schrödinger, Heisenberg et al.), in cui il suo impulso ci dice di un aumento di probabilità di emersione di un certo segnale di risposta, più forte sarà l’impulso, più probabile sarà questa emersione. Ma parliamo sempre di ambito probabilistico, MAI deterministico oltre un certo limite di calcolo.

Passiamo all’altro quesito.
La legge sulla conservazione del momento ci dice che, il momento angolare, o quantità di moto si conserva SE è nullo il momento delle forze esterne che agiscono su di esso…
Abbiamo parlato di VP , e di come si comporta in un quadro di stabilità , e questo somiglia ad un sistema in cui “è nullo il momento delle forze esterne”( anche se la stabilità nel sistema atmosferico è sempre relativa, anche in un quadro stabile avrà sempre a che fare con forze esterne che faranno oscillare l’ampiezza della quantità di moto…), ma ciò non si è ancora verificato nell’attuale andamento del VP

L’oceano Pacifico intertropicale come abbiamo visto ha forte importanza nella produzione di quantità di moto e di onde, ma non come unico attore…
Parlando di Brewer e Dobson, essa identifica per sommi capi la legge che governa l’interazione tropici/polo, l’ampiezza delle Rossby dipende in parte dalla quantità di moto e dall’intensità della convezione, ma le Rossby stesse governano la ridistribuzione di quantità di moto…
Quindi è giusto dire semmai che una debole convezione facilita la conservazione del momento angolare…

Veniamo ora all’andamento dell’attuale stagione;

img_8190

Dalle anomalie emerse finora, a fronte di un VPS sempre più forte, si legge di un VPT certamente non stabile, che ha prodotto alle medie latitudini zone in cui sono state più frequenti le azioni polari/artiche.
Ma scarsamente connesse al getto artico (rotture d’onda).
La “cresta atlantica” risulta attiva alle medio-basse latitudini, ma “incapace” di spingersi molto a nord.

Abbiamo avuto in questa parte di stagione un vortice frequentemente dislocato in Eurasia, ricordate come si descriveva l’influenza strato-tropo nelle fasi di sincronismo, e di come i vortici siano veicoli di connessione…

Allora vediamo cosa emerge “sbirciando” ai livelli della tropopausa;
 img_8192

Vedete come lo schema sia simile, ma prende importanza il vortice artico…
La dislocazione ha creato frequente veicolo di connessioni S-T tra Groenlandia e artico russo, impedendo di fatto le amplificazioni d’onda sulla verticale atlantica…

img_8194

Andando più in alto possiamo vedere come le linee in bassa strato abbiano facilitato l’ amplificazione meridiana in USA (onda artica storica , ricordate quando si parlava delle maggiori tensioni dinamiche che facilitano estrusioni artiche massicce in caso di VPS forte e VPT dinamico…), mentre l’ amplificazione è zonale in Atlantico…

Venendo all’attuale fase, stiamo raggiungendo i massimi di forza del VPS, ma la troposfera sembra continuare a non “collaborare”.

img_8198

Da qui possiamo leggere bene com’è andata finora;
Vediamo bene l’andamento sempre più forte del VPS, mentre il VPT si è dimostrato dinamico, con fasi di estensione e normali  fisiologiche fasi di riaccorpamento; già in dicembre si gridava alla certa stabilizzazione, mentre poi abbiamo avuto una lunga fase di estensione… purtroppo noi ne abbiamo usufruito solo marginalmente, per i motivi di cui sopra ma anche per contingenze sfortunate nella variabilità caotica.

Ora la situazione è nuova perchè sembra che ci sarà netto sbilanciamento canadese…
L’influenza S-T potrà farsi sentire, come espansione e “invadenza” del lobo canadese in atlantico (quindi zonalità europea…), ma anche come avvitamento critico, con contrazione dislocata del canadese che può lasciare spazio ad espansione dell’ anticiclone termico russo, e magari alla formazione di zone di alta pressione dinamica tra artico russo, Scandinavia e nord atlantico…
Certamente il rischio di stabilizzazione rimane (ne ricorderete i motivi descritti nel post precedente), ma ad ora non appare come imminente nei GM

Vedremo, per ora prendiamoci la probabile fase polare di fine mese, poi si vedrà

Niente, ne è venuto fuori un altro pippone interminabile
Mi scuserete se racchiudo tanti concetti tutti insieme, ma come avrete notato non riesco a scrivere con frequenza, e quando posso ne approfitto per toccare più punti possibile.
Spero apprezzerete lo sforzo



Buonasera Paolo !
Che gli indici da te elencati non siano cause ma effetto non c'è dubbio, perchè ho detto il contrario ?
E che l'atmosfera sia caotica non c'è dubbio e che la convezione tropicale Indo pacifica non sia l'unica attrice e fornitrice di calore non c'è dubbio.
Ma non c'è dubbio che sia la principale.
Per motivi di grandezza , incontrovertibili.
Come non c'è dubbio che il segnale primo vada poi a mischiarsi con mille altre forzanti, ma come presto detto, esiste una scala gerarchica in un campo di forze.
Tutte concorrono ma c'è sempre chi ha il peso specifico maggiore.
L'indo Pacifico lo è.
Ti posto una comparazione grafica abbastanza speculare tra il valore assoluto del GPT in bassa stratosfera nel Mar Glaciale artico ( oltre i 75 Nord ) in Inverno e il valore assoluto del GPT sul Nord Italia, con la chiara 552 ( fronte polare ) a centro grafico, a identificare la posizione media climatologica del fronte polare in Inverno nella nostra area.
Cioè tra Francia mediterranea e Balcani attraversando appunto il Nord Italia.

Come potrai notare nel trend, all'aumentar/diminuir del GPT a 150 hpa in area artica corrisponde un abbassamento/innalzamento del fronte polare in area Italica e viceversa.

VALORE ASSOLUTO GPT 150 HPA AREA ARTICA DJF.jpeg
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Messaggio Re: Monitoraggio Teleconnessioni E Andamenti Meteoclimatici

#124  setra85 Ven 24 Gen, 2025 22:34

Ora, la stratosfera artica in Inverno tende a raffreddarsi perchè non c'è irraggiamento lassù.
Di conseguenza per riscaldarsi deve esserci un attività d'onda lunga, cioè lenta e che si rompe in cut off alle latitudini artiche, dicasi stazionaria.
In tal modo da penetrare in stratosfera artica e portare calore.
 Se non c'è un attività d'onda di questo tipo, la stratosfera si raffredda e continua a farlo.
Perciò in Inverno, il condizionamento viene dal basso.
Ma se guardiamo allo storico, va a periodi.
 E questo probabilmente dipende dalle fasi oceaniche Indo pacifiche che regolano il dove avviene la convezione, determinando di conseguenza fasi ad attività d'onda più o meno ampia.
Il grafico statistico di Henderson ci illustra quali sono le fasi MJO più propense a generar un attività d'onda abbastanza attiva in tal modo da amplificar il treno d'onda generando blocchi alto pressori alle alte latitudini, generando per stazionarietà riscaldamenti stratosferici artici.

Si può notare e come risulta già noto, le fasi dalla 6 alla 8 son le più quotate.

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Messaggio Re: Monitoraggio Teleconnessioni E Andamenti Meteoclimatici

#125  setra85 Ven 24 Gen, 2025 22:48

Ora, non per speculare sugli Inverni Italiani, ma se guardiamo al grafico soprastante e relativo al trend della posizione del fronte polare in Italia elaborandolo dalla sua media climatologica, quanto a posizione e lo mettiamo in parallelo al trend dell'AO nello stesso periodo , cosa ne esce ?

NCEP GPT 552 INVERNO.jpg
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Messaggio Re: Monitoraggio Teleconnessioni E Andamenti Meteoclimatici

#126  il fosso Lun 27 Gen, 2025 19:12

Ringrazio tutti per l’ apprezzamento  
E ringrazio Setra, così come Giagi e gli altri che apportano contributi in questo topic e permettono di toccare questi complessi e affascinanti argomenti  

Alla luce dei nuovi punti toccati e dei nuovi quesiti sollevati, cerchiamo di mettere ulteriori punti.

Certamente le oscillazioni AO descrivono amplificazione o contrazione del FP e di conseguenza ci danno indicazioni sull’attività d’onda.
Sicuramente una AO negativa ci parla di un FP più basso di latitudine, e di conseguenza ciò riguarda anche l’Europa, questo non è assolutamente stato messo in dubbio, anzi l’avevamo già accennato.
Ma l’indice NAO è più “puntuale” se si parla di Europa, perché descrive in maniera sintetica appunto l’attività d’onda sul comparto euro/atlantico, e la correlazione per quanto simile rimane un poco più elevata.

 img_8218

Qui possiamo vedere come avvolte emergano differenze, più o meno sottili, ta andamento AO e NAO.

Anche 150hpa sono indicativi, perché hanno un andamento molto simile ai 500hpa (la bassa stratosfera risente praticamente sempre degli andamenti in troposfera) modulandosi e assumendo quasi esattamente le stesse “forme”, ma i 500hpa rimangono un indicatore migliore.

Perché come abbiamo ben visto in precedenza, troposfera e stratosfera spesso non coincidono.
Certamente la stratosfera, risentendo dell’attività d’onda troposferica, mediante ha andamenti simili in quanto ad anomalie, questo soprattutto in un quadro stagionale, mentre c’è lag se viene osservata in tempo reale, per dinamiche più o meno estese, intrusive e rapide di propagazione d’onda…
Ma appunto come abbiamo visto non sempre è così , e questo dipende dal tipo di attività d’onda.

 img_8217

Qui la comparazione fra andamenti a 500 e 10hpa.

Quindi ci ritroviamo con annate in cui per tutta o buona parte della stagione, gli andamenti in troposfera e in stratosfera non corrispondono… abbiamo molti esempi in passato, ma anche un esempio molto pertinente nella stagione in corso.

Questo perché l’andamento AO, ci parla di attività d’onda in senso sintetico generale, ma come abbiamo imparato è il genere di attività d’onda a generare “disturbi “ più o meno incisivi in stratosfera.

E non sono le rotture d’onda che generano HP polari isolati a recare i maggiori disturbi, queste anzi spesso azzerano i flussi.
Sono le rossby durature a generare la maggiore ridistribuzione di quantità di moto e calore, sia in senso latitudinale che in senso verticale…
Cioè le Rossby che più a lungo mantengono un legame tra il culmine dell’onda e la cintura tropicale;

 img_8221  

Più è estesa in senso latitudinale l’onda positiva che andrà a bloccare il getto zonale, più essa sarà frenante su tutta la colonna…

img_8222  img_8223

Più è ampia la porzione emisferica in cui il getto è costretto a deviare dal suo percorso zonale, più esso sarà costretto a “frenare”  dissipando moto e ridistribuendo calore in senso anche verticale…

Le azioni più efficaci in questo senso sono quelle in cui le onde positive vanno ad intrudere tra i lobi principali del VP. Canadese e Siberiano, mantenendo però il legame subtropicale…

Questa stagione è stata molto didattica perché ci ha mostrato, da un lato una frequente oscillazione AO, per buona attività d’onda dal Pacifico, ma con scarsi riverberi in stratosfera, per onde o scarsamente intrusive o in rapida rottura…

Comunque per chiudere il discorso possiamo senz’altro sciogliere il nodo che ha riguardato tutta la stagione, visto la stratosfera molto forte;

 img_8224

Salvo grossolani e poco probabili errori di proiezione, il “rischio” stabilizzazione troposferica è con ogni probabilità ormai praticamente nullo
 




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Messaggio Re: Monitoraggio Teleconnessioni E Andamenti Meteoclimatici

#127  setra85 Lun 27 Gen, 2025 19:45

Buonasera Paolo !

Ti ringrazio del contiguo nel dibattito e scambio di informazioni circa ciò che può comportare nel mentre della stagione fredda.
Specifico alcuni punti circa il quanto ho scritto in precedenza :

- Ho utilizzato la quota dei 150hpa, isobara della 552 in area Nord Italica e l'AO Invernale solo come traccianti del tipo di circolazione.

- I cut off anticiclonici in area artica non sempre azzerano i flussi, vedi il blocco scandinavo, anche se, nella maggior parte dei casi, si , lo fanno.

- L'indice AO che ho postato non l'ho postato nell'intento di visionare l'indice stesso etichettandolo con le variazioni positive o negative a interpretazione del regime circolatorio.
Esempio : Un AO in calo, anche se su valori positivi, è sempre un fronte polare che scende di latitudine e viceversa.
 



 
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