Mettiamo i paletti:
Periodo: 1970-2012
Confronto: 1970-1990 vs 1991-2012
Soggetto: neve oltre i 1000 m slm e T a 850 hPa
Area: Alpi e Appennino
Ipotesi: la nevosità è diminuita, e in particolare si è persa regolarità
Iniziamo dalle Alpi, fonte: Aineva
Sia la stazione di Baronecchia (Alpi occidentali), che la stazione di San Martino di Castrozza (Dolomiti) mostrano un chiaro andamento discendente, ad un tasso medio di 4,4 cm annui, periodo 81-2004 (22 anni).
In particolare si noti come a San Martino di Castrozza, fino all'88/89 non si è mai scesi sotto i 200 cm di cumulato, mentre nel seguito troviamo ben 7 annate su 16, ovvero circa la metà!
A Bardonecchia abbiamo invece il medesimo trend ribassista, ma caratterizzato da maggiore regolarità e minori estremi.
Vediamo l'Appennino, fonte Aineva:
L'Abetone mette ansia: andamento discendente ad un tasso annuo di quasi 8 cm.
Mai sotto i 200 cm (con una media di 300) prima dell'88/89 e ben 9 annate su 16 dopo tale data!
Prati di Tivo mi ha a prima vista sorpreso. Il calo è molto moderato (0,3 cm annui) e anche le oscillazioni annuali sembrano essere relativamente costanti (ma colpiscono ben 3 anni consecutivi sotto i 200 cm (99-2002), mentre in tutta la serie precedente se ne trovano solo altri 2 casi (78-79 e 88-89).
Ma Prati di Tivo, seppur discordante, a mio avviso potrebbe confermare il trend. E perché?
Perché Prati di Tivo è il regno dello stau, uno dei migliori luoghi per nevicate da est. E sappiamo bene quanto le annate recenti, dal '97 fino al 2005 (escludendo il 2000-2001 e il 2002-2003) siano state prevalentemente adriatiche. Eppure Prati di Tivo non recupera, mantiene a stento la media.
Aggiungo qualche estratto significativo dal sito Aineva:
"Il numero di giorni con permanenza della neve al suolo mostra un generale calo, più evidente alle quote più elevate e proporzionalmente più elevato rispetto al calo della nevosità per cui è facile ipotizzare un legame con il comprovato aumento delle temperature medie, ed in particolare di quelle primaverili sul settore alpino, specie in quello orientale (FAZZINI ET AL 2006)."
"Relativamente alle tendenze più che ventennali del fenomeno, è evidente un differente tipo di segnale tra il dominio alpino-padano - nel quale si assiste ad un calo generalizzato dei totali annui o stagionali spesso significativo e confermato da numerosi studi effettuati a scala regionale - (REGIONE PIEMONTE, 1998, FAZZINI E GADDO 2003, MANNUCCI ET AL 2003; MERCALLI ET AL (2003), VALT E CAGNATI, 2004, VALT, (2006) - e in quello appenninico - ove si registrano situazioni discordanti - con cali anche sensibili della nevosità nelle aree insulari e nel settore settentrionale adriatico, comprese le aree pedappenniniche e pianeggianti, ai quali si contrappongono segnali poco significativi nell’Appennino centrale ed aumenti locali come nell’area calabrese o generalizzati come nel dominio molisano-irpino-lucano."
Gli studi più recenti sono del 2006, i dati arrivano al 2004. Beh, sarete d'accordo con me che se la riscrivessero adesso, la frase in rosso sarebbe probabilmente diversa.
Vediamo, per concludere questa prima parte, una tabella:
Guardate la frequenza media di giorni con prp nevose con accumulo superiore ad 1 cm.
Umbria e Lazio: 10 eventi/anno oltre i 500 m. Ovvero, 10 giorni medi di neve con accumulo (1 cm) all'anno.
Per chi dice che da noi la neve, in collina, è sempre stata una cosa rara, e che la regolarità non c'è mai stata.
To be continued ....


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