Iniziamo con lo scoprire i protagonisti delle nostre analisi.
SOLE
Partiamo da molto lontano, da 150 milioni di Km di distanza, dalla nostra stella.
Come possibile approfondire anche nel
topic sull'attività solare stiamo vivendo un ciclo solare tra i più deboli mai osservati in epoca moderna, e forse uno tra i più deboli dalla PEG in poi. Nonostante la vicinanza al suo massimo ciclico (forse prossimo o addirittura già passato), il Sole resta piuttosto inattivo, tanto che la sua attività geomagnetica in questa fase di massimo è appena paragonabile a quella avutasi durante i minimi dei cicli precedenti.
Questo fattore potrebbe assumere un ruolo determinante nelle prossime stagioni e nei prossimi anni, non solo perché il calore e la radiazione che ci giungono dal Sole, in tutte le sue lunghezze d'onda, sono il principale motore del meccanismo atmosferico e climatico, ma anche perché le sue variazioni, anche di intensità elettromagnetica-geomagnetica (vento solare, risposta geomagnetica terrestre, ecc), quindi non solo di irradianza, pur non essendo definitivamente comprese, restano senza dubbio primarie nell'influenzare le oscillazioni cicliche atmosferiche e climatiche.
Il fattore solare verrà più volte trattato durante l'analisi dei prossimi fattori meteoclimatici.
COPERTURA NEVE
Proseguiamo, quindi, con la copertura nevosa continentale che fa registrare una notevole espansione, un po' come avvenne l'anno scorso, con conseguente aumento di effetto albedo e raffreddamento delle vaste steppe russo-siberiane, ma anche a latitudini molto più basse sul continente asiatico e sulla Scandinavia.
Come conseguenza abbiamo temperature "siberiane" degne di nota già in questo periodo dell’anno.
Questa considerazione non è affatto una questione di poco conto, visto che anche l'anno scorso, il tanto sbandierato di flusso zonale-spazza freddo, più volte promesso dai modelli globali, latitò sulle steppe russo-siberiane, lasciando che il freddo potesse accumularsi ad oriente per poi venir facilmente trasportato da flussi retrogradi antizonali (vedi febbraio 2012).
Tutti sappiamo quanto sia importante avere un esteso bacino gelido ad est, foriero di
HP termici prossimi venturi (qualche
HP termico allo stato embrionale si è già fatto vedere tra Artico e Siberia), è una notizia molto importante… anche perché è proprio così che il nostro pianeta produce aria fredda… per effetto albedo sulle distese innevate/ghiacciate, non dal nulla.
Altri interessanti link
http://moe.met.fsu.edu/snow/nhtime-1year.png
http://moe.met.fsu.edu/snow/3555time-1year.png
http://moe.met.fsu.edu/snow/nhtime-4month.png
http://moe.met.fsu.edu/snow/nhtime-5year.png
http://moe.met.fsu.edu/snow/nhtime-10year.png
http://www.climate4you.com/SnowCover.htm
GHIACCIO MARINO
L'Artico sta riguadagnando "terreno", seppur restando in forte anomalia negativa rispetto alle medie di riferimento.
Infatti, dopo un'estate caratterizzata da temperature nella norma (in zona artica), ma con correnti atmosferiche e marine altamente sfavorevoli, con flusso da Bering verso il mare di Barents e di Groenlandia, e spinta/dispersione verso sud, verso l'Atlantico Settentrionale, del ghiaccio marino, è seguita un'inversione di flusso che, soffiando i ghiacci appena in formazione in verso esattamente opposto, ha compattato i ghiacci verso l'interno, producendo un ispessimento della banchisa, ma anche l'allontanamento degli stessi dall'area Atlantica, Scandinava e Siberiana.
Quindi quell'area dell'Artico priva di ghiacci, prospiciente la Siberia e la Scandinavia, potrà avere la duplice funzione di inumidire le correnti gelide, consentendo accumuli nevosi superiori alla media sulla terra ferma, ma anche quella di fornire un possibile supporto alla formazione di
HP dinamici in tali zone (situazione evidentemente favorevole a Scand pattern positivi).
INDICI ATMOSFERICI TELECONNETTIVI ED ANOMALIE OCENICHE
Parlando degli indici relativi alle anomalie termiche oceaniche c'è da fare una distinzione.
Infatti, mentre l'ENSO (El Niño Southern Oscillation, e quindi anche il suo opposto, la Niña) esprime le caratteristiche termiche (anomalia calda o fredda o assente) di una vastissima area della superficie dell'Oceano Pacifico centro-orientale equatoriale e tropicale, in grado di determinare una forte influenza sulla circolazione atmosferica globale (in particolare sull'Emisfero Boreale), gli altri indici, PDO ed AMO, sono, per la maggior parte, essi stessi condizionati dalla circolazione atmosferica che, quindi, ne determina eventuali anomalie, e non il viceversa.
Dopo anni di fase negativa (la Niña), che ha provocato conseguenze importanti alla circolazione emisferica, specialmente in inverno, con un forte disturbo al getto polare, costringendolo sistematicamente ad una deviazione del getto quasi estrema verso NE dalla costa orientale degli USA, per poi ridiscendere sul continente Euroasiatico, facilitando l'espansione, sul vecchio continente (e sull'area mediterranea), di anticicloni dinamici (anche di matrice subtropicale), ma offrendo anche la possibilità per occasionali incursioni fredde continentali, ora si profila un periodo a pattern neutro o leggermente positivo (El Niño), con una forzante decisamente più debole che nel caso precedente.
La presenza di una fase el Niño, specie nella stagione autunnale, normalmente provoca un aumento di piovosità sull'Europa Occidentale ed una diminuzione della stessa sull'Europa Orientale.
Un forte Niño sembra essere invece correlato con inverni caldi e piuttosto asciutti sul Mediterraneo.
Nella stagione primaverile l'influenza del Niño appare più blanda, anche se sembra che un Niño intenso favorisca comunque precipitazioni sull'Europa Centrale, mentre le inibisca sull'Europa Occidentale.
Invece sono pressoché trascurabili gli effetti sull'inverno europeo prodotti da un Niño neutro o debole.
(cliccare sull'immagine per visualizzare la sequenza)
Quindi,
questo ridimensionamento potrà concedere a qualcuno degli altri attori principali del nostro clima, il ruolo da protagonista o co-protagonista in questo inverno.
La PDO stessa (Oscillazione Pacifica Decadale), particolarmente sensibile alle oscillazioni dell'ENSO, e l'AMO, le cui variazioni rappresentano più le conseguenze che delle cause di una variazione di circolazione atmosferica (ci sono utili a capire le variazioni e le tendenze della Circolazione Forzante Atmosferica), ci indicano che effettivamente siamo di fronte ad una probabile variazione delle dinamiche atmosferiche prossime venture, con un cambiamento nella distribuzione delle masse bariche caratteristiche emisferiche, che, effettivamente, sta già cambiando.
Queste grandezze, questi equilibri tra zone dominate da basse e da alte pressioni, e loro variazioni, possono essere evidenziate dagli indici NAO (North Atlantic Oscillation), AO (Arctic Oscillation), EA (East Atlantic), (PNA) Pacific/North America, SCAND (Scandinavian Pattern), ecc., che ci aiutano a comprendere le posizioni di quei tasselli interconnessi (tele-connessi) le cui infinite combinazioni (di segno e di grandezza) possono indicare lo stato della progressione stagionale del sistema circolatorio emisferico, e permetterci di dedurne eventuali sviluppi e tendenze.
E' evidente che, come in una sorta di effetto domino, un'importante variazione di un elemento macroscopico, nell'equilibrio "isostatico" del sistema caotico atmosferico ed oceanico, quale quella dell’ENSO, può produrre effetti incisivi sulla circolazione atmosferica intertropicale del Pacifico. Quindi, tramite una forzante di lungo periodo sulle masse d'aria sovrastanti, a cascata, riesce ad indurre anomalie termiche oceaniche e anomalie circolatorie atmosferiche emisferiche, anche a grandi distanze, mettendo in moto meccanismi di interazione di numerosi fattori.
Attualmente abbiamo una PDO negativa e un'AMO positiva, combinazione che negli ani 50 fu associata ad una NAO negativa, quindi situazioni più fredde per l'Europa.
STRATOSFERA
Come precedentemente accennato, la Stratosfera è parte cruciale di una previsione long-range, e quindi non basata su metodi deterministici, necessariamente inutilizzabili perché privi di senso sul lungo periodo, causa caos e aumento incontrastato e spropositato degli errori accumulati.
Il primo parametro stratosferico che mi sento di analizzare è la
QBO (Quasi Biennial Oscillation), fenomeno atmosferico periodico che si sviluppa nella bassa stratosfera equatoriale e che consiste in un avvicendamento dei venti prevalenti nella bassa stratosfera-tropopausa, che si invertono periodicamente da ovest ad est (QBO+) e viceversa da est ad ovest (QBO-), variazione che si spinge all'incirca sino ai 40° N e 45° S.
Normalmente si tratta di cicli da 24 o 30 mesi, anche se si sono registrati cicli di durata variabile dai 20 ai 36 mesi. La media calcolata è comunque di circa 28 mesi.
Perché è importante una QBO-?
Per le nostre zone sono stati osservati i maggiori StratWarming sul comparto Euro-Asiatico in caso di QBO- , e sappiamo quanto questo sia importante per lo "splitting", ovvero la scissione in due del vortice polare, con possibili afflussi di aria gelida verso le nostre latitudini.
In teoria una combinazione
QBO- e minimo solare produce una stratosfera relativamente calda ed è favorevole ad una propagazione dalla stratosfera verso la troposfera.
Ma ora siamo in un periodo di massimo solare, per cui sappiamo (sempre in teoria) che una QBO- durante un massimo solare produce una stratosfera fredda ed ostacola una propagazione dalla stratosfera verso la troposfera.
Ma dato che l'attuale massimo solare assomiglia più ad un minimo che ad un massimo, si potrebbe verificare più facilmente la prima ipotesi che la seconda.
Teniamo conto anche del fatto che la propagazione delle onde dalla troposfera alla stratosfera (gli stratwarming hanno avvio quasi sempre e propagazione delle onde planetarie semi-stazionarie dalla troposfera alla stratosfera) avviene maggiormente in anni con QBO- e con ENSO+ (in teoria con un riscaldamento delle acque del Pacifico Meridionale si ha anche l'aumento del gradiente termico che favorisce l'aumento dell'EP-flux), associato secondo recenti ricerche anche al solar maximum.
Mentre la propagazione inversa, dalla stratosfera alla troposfera, avviene maggiormente in anni di QBO- e solar minimum (SL) o in anni di QBO+e solar maximum (SH).
Insomma, siamo nella terra di nessuno o, se lecito, possiamo dire di essere nella condizione paragonabile a quella di un solar minimum con QBO- e ENSO neutra.
Infatti i confronti con i dati di irradianza solare ultravioletta degli anni scorsi, con quella attuale, ci dicono che
l'intensità attuale è praticamente identica a quella registrata nelle fasi di minimo passate, perciò da un punto di vista solare la situazione attuale può essere considerata più da minimo che da massimo solare.
Questo dato assume un'importanza notevole, dato che questa componente della radiazione solare è responsabile del riscaldamento stratosferico soprattutto nella fascia tropicale che, attraverso il meccanismo della Circolazione BDC (Brewer-Dobson circolation), alimenta il Vortice Polare. Ed è proprio per questo che la circolazione stratosferica prevalente in sede tropicale, a 30 HPa, sta facendo segnare valori importanti in senso antizonale (QBO-).
Un indice molto utilizzato, e troppo spesso sopravvalutato ed osannato quasi fosse un oracolo, per seguire la circolazione Brewer-Dobson, è il
NAM (North Annular Mode).
(la circolazione Brewer-Dobson riguarda i flussi dell'Ozono stratosferico che, formandosi a livello tropicale ed equatoriale, grazie all'intenso irraggiamento solare, viene trasportato a latitudini polari tramite una cella simile a quelle troposferiche. Giunto in tali zone determina un riscaldamento proporzionato alla sua maggiore o minore presenza, dovuta all'intensità del flusso stesso. L'Ozono, infatti, assorbendo la poca radiazione solare in arrivo oltre il circolo polare artico/antartico, produce riscaldamento di quella porzione di atmosfera rarefatta che risulta essere molto importante nel disturbare o potenziare il Vortice Polare stesso)
Alcuni pensano che il
NAM possa fornire importanti indizi sulla potenza prossima ventura del
VPS (Vortice Polare Stratosferico) e quindi del
VP (Vortice Polare Troposferico).
In realtà esso mostra la potenza del Vortice Polare proprio sulla sua verticale alla quota isobarica corrispondente a 10 HPa. Nei grafici allegati, in pratica, si può leggere il profilo verticale dell'atmosfera, dalla troposfera alla stratosfera, cercando di caratterizzare gli scambi tra questi strati. Alla 1000 HPa il
NAM coincide con l'AO.
Soglie interessanti per questo indice sono considerate -3.0 e +1.5, definite in letteratura (Baldwin/Dunkerton).
In pratica, come per l'AO, rappresenta la differenza di pressione tra le zone comprese tra 0-20°N e le zone comprese tra 37-45°N.
Una delle due soglie critiche del
NAM è fissata a 1.5, lo sfondamento di tale soglia, statisticamente, sarebbe favorevole ad un irrobustimento/approfondimento del
VPS, (in conseguenza ad un forte cooling/raffreddamento dello stesso), con conseguenti riflessi sul
VP (AO+) e sulle onde planetarie, meno pronunciate, e sugli scambi meridiani, meno probabili e frequenti, se non quasi assenti.
Tale periodo si prolungherebbe statisticamente per almeno 30/50 giorni (alcuni dicono 60 giorni).
Ma la statistica è una strana scienza, lo sappiamo, soprattutto da quando di persona ho potuto realizzare che ogni anno ed ogni situazione fa storia a sé.
Ricorderete quando, nel 2009-2010, fui l'unico (almeno inizialmente) a contestare il verdetto del
NAM oltre soglia, che, secondo la regola, avrebbe dovuto inibire qualsiasi forcing ad esso. Ebbene, io evidenziai subito la precarietà di quel tipo di stratcooling. Infatti l’accelerazione, tra le più potenti mai viste, non avvenne senza scossoni, si evidenziò subito una concentrazione di isobare a 100HPa (mi sembra tra Canada e Groenlandia), un forcing che faceva presagire lo sviluppo di un potente forcing verticale tropo-stratosferico. E infatti fu l'innesco del più grande Major Warming mai osservato.

(lo stratcooling durò ben poco, cedendo completamente)
Quell'episodio non solo dimostra l'inadeguatezza del
NAM come parametro assoluto di previsione (se fosse così semplice, sarebbe utilizzato con successo da anni per le previsioni stagionali), ma ha cambiato anche la stessa statistica della teoria che, infatti, fa ridurre il tempo di condizionamento da 60 giorni fino a quasi 30, praticamente dimezzandolo.
In questo contesto, mentre si urla al lupo al lupo per il NAM in salita (tra l'altro in una fase stagionale in cui è normalissimo che il VPS tenda ad approfondirsi e raffreddarsi), è bene analizzare tutte le condizioni al contorno che potrebbero rappresentare le vere chiavi di volta della stagione prossima ventura.
Ultima, ma non ultima, riflessione sul NAM riguarda il metodo di rilevamento, analisi, e rappresentazione dello stesso, infatti trattandosi di un parametro calcolato tramite normalizzazione, necessita di un periodo di osservazione di almeno 7-10 giorni, il che può produrre valori intermedi e temporanei poco veritieri.
Per ora è tutto, ci si vede presto con nuove analisi.
Partiremo anche con le prime (forse anche azzardate) proiezioni per il mese di dicembre-inizio gennaio.
Saluti.
Marvel
PS(tra le fonti segnalo
www.climatemonitor.it e
http://www.lamma.rete.toscana.it/ )