"Quanti sono vigili ai fatti e ben consci di come spesso episodi futili diano vita a disgrazie grandi, costoro ad ogni minimo segno di crisi sono in ansia e al maturare della sventura temono per ciò che verrà e tremano a ogni voce sgradevole, e quand'anche gli eventi prendano una piega favorevole ancora non si sentono sicuri.
Vi è poi la dabbenaggine di chi non intuisce l'origine di mali futuri e e non interviene ad estirparne le cause: votati ai piaceri, costoro vogliono gioire d'essi eternamente, ed anzi coinvolgere in tale stato d'animo anche il prossim; cosicché, per potersene restare ignavi nelle loro ignavie, in caso d'accidente sono soliti prevederne la rapida soluzione. Vi è infine una terza categoria, costituita dagli animi superiori. Se la calamità si fa strada nell'ombra non si trovano ignari di quanto accade, ma neppure si lascino sconcertare dai clamori esterni, né atterrire, né prostrare. Quando tutti si sono persi d'animo, tale classe d'uomini si erge invece imperterrita dinanzi all'emergenza, fatta forte non già da sostegni materiali, bensì dal rigore della ragione e dalla superiorità del giudizio.
MA NON HO ANCORA RAVVISATO NELLA MIA EPOCA QUESTA SPECIE.
Comunque, quanto da noi uomini di potere si richiede è che, se s'intuisce in anticipo ciò che sta per accadere, s'intervenga contro le cause del male e, se ormai è sopraggiunto, ci si erga a baluardo contro di esso.
IL SOVRANO, INVECE, CON QUEL COSTANTE SUO NON SGOMENTARSI DEGLI EVENTI, PERSUADEVA LA CORTE CH'EGLI POSSEDESSE UNA NATURALE PREVEGGENZA DELL'INNOCUITA' CON LA QUALE L'INCIDENTE SI SAREBBE RISOLTO E PER QUESTO LO SVALUTASSE E TANTO POCO SE NE CURASSE.
Siete pronti?
Michele Psello, primo ministro di Bisanzio, "Cronografia", 1075 d.C.