Ottimo articolo del buon Corigliano, chiaro ed esaustivo sulle difficoltà di interpretazione attuale dei modelli.
Abbiamo sottolineato più volte, su queste pagine, come in questi giorni il Vortice Polare stia attraversando un periodo difficile perché obbligato a spezzarsi in due ampie circolazioni depressionarie distinte a causa dell'invadenza di un anticiclone che ha voluto prendere il suo posto al Polo Nord. Ed abbiamo anche affermato come questo tipo di dinamica atmosferica, collocandosi agli antipodi rispetto alla normale circolazione che dovrebbe caratterizzare il nostro emisfero, sia marcatamente anomala. Sapere quindi come una vasta anomalia a scala globale possa condizionare il tempo su aree limitate del nostro continente è ancor più difficile rispetto al caso in cui avessimo a che vedere con una disposizione del flusso portante più... normale. Per due semplici motivi: innanzitutto, perché i modelli fanno più fatica ad inquadrare una dinamica opposta rispetto a quella a cui sono solitamente abituati a lavorare e, in secondo luogo, per il semplice fatto che a questo problema si aggiunge anche quello della predicibilità dell'atmosfera a lungo termine. Insomma... un problema nel problema.
Come possiamo allora provare ad arginare questa doppia... incertezza e trovare dei punti fermi su cui ragionare? In due modi: cercando di analizzare, in base agli strumenti che la modellistica numerica ci mette a disposizione, quei parametri che sono meno soggetti a questa indecisione e, in secondo luogo, stabilire una priorità dei campi meteorologici su cui si desidera ipotizzare una previsione. Significa, in parole povere, che prima di occuparsi di prevedere ad esempio l'entità di un'ondata di freddo che potrebbe eventualmente colpire una parte del nostro continente, è necessario prima avere qualche certezza in più sulla configurazione barica da cui poi l'eventuale ondata di freddo prenderà forma. Tenendo conto di ciò, andiamo ora a vedere se possiamo cogliere spunti interessanti sull'andamento del tempo nelle prossime due settimane. Possiamo innanzitutto iniziare col dire che si distinguono due fasi: la prima tra il 12 ed il 17 gennaio e la seconda a seguire.
Prima fase: dal 12 al 17 gennaio - In questo periodo, come si può osservare dagli scenari dell'ensemble (previsioni di insieme, fig. 1) è molto probabile che l'Italia attraversi una fase, lunga circa cinque giorni, in cui la temperatura in quota (850 hPa, circa 1500m) sia di circa 2-3 gradi al di sotto della media stagionale. Questa fase, secondo gli scenari calcolati per le precipitazioni, potrebbe essere con buona probabilità anche piovosa e/o nevosa (approfondiremo in altri articoli), per il passaggio di alcune perturbazioni atlantiche.
Seconda fase: dopo il 17 gennaio - Come si può osservare dallo sparpagliamento delle previsioni della temperatura, la predicibilità dell'atmosfera diminuisce. Poiché, a rigor di logica, ogni scenario è equiprobabile, non ha senso provare a capire quale potrebbe essere l'intensità di freddo più certa basandosi su questi dati. Ecco che allora, come detto all'inizio, diventa importante stabilire delle priorità su quali campi prevedere per primi. Vediamo allora di cogliere gli aspetti che in un certo qual modo limano l'imprevedibilità e che riguardano il pattern sinottico che potrebbe caratterizzare la dinamica atmosferica a scala europea dopo il 17 gennaio.
E qui, ecco venirci in aiuto la media di ensemble del campo di altezza di geopotenziale a 500 hPa, previsto dal modello del Centro Europeo (ECMWF): si tratta della previsione media che il modello ha calcolato tenendo conto di tutte e 51 le singole previsioni volte ad inquadrare il pattern sinottico che, come per esempio in questo caso, potrebbe caratterizzare il tempo europeo intorno al 19 gennaio (fig. 2). Come si può osservare, la configurazione media imposterebbe un anticiclone di blocco lungo i meridiani atlantici, individuabile dalla suddivisione del flusso in due rami distinti (frecce nere): il primo, quello più settentrionale, obbligato a circumnavigare la cupola dell'Anticiclone delle Azzorre ed il secondo, più meridionale, che dall'Atlantico entra nel Mediterraneo.
In particolare, per i risvolti sul tempo del nostro continente, a noi interessa l'interazione tra questa struttura ed il vortice depressionario presente sul Nord Europa. Ci sono elementi per ritenere questa interazione credibile? Al momento, possiamo prendere atto che, rispetto agli ultimi giorni, ad una conferma della configurazione si è associato un inizio di miglioramento della predicibilità dell'intensità della depressione europea (si vedano le macchie in colore che tendono al verde ed all'azzurro) e, seppur di poco, anche quella relativa all'intensità della testa dell'Anticiclone, racchiusa all'interno dell'isoipsa di 540 dam (si veda la linea bianca al cui interno c'è il simbolo "A"). Potrebbe quindi iniziare a essere veritiera l'ipotesi che possa essere questo, per ora a grandi linee, il pattern dominante dopo il 17 gennaio: il periodo sottomedia che inizierà il 12 gennaio potrebbe quindi insistere per almeno le prossime due settimane e potrebbe riservare crudi episodi invernali perché il pattern appena descritto non li escluderebbe affatto, indipendentemente da quanto dicano adesso le singole previsioni dell'ensemble o le corse ufficiali dei modelli.
Andrea Corigliano