Riporto di seguito un articolo che ho scritto oggi per FolignoMeteo.
Non ha riscontri nei dati degli ultimi 130 anni, la fase di prolungato ed accentuato deficit pluviometrico che sta vivendo il comprensorio del Folignate dal Gennaio del 2011. Impossibile sapere quando ne usciremo. Ma ci stiamo davvero desertificando?
Qualche anno fa, il Comune di Foligno ha tentato di raccogliere in un unico database tutti i dati sulle precipitazioni registrati storicamente nella nostra città. Purtroppo, è risultato che i pluviometri erano stati posti in punti anche piuttosto distanti fra loro (fino a 3 km.); la serie storica che ne è uscita era interessante, ma priva di una oggettiva e completa attendibilità scientifica. I dati coprono pressochè l’intero periodo 1910-2012, con rilevazioni discontinue fin dal 1878. Dal 1993, la loro attendibilità scientifica è totale, in quanto rilevati dalla Regione Umbria nella medesima stazione di Maceratola.
Tuttavia, l’analisi dei dati ha rilevato alcune tendenze di fondo che difficilmente possono essere poste in dubbio, e che possono aiutarci ad inquadrare l’attuale emergenza in un’ottica di lungo periodo.
Intanto, una siccità come questa non si era mai vista prima. Il dato finale del 2011, quegli orribili 447 mm, principali responsabili dei nostri guai, non trova alcun riscontro nelle rilevazioni disponibili. Ed anche il parziale 2011, i 230 mm. in 7 mesi, è veramente eccezionale.
In secondo luogo, si registra una grande variabilità negli accumuli fra anno e anno (tipica del clima mediterraneo), ma una forte stabilità nell’ambito di ciascun quinquennio: fra 820 e 750 mm medi annui. In altre parole, nell’arco di 4 anni anche le annate più siccitose sono state compensate da anni piovosi che hanno riportato la bilancia in equilibrio.
Fa eccezione il piovosissimo periodo degli anni ’60 del secolo scorso, in cui la media si è alzata intorno ai 1000 mm. (complice anche una diversa dislocazione, più collinare, della stazione). Probabilmente, è stato un male: proprio in quegli anni si sono decise, sulla base di un dato anomalo, le principali scelte gestionali della risorsa idrica nel nostro territorio.
Il grafico ha cominciato a picchiare verso il basso, in maniera sensibile, già nel quinquennio 2003-2007: solo 719 i mm. caduti. E analogamente è andata nel quadriennio successivo (2008-2011): 736 mm. Erano stati invece 795 nel 1998-2002 e 807 nel quinquennio ancora precedente: sono tutti dati paragonabili fra loro stavolta, lo ricordiamo.
In conclusione: la fase di deficit attuale conferma ed accentua una tendenza alla diminuzione delle precipitazioni, dell’ordine del 10%, in atto già dall’inizio del decennio.
Saranno i dati di fine anno 2012 a dirci se tutto questo rientra in un ciclo di lungo periodo, gestibile con i tempi delle decisioni politiche ed economiche, oppure se siamo di fronte ad una drammatica accelerazione del cambiamento climatico, cui la nostra zona, già sfavorita dall’orografia, dimostra di essere più sensibile di altre, proprio perchè da sempre al limite fra il mondo mediterraneo e quello appenninico.