guardati "religious", il film-documentario sulle religioni, e capirai di cosa parlo...
Il discorso sulle religioni sarebbe infinito: non so se è nemmeno permesso dal regolamento...
Due dati di fatto emergono però evidenti:
1. Più la gente è povera, più è credente: evidentemente si cerca nel Dio quello che non si riesce ad avere nella vita, rifugiandosi così nell'ultimo appiglio e nell'ultima speranza.
2. Le nuove generazioni sono sempre più atee, mi stava dicendo la guida indiana che più del 95% dei ragazzi della nostra generazione non è credente.
Per fortuna, forse, il vento sta cambiando...

Premesso che stiamo andando un po' off topic, mi sembra fin troppo semplicistico etichettare una religione, come quella islamica, come fondamentalista ed inneggiante alla guerra santa.
Non a caso il Corano, come tra l'altro anche la Bibbia, è stato spesso e volentieri interpretato a vantaggio di chi comandava... l'ha fatto oggi stesso, nel suo discorso, un dittatore laico come Gheddafi!
Come dice Leo, in passato l'hanno fatto anche gli occidentali, e non bisogna arrivare alle crociate... ce ne sono state molte altre di malefatte e di stermini in nome di Dio... di quello cristiano.
Non credo che le religioni esistano perché l'uomo, per dirla come Leo, ha una necessità innata di non essere l'elemento supremo esistente, ma piuttosto perché
la coscienza, la consapevolezza di se e dell'io,
ha reso l'animale "uomo" altamente vulnerabile di fronte alle innumerevoli incertezze della vita, all'inspiegabile e alla necessità di trovare una risposta alle ingiustizie terrene e alle 1000 domande senza risposta che tutti noi ci poniamo.
Invece un credente, di fronte ad un primo sacrificio della propria razionalità (spesso inculcato proprio in tenera età, quando di razionalità ce n'è ancora ben poca), facendo quello che viene chiamato un atto di fede, finisce poi per procrastinare tutto all'aldilà (o ad una nuova vita), affidandosi a qualcosa/qualcuno che sia al di sopra di tutto, e così il destino, il presente e perfino il passato trovano un minimo di coerenza e sopportabilità dandoci sollievo.
(io però questo atto di fede non sono mai riuscito a farlo)
E non credo che sia sempre salutare per un popolo il passaggio dalla religione alla ragione.
Infatti se un popolo laico non è sufficientemente maturo ed intriso di sapere, di conoscenza, se non sviluppa un senso civico e collaborativo basato sul benessere diffuso, ma si limita a disconoscere la religione e a procedere verso l'individualismo, il risultato finale è la semplice perdita di valori ed esso stesso si perderà nel nulla.
C'è chi lo chiama relativismo, c'è chi lo chiama perdita dei valori... ma fuori dalla conoscenza, senza un valore comune e condiviso che miri alla pace, alla giustizia e al rispetto dell'altro e della vita (compreso il rispetto delle usanze e dei credo altrui), come valore e quindi come "nuovo credo"... non si va molto avanti.
Ma a questo punto saremmo quasi da capo, vivendo comunque all'ombra di una nuova religione "laica".
Ma cambia poi così tanto?
L'unica differenza sarà che vivremmo nella coscienza di non poter mirare ad una vita eterna, saremmo tutti più ansiosi e i meno fortunati non avranno nessuna consolazione... pur essendo razionali, coscienti e colti.
Tra l'altro, come ha dimostrato la storia, già sono stati fatti tentativi di imposizioni di
"nuovi credo", che sono stati utilizzati anche peggio di quelli religiosi... "l'uomo" alla fine è sempre
un animale molto individualista ed egoista e soprattutto quando c'è una diffusa povertà ed ignoranza qualche losco individuo che sappia usare le parole con le folle tende sempre a prevalere e a strumentalizzare ideologie e religioni a proprio favore, plagiando le masse.
Ma nei paesi ricchi l'assenza di credo religiosi non ha portato a grandi miglioramenti, il credo prevalente diventa facilmente il potere, la fama, il
Dio Denaro... che certo non è migliore di un Dio religioso e normalmente non conduce ad una giustizia sociale.
Si fa tutto per il denaro, ma tutto è fine a se stesso... e alla fine privo di senso.
Molti, troppi giovani affrontano una vita senza riferimenti e, seppur benestanti, alla fine, o si schiantano con una ferrari alla ricerca di nuovi stimoli, oppure sniffano e si drogano per noia, oppure fanno altre cose tutt'altro che costruttive.
Si dice che deve essere la famiglia a trasmettere dei valori... ma quali valori restano una volta che abbiamo fatto fuori la religione e che il principale obiettivo diventano i soldi?
Io stesso sono cresciuto in una famiglia vagamente cattolica, ma pur non essendo un cattolico praticante, mi riconosco nei valori del cristianesimo, quelli professati da Cristo, anche se tra me e il Vaticano ci sono distanze molto più grandi dei 100 km fisici che ci dividono... moolti ma molti di più.
Sono contrario all'eliminazione della religione perché nelle religioni sono raccolti saperi, valori e saggezze secolari se non millenarie che è giusto che vengano conosciute e forse perfino insegnate.
Io sono favorevole all'ora di religione come all'ora di filosofia, ma come all'ora di filosofia si parla di numerose filosofie, così all'ora di religione bisognerebbe affrontare più religioni, capirle e parlarne per poter carpire il meglio e conoscere anche le radici che sono alla base di culture diverse.
Per me
le religioni sono un patrimonio intellettuale dell'umanità che, però, deve essere letto ed acquisito da
un popolo capace di capire e riflettere, un popolo intriso di conoscenza che non possa essere indottrinato e sfruttato.
Io le religioni le vedo un po' come
"correnti di filosofia di vita" con le quali poter colloquiare ed interagire per poter trovare un po' di pace e serenità durante il nostro percorso su questa Terra.
A volte te ne allontani, a volte senti il bisogno di riavvicinarti e sentire la voce ed i consigli di chi aveva molto da dire.
PS(alcune correnti o "filosofie politiche" hanno tentato di appropriarsi dei valori religiosi, come quelli cristiani, per riproporli sotto una nuova veste, spesso orientandoli e forzandoli, ma hanno miseramente fallito... la solidarietà, la giustizia, la tolleranza, la cooperazione, e l'amore verso gli altri non si possono semplicemente trasmettere con delle regole e con delle leggi, ma vanno apprese e trasmesse di padre in figlio con l'esempio e la coerenza... doti che spesso sono presenti maggiormente in chi crede fermamente in un credo o in chi è intellettualmente cresciuto e maturato all'interno della cultura, della conoscenza)