Basterebbe controllare un pò di più le ceduature...
28-3-2007 – Il piano europeo per la riduzione delle emissioni di CO2 del 20% entro il 2020 costerà all'Unione mille miliardi di euro secondo le previsioni della prestigiosa Mc Kinsey & Co. , una delle più quotate società di consulenza manageriale al mondo. Una cifra enorme certo, ma il minimo indispensabile per raggiungere gli obiettivi fissati a Berlino dai paesi membri dell'UE.
L'approfondito studio economico effettuato dagli esperti della Mc Kinsey delle spese previste per la realizzazione delle misure anti-riscaldamento globale, pubblicato sulle pagine di un importante quotidiano tedesco, evidenzia costi ingenti. Eppure l'intera operazione di riduzione delle emissioni risulterebbe fattibile sia sotto il profilo tecnologico, sia sotto quello economico. Tuttavia l'impegno politico dei governi europei secondo gli analisti dovrà essere “immenso”
Thomas Vahlenkamp, esperto del settore energetico della Mc Kinsey, afferma che “in considerando un bilanciato impiego delle tecnologie più facilmente accessibili, la riduzione delle emissioni costerà una media di 60-80 miliardi di euro all'anno a ciascun paese membro fino al raggiungimento degli obiettivi del 2020”.
Nell'analisi prodotta è compresa anche un'interessante curva dei costi della riduzione dei gas serra, in cui vengono indicati i costi del taglio delle emissioni di CO2, calcolati per settore: dal settore agricolo e forestale a quello dei trasporti.
Lo studio mostra come tecnologie per il risparmio energetico e le fonti rinnovabili facilmente reperibili e diffondibili come le lampadine a basso consumo o l'energia eolica potrebbero bastare già da sole per la riduzione di tre quarti delle emissioni.
La Mc Kinsey consiglia ai governi europei di concentrarsi prima di tutto sull'implementazione delle tecnologie ambientali più economiche e immediatamente efficaci piuttosto che su soluzioni ad alto costo e di difficile realizzazione. Il rapporto spiega che uno dei metodi più semplici e facili da applicare sarebbe l'implementazione di una forte politica d risparmio energetico. Per esempio l'isolamento termico di un edificio potrebbe significare risparmiare 150 € per ogni tonnellata di CO2 non emessa.
Lo studio getta un occhio anche sulle prospettive globali. I paesi in via di sviluppo sembrano rappresentare la più grande sfida. Producono il 50% delle emissioni annue e su di essi non è applicabile una politica di risparmio energetico basata sull'innovazione tecnologica. Tuttavia, in particolare gli stati africani e sud americani, possono ridurre il loro contributo all'effetto serra contenendo la deforestazione, tra le maggiori fonti di CO2 a livello globale.
Il rapporto si chiude con una critica all'Unione Europea che dà la priorità alla riduzione delle emissioni derivanti dalla produzione dell'elettricità con la prospettiva di eliminare l'immissione in atmosfera di 6 miliardi di tonnellate di CO2 ma di sottovalutare le potenzialità insite in una migliore gestione delle risorse forestali che di per sé costituirebbe una riduzione di 7 miliardi di tonnellate dello stesso gas serra.