Analisi modelli Luglio - L'estate entra nel vivo
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Ultima modifica di Adriatic92 il Ven 19 Lug, 2024 12:09, modificato 1 volta in totale
Per attendere una rinfrescata più decisa, bisognerà avere pazienza almeno entro la metà della prossima settimana, quando l'intrusione di aria più fresca in quota unita ad un maggiore calo di GPT permetterà un buon ricambio d'aria. In quel determinato periodo (intorno al 25) gli spaghi scendono appena sotto la media, prima di allora (fino a mercoledì all'incirca) avremo una modesta discesa termica su valori ancora sopra la media a 850hpa.
Ultima modifica di Adriatic92 il Ven 19 Lug, 2024 12:09, modificato 1 volta in totale
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Giusto una precisazione, io parlavo della Sardegna, tu del centro Italia, che hanno due situazioni abbastanza diverse per la settimana entrante.
Ultima modifica di lognomo il Ven 19 Lug, 2024 12:16, modificato 1 volta in totale
Adriatic92 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Giusto una precisazione, io parlavo della Sardegna, tu del centro Italia, che hanno due situazioni abbastanza diverse per la settimana entrante.
Ultima modifica di lognomo il Ven 19 Lug, 2024 12:16, modificato 1 volta in totale
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Possibilità di qualche isolato temporale nel pomeriggio di domani.
Domenica in concomitanza con l'ingresso della goccia da NW, in Adriatico avremo una bella sgarbinata.
Non mi sorprenderei di ritoccare la massima dell'anno proprio nelle ore centrali di Domenica, le eventuali precipitazioni (niente di organizzato) potrebbero concentrarsi tra la serata di Domenica e la mattina di Lunedì.
Domenica in concomitanza con l'ingresso della goccia da NW, in Adriatico avremo una bella sgarbinata.
Non mi sorprenderei di ritoccare la massima dell'anno proprio nelle ore centrali di Domenica, le eventuali precipitazioni (niente di organizzato) potrebbero concentrarsi tra la serata di Domenica e la mattina di Lunedì.
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Ultima modifica di Olimeteo il Ven 19 Lug, 2024 14:22, modificato 6 volte in totale
Dici bene, Davide e dice bene Dan: i giorni da maggior avvezione "fresca" saranno probabilmente giovedì e venerdì.
In generale si vede un accenno di Rex Block con modesto tunnel interattivo a contorno della cella altopressoria in Nord Scandinavia/Barents, anche se i geopotenziali di rientro da nordest non sono molto bassi.
Intanto grazie alla spinta del getto si stacca quel primo debole impulso, comunque sufficiente per innescare temporali, come detto da Mich.
A seguire l'ulteriore spinta del getto (data dal nucleo di vorticità in uscita dal Labrador che vedete qui sopra e che entrerà in fase con la semi-permanente islandese) andrà a pilotare il 2' impulso, un po' più consistente del 1', come s'era detto ma forse con traiettoria più orientale (da monitorare).
Dopo lo stacco si creerà uno stretto ponte anticiclonico, che nascerà dalla cresta azzorriana in fase con la vecchia cella nord scandinava: una circolazione ad onde più meridiane e lo si nota pure dalla discesa di geopotenziali più bassi lungo il bordo est dell'onda anticiclonica. Ma, appunto, è un ponte stretto e labile.
A questo punto, dopo l'instabilità (ancora da dettagliare), potremmo sperimentare una nuova fase anticiclonica miscellanea, ibrida, ma con aria più fresca e instabile pronta ad intlfiltrarsi dal 1' quadrante.
Visibile pure nell'Hovmoller qui sotto. Ma siamo già discretamente lontani. Dal quale, più in generale ancora, si nota un arretramento di fase delle treno delle Rossby, più in Atlantico, rispetto al periodo che si sta concludendo.
Il forecast delle anomalie a 850hpa riconferma lo stemperamento.

Questo è un quadro generale e la visione che ho preso a riferimento è quella di ECMWF: altri la giostrano un po' diversamente (vedi GEM ad esempio).
Se Giagi o altri vogliono aggiungere dettagli a breve o medio termine...
In generale si vede un accenno di Rex Block con modesto tunnel interattivo a contorno della cella altopressoria in Nord Scandinavia/Barents, anche se i geopotenziali di rientro da nordest non sono molto bassi.
Intanto grazie alla spinta del getto si stacca quel primo debole impulso, comunque sufficiente per innescare temporali, come detto da Mich.

A seguire l'ulteriore spinta del getto (data dal nucleo di vorticità in uscita dal Labrador che vedete qui sopra e che entrerà in fase con la semi-permanente islandese) andrà a pilotare il 2' impulso, un po' più consistente del 1', come s'era detto ma forse con traiettoria più orientale (da monitorare).
Dopo lo stacco si creerà uno stretto ponte anticiclonico, che nascerà dalla cresta azzorriana in fase con la vecchia cella nord scandinava: una circolazione ad onde più meridiane e lo si nota pure dalla discesa di geopotenziali più bassi lungo il bordo est dell'onda anticiclonica. Ma, appunto, è un ponte stretto e labile.


A questo punto, dopo l'instabilità (ancora da dettagliare), potremmo sperimentare una nuova fase anticiclonica miscellanea, ibrida, ma con aria più fresca e instabile pronta ad intlfiltrarsi dal 1' quadrante.
Visibile pure nell'Hovmoller qui sotto. Ma siamo già discretamente lontani. Dal quale, più in generale ancora, si nota un arretramento di fase delle treno delle Rossby, più in Atlantico, rispetto al periodo che si sta concludendo.
Il forecast delle anomalie a 850hpa riconferma lo stemperamento.


Questo è un quadro generale e la visione che ho preso a riferimento è quella di ECMWF: altri la giostrano un po' diversamente (vedi GEM ad esempio).
Se Giagi o altri vogliono aggiungere dettagli a breve o medio termine...
Ultima modifica di Olimeteo il Ven 19 Lug, 2024 14:22, modificato 6 volte in totale
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Ultima modifica di Olimeteo il Ven 19 Lug, 2024 15:52, modificato 2 volte in totale
Intanto (solo) alcuni parametri a brevissimo termine segnatamente stasera/notte tra Emilia-Romagna e Triveneto, fino alle zone confinali. Per alcuni LAM pure dal tortonese/novese attraverso la Lombardia prima si sfociare verso le zone suddette.
Domani instabilità che si potrà accendere anche nelle zone centrali.

Domani instabilità che si potrà accendere anche nelle zone centrali.




Ultima modifica di Olimeteo il Ven 19 Lug, 2024 15:52, modificato 2 volte in totale
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Aumento dell ' umidità inevitabile.....sabato e domanica per me si boccheggia! :bye:
Titolo: Re: Analisi modelli Luglio - L'estate entra nel vivo
Attenzione all' innesco di celle in questo WE al Centro.
La prima carta postata da Pino mette celle compatte, relativamente poco estese ma molto cattive: una caratteristica purtroppo tipica di questi tempi.
Non mi stupirebbero notizie di eventi forti pur se limitati come estensione.
La prima carta postata da Pino mette celle compatte, relativamente poco estese ma molto cattive: una caratteristica purtroppo tipica di questi tempi.
Non mi stupirebbero notizie di eventi forti pur se limitati come estensione.
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Questo articolo di Andrea Corigliano merita di essere letto..
ESTATE MEDITERRANEA SEMPRE PIÙ CONDIZIONATA DAL PROMONTORIO NORD AFRICANO: ECCO PERCHÉ.
Le onde di calore che in estate raggiungono il bacino del Mediterraneo e l’Europa sono una diretta conseguenza di una circolazione atmosferica che accompagna verso le nostre latitudini l’espansione del promontorio nord africano. È quindi lecito chiedersi perché quella figura di alta pressione, nota come Anticiclone delle Azzorre che nelle stagioni estive di qualche decennio fa si espandeva dall’Oceano Atlantico portando prevalenti condizioni di stabilità atmosferica e un caldo sopportabile, non riesce più ad estendere con decisione la sua ala verso la nostra penisola lasciandoci in balia delle masse d’aria subtropicali continentali. In questo articolo, rispondiamo a questa domanda.
IL DISEGNO BARICO.
L’alta pressione delle Azzorre non è scomparsa ma, negli ultimi anni, ha avuto un cambiamento della sua collocazione indotto da una modifica, diventata ormai piuttosto ricorrente, della struttura portante delle correnti che si muovono all’interno della fascia latitudinale compresa tra i 40° e i 60° nord. Aiutiamoci con la prima figura per comprendere meglio il concetto. Ciò che negli ultimi decenni si è osservato più spesso, rispetto al clima del trentennio 1961-1990, è stata una tendenza ad avere una maggiore ondulazione del nastro trasportatore oceanico che guida verso l’Europa le correnti occidentali: questa ondulazione, visualizzata con la linea nera tratteggiata nell’immagine a sinistra, va quindi a creare delle creste e dei cavi che diventano rispettivamente sede di campi anticiclonici e depressionari. Non si tratta di un’anomalia della circolazione atmosferica perché, proprio grazie a queste ondulazioni, avviene lo scambio di calore tra le alte e le basse latitudini con l’aria calda che sale verso nord e quella fredda che scende verso sud: è quindi normale che il flusso occidentale alterni fasi di accelerazione a fasi di decelerazione, durante le quali la circolazione tende a impostarsi lungo i meridiani per favorire proprio questo scambio di calore ed evitare così che le alte latitudini diventino sempre più fredde e le basse sempre più calde.
La struttura della circolazione atmosferica appena descritta diventa invece un’anomalia quando questa ondulazione rallenta a tal punto la propria velocità di propagazione da bloccarsi, fermando così il tempo meteorologico nello stesso stato anche per più giorni: il blocco anticiclonico, ormai sulla via del tramonto, che ha penalizzato per quasi tre settimane l’Europa sud-orientale e le nostre regioni meridionali in primis è solo l’ultimo esempio che possiamo citare a riguardo. Perché, allora, queste situazioni di stallo atmosferico sono diventate più frequenti? La formazione di queste ondulazioni e la loro evoluzione rallentata – fino ad avere appunto le condizioni di blocco – sono la conseguenza di un allentamento della tensione zonale, cioè della velocità del flusso che scorre da ovest verso est e che dipende dal gradiente termico orizzontale, vale a dire la differenza di temperatura tra le alte e le basse latitudini.
L’AMPLIFICAZIONE ARTICA E IL SUO IMPATTO SULLA CORRENTE ZONALE.
I dati misurati dimostrano che, in un pianeta che è diventato mediamente più caldo, le alte latitudini si sono riscaldate molto di più rispetto al resto della Terra. Focalizzando l’attenzione oltre i 66° di latitudine nord, si osserva infatti che questa fascia latitudinale ha visto un aumento termico che è stato dalle due alle tre volte più intenso rispetto al resto del globo tanto da parlare di «amplificazione artica» proprio per evidenziare la diversa velocità di crescita del riscaldamento in queste aree rispetto alle altre (fig. 2): tra l’altro, è per questo motivo che i climatologi menzionano le latitudini artiche tra le regioni che rientrano negli «hotspot climatici», cioè dove il riscaldamento globale corre più veloce della media. Se allora in un pianeta mediamente più caldo l’artico si è riscaldato molto di più rispetto alle medie latitudini, quel gradiente di temperatura che regola la tensione zonale diminuisce e il flusso portante perde velocità, ondulandosi fino a fermarsi più frequentemente rispetto al passato. In queste condizioni, ecco che l’Anticiclone delle Azzorre tende allora a raggiungere più spesso le alte latitudini o non riesce più a coprire con la propria ala destra l’ultimo tratto che riguarda l’area mediterranea occidentale.
Come è cambiata negli anni, questa tendenza ad avere situazioni di blocco più frequenti? Per rispondere, confrontiamo due trentenni estivi di riferimento, il 1961-1990 e il 1991-2020, e calcoliamo l’anomalia del geopotenziale a 500 hPa del secondo periodo climatico rispetto al primo (fig. 3-A). Guardando la disposizione degli scarti positivi e negativi di questa grandezza atmosferica – che indicano rispettivamente dove il segnale dominante dello stato del tempo è stato anticiclonico e depressionario – notiamo una regolare alternanza dei segni e in particolare una più netta affermazione delle aree esposte ad anomalie positive di questo campo. In particolare si osserva che il dipolo di anomalia più importante riguarda l’area atlantica ed europea, con la prima caratterizzata da un prevalente segnale depressionario e la seconda sotto l’influenza di un prevalente segnale anticiclonico.
L’AUMENTO DELLA FREQUENZA DELLE SITUAZIONI DI BLOCCO CON FOCUS SULL’EUROPA.
L’analisi fornisce ulteriori spunti di riflessione se restringiamo il confronto rispetto al clima 1961-1990 e ci limitiamo a considerare come periodo di riferimento prima gli ultimi vent’anni e poi l’ultimo decennio (figg. 3B e 3C). In sequenza si nota che il segnale di anomalia positiva aumenta di intensità passando dal periodo estivo 2001-2020 al periodo estivo 2011-2020, a dimostrazione del fatto di come questa tendenza ad avere situazioni di blocco si sia rinforzata e lo abbia fatto in particolar modo tra Canada e Groenlandia e sull’area europea. A tal proposito, focalizzando l’attenzione proprio sul nostro continente (fig. 4), possiamo notare come la superficie isobarica di 500 hPa sia mediamente lievitata anche di 30-50 metri nelle estati dell’ultimo decennio tra la nostra penisola e il settore europeo sud-orientale, cioè dove di pari passo si è verificato anche un aumento della temperatura in quota – con riferimento alla superficie di 850 hPa perché è qui che si osservano le avvezioni delle masse d’aria – che possiamo stimare per l’Italia tra 1.2 °C e 1.8 °C in più proprio a causa della maggior contributo subtropicale continentale.
L’ESPANSIONE VERSO NORD DELLA CELLA DI HADLEY.
In questa descrizione volta a comprendere come è cambiata la nostra circolazione atmosferica estiva si inserisce anche una variazione della disposizione del campo di geopotenziale a grande scala, facendo sempre riferimento alla superficie isobarica di 500 hPa (Z500). Come abbiamo detto anche in un recente articolo (link al primo commento), il promontorio nord africano fa parte della fascia anticiclonica subtropicale a cui appartiene anche l’anticiclone delle Azzorre. In un pianeta diventato mediamente più caldo, questa fascia si è espansa proprio come fa un palloncino pieno d’aria se messo a contatto con un termosifone. Possiamo stimare a grandi linee questa espansione confrontando per esempio il campo medio della Z500 considerando i due soliti trentenni di riferimento (fig. 5) per notare come, rispetto al clima estivo 1961-1990, nel più recente clima del 1991-2020 si osservi uno scatto di «fascia colorata» verso valori più elevati del geopotenziale, con un salto stimabile in circa 25 metri. Ai fini pratici, la dilatazione della fascia anticiclonica subtropicale permette al promontorio nord africano di partire avvantaggiato nel momento in cui inizia la propria espansione verso nord in quanto la sua roccaforte, essendo più dilatata, ha mediamente guadagnato qualche passo verso le nostre latitudini grazie a un clima diventato mediamente più caldo.
DI QUANTO SI È RISCALDATA L’ESTATE ITALIANA.
Come abbiamo potuto appurare, l’Europa e l’Italia hanno risentito molto di questo cambiamento della circolazione atmosferica, trovandosi a due passi da quell’area del pianeta che produce masse d’aria molto calde. Il venir meno delle correnti occidentali di matrice azzorriana, sostituite sempre più spesso da quelle nord africane – non solo in estate ma in genere durante tutto il corso dell’anno – ha inevitabilmente portato a un sensibile aumento della temperatura media estiva e quindi ad un aumento dell’anomalia. Dal confronto tra le due climatologie a cui abbiamo fatto riferimento in questo articolo (fig. 6), si evidenzia in modo netto come negli ultimi decenni siamo andati incontro a estati sempre più calde tanto da veder crescere, di circa 1.5 °C, la temperatura media dell’ultimo trentennio rispetto al precedente. In poche parole, la nostra estate è più calda – e non di poco – proprio a causa della maggiore ingerenza del promontorio nord africano.
ESTATE MEDITERRANEA SEMPRE PIÙ CONDIZIONATA DAL PROMONTORIO NORD AFRICANO: ECCO PERCHÉ.
Le onde di calore che in estate raggiungono il bacino del Mediterraneo e l’Europa sono una diretta conseguenza di una circolazione atmosferica che accompagna verso le nostre latitudini l’espansione del promontorio nord africano. È quindi lecito chiedersi perché quella figura di alta pressione, nota come Anticiclone delle Azzorre che nelle stagioni estive di qualche decennio fa si espandeva dall’Oceano Atlantico portando prevalenti condizioni di stabilità atmosferica e un caldo sopportabile, non riesce più ad estendere con decisione la sua ala verso la nostra penisola lasciandoci in balia delle masse d’aria subtropicali continentali. In questo articolo, rispondiamo a questa domanda.
IL DISEGNO BARICO.
L’alta pressione delle Azzorre non è scomparsa ma, negli ultimi anni, ha avuto un cambiamento della sua collocazione indotto da una modifica, diventata ormai piuttosto ricorrente, della struttura portante delle correnti che si muovono all’interno della fascia latitudinale compresa tra i 40° e i 60° nord. Aiutiamoci con la prima figura per comprendere meglio il concetto. Ciò che negli ultimi decenni si è osservato più spesso, rispetto al clima del trentennio 1961-1990, è stata una tendenza ad avere una maggiore ondulazione del nastro trasportatore oceanico che guida verso l’Europa le correnti occidentali: questa ondulazione, visualizzata con la linea nera tratteggiata nell’immagine a sinistra, va quindi a creare delle creste e dei cavi che diventano rispettivamente sede di campi anticiclonici e depressionari. Non si tratta di un’anomalia della circolazione atmosferica perché, proprio grazie a queste ondulazioni, avviene lo scambio di calore tra le alte e le basse latitudini con l’aria calda che sale verso nord e quella fredda che scende verso sud: è quindi normale che il flusso occidentale alterni fasi di accelerazione a fasi di decelerazione, durante le quali la circolazione tende a impostarsi lungo i meridiani per favorire proprio questo scambio di calore ed evitare così che le alte latitudini diventino sempre più fredde e le basse sempre più calde.
La struttura della circolazione atmosferica appena descritta diventa invece un’anomalia quando questa ondulazione rallenta a tal punto la propria velocità di propagazione da bloccarsi, fermando così il tempo meteorologico nello stesso stato anche per più giorni: il blocco anticiclonico, ormai sulla via del tramonto, che ha penalizzato per quasi tre settimane l’Europa sud-orientale e le nostre regioni meridionali in primis è solo l’ultimo esempio che possiamo citare a riguardo. Perché, allora, queste situazioni di stallo atmosferico sono diventate più frequenti? La formazione di queste ondulazioni e la loro evoluzione rallentata – fino ad avere appunto le condizioni di blocco – sono la conseguenza di un allentamento della tensione zonale, cioè della velocità del flusso che scorre da ovest verso est e che dipende dal gradiente termico orizzontale, vale a dire la differenza di temperatura tra le alte e le basse latitudini.
L’AMPLIFICAZIONE ARTICA E IL SUO IMPATTO SULLA CORRENTE ZONALE.
I dati misurati dimostrano che, in un pianeta che è diventato mediamente più caldo, le alte latitudini si sono riscaldate molto di più rispetto al resto della Terra. Focalizzando l’attenzione oltre i 66° di latitudine nord, si osserva infatti che questa fascia latitudinale ha visto un aumento termico che è stato dalle due alle tre volte più intenso rispetto al resto del globo tanto da parlare di «amplificazione artica» proprio per evidenziare la diversa velocità di crescita del riscaldamento in queste aree rispetto alle altre (fig. 2): tra l’altro, è per questo motivo che i climatologi menzionano le latitudini artiche tra le regioni che rientrano negli «hotspot climatici», cioè dove il riscaldamento globale corre più veloce della media. Se allora in un pianeta mediamente più caldo l’artico si è riscaldato molto di più rispetto alle medie latitudini, quel gradiente di temperatura che regola la tensione zonale diminuisce e il flusso portante perde velocità, ondulandosi fino a fermarsi più frequentemente rispetto al passato. In queste condizioni, ecco che l’Anticiclone delle Azzorre tende allora a raggiungere più spesso le alte latitudini o non riesce più a coprire con la propria ala destra l’ultimo tratto che riguarda l’area mediterranea occidentale.
Come è cambiata negli anni, questa tendenza ad avere situazioni di blocco più frequenti? Per rispondere, confrontiamo due trentenni estivi di riferimento, il 1961-1990 e il 1991-2020, e calcoliamo l’anomalia del geopotenziale a 500 hPa del secondo periodo climatico rispetto al primo (fig. 3-A). Guardando la disposizione degli scarti positivi e negativi di questa grandezza atmosferica – che indicano rispettivamente dove il segnale dominante dello stato del tempo è stato anticiclonico e depressionario – notiamo una regolare alternanza dei segni e in particolare una più netta affermazione delle aree esposte ad anomalie positive di questo campo. In particolare si osserva che il dipolo di anomalia più importante riguarda l’area atlantica ed europea, con la prima caratterizzata da un prevalente segnale depressionario e la seconda sotto l’influenza di un prevalente segnale anticiclonico.
L’AUMENTO DELLA FREQUENZA DELLE SITUAZIONI DI BLOCCO CON FOCUS SULL’EUROPA.
L’analisi fornisce ulteriori spunti di riflessione se restringiamo il confronto rispetto al clima 1961-1990 e ci limitiamo a considerare come periodo di riferimento prima gli ultimi vent’anni e poi l’ultimo decennio (figg. 3B e 3C). In sequenza si nota che il segnale di anomalia positiva aumenta di intensità passando dal periodo estivo 2001-2020 al periodo estivo 2011-2020, a dimostrazione del fatto di come questa tendenza ad avere situazioni di blocco si sia rinforzata e lo abbia fatto in particolar modo tra Canada e Groenlandia e sull’area europea. A tal proposito, focalizzando l’attenzione proprio sul nostro continente (fig. 4), possiamo notare come la superficie isobarica di 500 hPa sia mediamente lievitata anche di 30-50 metri nelle estati dell’ultimo decennio tra la nostra penisola e il settore europeo sud-orientale, cioè dove di pari passo si è verificato anche un aumento della temperatura in quota – con riferimento alla superficie di 850 hPa perché è qui che si osservano le avvezioni delle masse d’aria – che possiamo stimare per l’Italia tra 1.2 °C e 1.8 °C in più proprio a causa della maggior contributo subtropicale continentale.
L’ESPANSIONE VERSO NORD DELLA CELLA DI HADLEY.
In questa descrizione volta a comprendere come è cambiata la nostra circolazione atmosferica estiva si inserisce anche una variazione della disposizione del campo di geopotenziale a grande scala, facendo sempre riferimento alla superficie isobarica di 500 hPa (Z500). Come abbiamo detto anche in un recente articolo (link al primo commento), il promontorio nord africano fa parte della fascia anticiclonica subtropicale a cui appartiene anche l’anticiclone delle Azzorre. In un pianeta diventato mediamente più caldo, questa fascia si è espansa proprio come fa un palloncino pieno d’aria se messo a contatto con un termosifone. Possiamo stimare a grandi linee questa espansione confrontando per esempio il campo medio della Z500 considerando i due soliti trentenni di riferimento (fig. 5) per notare come, rispetto al clima estivo 1961-1990, nel più recente clima del 1991-2020 si osservi uno scatto di «fascia colorata» verso valori più elevati del geopotenziale, con un salto stimabile in circa 25 metri. Ai fini pratici, la dilatazione della fascia anticiclonica subtropicale permette al promontorio nord africano di partire avvantaggiato nel momento in cui inizia la propria espansione verso nord in quanto la sua roccaforte, essendo più dilatata, ha mediamente guadagnato qualche passo verso le nostre latitudini grazie a un clima diventato mediamente più caldo.
DI QUANTO SI È RISCALDATA L’ESTATE ITALIANA.
Come abbiamo potuto appurare, l’Europa e l’Italia hanno risentito molto di questo cambiamento della circolazione atmosferica, trovandosi a due passi da quell’area del pianeta che produce masse d’aria molto calde. Il venir meno delle correnti occidentali di matrice azzorriana, sostituite sempre più spesso da quelle nord africane – non solo in estate ma in genere durante tutto il corso dell’anno – ha inevitabilmente portato a un sensibile aumento della temperatura media estiva e quindi ad un aumento dell’anomalia. Dal confronto tra le due climatologie a cui abbiamo fatto riferimento in questo articolo (fig. 6), si evidenzia in modo netto come negli ultimi decenni siamo andati incontro a estati sempre più calde tanto da veder crescere, di circa 1.5 °C, la temperatura media dell’ultimo trentennio rispetto al precedente. In poche parole, la nostra estate è più calda – e non di poco – proprio a causa della maggiore ingerenza del promontorio nord africano.
Titolo: Re: Analisi modelli Luglio - L'estate entra nel vivo
Molto esplicativo.
Il fatto è che da più di 40 anni diversi climatologi avevano previsto, se non nei dettagli, almeno a grandi linee lo sviluppo di questa situazione
Il fatto è che da più di 40 anni diversi climatologi avevano previsto, se non nei dettagli, almeno a grandi linee lo sviluppo di questa situazione
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
rinfrescata sempre più inesistente, con il 6z non si riesce a scendere nemmeno mezz'ora sotto la media :ohno:
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Un certo rimescolamento d'aria ci sarà, ma non ho molte altre aspettative, visto anche che ci troviamo nel periodo statisticamente e di fatto, più caldo dell'anno...
Una lieve, transitoria mitigazione della calura è comunque ben accetta... :D
Una lieve, transitoria mitigazione della calura è comunque ben accetta... :D
Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
Interessante, seppur nota, disamina, e sempre ben venga qualcosa di didattico. Interessanti articoli sull'Amplificazione artica in "Climatemonitor" furono già messi in luce a suo tempo.
Qua sotto - tanto per rientrare in questo tema, seppur con range di macro-circolazione più ristretto - un'istantanea degli ultimi 7 mesi (da video di F.Nucera).

Qua sotto - tanto per rientrare in questo tema, seppur con range di macro-circolazione più ristretto - un'istantanea degli ultimi 7 mesi (da video di F.Nucera).

Titolo: Re: Analisi Modelli Luglio - L'estate Entra Nel Vivo
[quote user="Olimeteo" post="618034"]Interessante, seppur nota, disamina, e sempre ben venga qualcosa di didattico. Interessanti articoli sull'Amplificazione artica in "Climatemonitor" furono già messi in luce a suo tempo.
Qua sotto - tanto per rientrare in questo tema, seppur con range di macro-circolazione più ristretto - un'istantanea degli ultimi 7 mesi (da video di F.Nucera).
[/quote e soprattutto comprensibile anche a chi come me ha conoscenza scientifica zero
Qua sotto - tanto per rientrare in questo tema, seppur con range di macro-circolazione più ristretto - un'istantanea degli ultimi 7 mesi (da video di F.Nucera).

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