Ritengo utile, per capire dinamiche trascorse e crescere insieme a livello di inquadramenti meteo, proporre un'analisi di ciò che sia successo a livello di "layer verticali" nel perugino. Scelta della città di PG per vari motivi:
1_ Sappiamo l'esatta collocazione della quota neve e delle temperature per tutto l'evento diciamo (Neve in centro e fino alla rotonda di rimbocchi -405 m slm- visto tutto con i miei occhi, scendendo 200 m di strada più, alla rotonda che raggiunge Santa Lucia se si gira a dx e fontivegge se si va dritti -384 m slm- era acqua mista a fiocchi! Per non parlare di Fontivegge acqua piena quasi 305 m slm)
2_ La linea di convergenza tra richiamo caldo in risalita da sud e freddo nei bassi strati in entrata da nord si è disposta proprio precisamente in quest'area
3_ vi sono molti punti d'osservazione termometrici
A questo punto andiamo a vedere cosa è successo:
ad 850 hPa, quota di riferimento che noi tutti "mastichiamo" giornalmente, alle ore 01 avevamo -2.8°C a 1403 m; nel contempo eravamo a -0.1°C ai 495 m del centro di Perugia.
Ne deriva l'irrisorietà estrema gradiente termico: dislivello 908 m, deltaT 2.7°C = 0.297°C / 100 m!!!
Nemmeno 0.3°C / 100 m anche se approssimiamolo tranquillamente, inutile giocare troppo di precisione con numeri inevitabilmente affetti da errori
La domanda mi, e vi sporgerà spontanea...
In caso di irruzione di aria artica non siberiana, con una -2.8°C ad 850 hPa, a che altezza si sarebbe collocata la quota neve?
La risposta esatta è circa 900 m, 800 m in caso di freddo importante a 500 hPa.
Mi pare che il gap tra i 400 m di quota neve riscontrati in questa fase, e gli 800/900 m attesi in situazioni normali sia rilevante.
Questo si intende per lama d'aria fredda siberiana. Spunto interessante di cui parlare..se volete

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