#1 marvel Ven 16 Set, 2011 19:12
Ancora una volta trovo molto interessante l'intervento del Prof. Di Taranto, l'Europa è un carrozzone fatto di regole, che alla fin dei conti avvantaggiano un solo stato: la Germania.
Giuseppe Di Taranto: “Le regole europee bloccano la crescita: è molto difficile conciliare rigore e sviluppo”
di Ignazio Dessì
La manovra finanziaria approvata in Parlamento è oggetto di critiche da più parti: dalla Confindustria che la stigmatizza come “fatta di tasse e priva di elementi per la crescita”, ai sindacati che la definiscono iniqua (“a pagare son sempre gli stessi”), a politici ed esperti pronti a scommettere che non determinerà alcun beneficio per il paese. C’è inoltre chi si chiede se valga la pena di fare i pesanti sacrifici, imposti dalla Ue, in un momento in cui la disoccupazione e la povertà aumentano e le famiglie non ce la fanno più. Tenuto conto che proprio le ferree regole di stampo monetaristico imposte dalla Unione Europea frenano la possibilità della crescita, come spiega a Tiscali Giuseppe Di Taranto, economista e docente di storia dell’impresa e dell’organizzazione aziendale presso la LUISS di Roma.
Professore è d’accordo con Emma Marcegaglia che definisce la manovra “tutta tasse e niente crescita”?
“L’osservazione è fondamentalmente giusta ma bisogna anche considerare che coniugare il rigore preteso dalla Ue con la crescita è particolarmente difficile. Questa manovra, passata dai 48 miliardi di euro iniziali ai 54 attuali, con i suoi 36 miliardi di nuove entrate e 18 di tagli alla spesa, ha avuto l’assenso europeo, ma non presenta elementi utili a farci crescere. Bisogna considerare, del resto, che coniugare il rigore preteso dalla Ue con la crescita è particolarmente difficile, quasi impossibile".
Perché?
"La Bce impone che l’inflazione non salga oltre il 2% rispetto ai 3 paesi più virtuosi, come prevede il trattato di Maestricht, ma lascia poi i problemi della crescita e dell’occupazione alle politiche nazionali, a differenza della Federal Reserve la quale prevede si tenga conto di ciò oltre a mantenere i conti in ordine. In definitiva è molto facile per la Bce dire di fare sacrifici, come in Grecia per esempio, e poi lasciare il resto dei problemi ai governi. Non c’è da meravigliarsi dunque che dalla Spagna i movimenti degli indignados si diffondano ormai in tutti i paesi europei, compresa la ricca Inghilterra. Senza escludere l’Italia, com’è confermato dagli scontri di mercoledì davanti a Montecitorio. La verità è che la speculazione ha messo in ginocchio l’intera Unione Europea, compresa la Germania”.
Alcuni sottolineano come la disoccupazione e il precariato giovanile stiano giungendo ai massimi livelli in Europa e, nel contempo, stiamo arrivando al paradosso per cui, vista la povertà imperante e l’impossibilità dei cittadini di spendere, si andrà in sovrapproduzione con una offerta molto superiore alla domanda. Come se ne esce?
“Con quella crescita difficile da coniugare col rigore. Ma la sua osservazione è giusta perché il potere d’acquisto delle famiglie sta sempre diminuendo. Sappiamo per esempio che il punto di aumento dell’Iva è la novità più importante della revisione della manovra, e porterà alle casse statali tra i 4 e i 5 miliardi l’anno. Ma ciò comporta un aumento di spesa dai 90 ai 96 euro annui per una famiglia composta da 3 persone, e 110 euro per un nucleo composto da 4 unità. A prima vista non sembrano somme insopportabili, tuttavia dobbiamo ricordare alcuni dati: dal 2002 al 2007, anno in cui è iniziato l’effetto dei subprime, sui quali si è sovrapposta l’attuale crisi dei debiti sovrani, le famiglie italiane avevano già perso in media circa 2mila euro, che sicuramente non sono pochi. Se a ciò aggiungiamo i sacrifici imposti da questa manovra è ovvio che i consumi andranno sempre più a ridursi. Bisogna anche aggiungere che la propensione al risparmio in Italia è passata dal 24 per cento degli anni ’90 al 12 per cento del 2010”.
Allora perché non si aumentano stipendi e pensioni in modo da incentivare i consumi? C’è chi pensa a questo proposito che sarebbe bene perfino uscire dall’euro, se fosse necessario, pur di consentire un maggior benessere ai cittadini.
“Le dirò che personalmente rientro tra gli euroscettici, nel senso che penso all’euro come a una cosa nata male. Infatti, quando nel ’97 si giunse alla 'convergenza', quindi al rispetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil affinché i paesi potessero entrare nell’area della moneta unica, i dati erano fondati essenzialmente su ‘finanza creativa’. Soltanto per il Lussemburgo il deficit era quello dichiarato, tutti gli altri paesi attuarono provvedimenti ad hoc per raggiungere (virtualmente ndr) il risultato. Dal 2007 è poi cominciata una forte deflazione in tutti i paesi europei”.
Ma è possibile mettere davanti a tutto, anche all'euro, l’occupazione, l'aumento dei redditi e il rilancio dei consumi?
“Qui si scontrano due linee essenziali di politica economica: quella keynesiana, attuata in particolare negli Usa, e quella monetarista, dell’Europa attuale, che ci sta portando a questi risultati. Con la prima si cerca di alimentare molto gli investimenti (come dimostrano i 447 miliardi di dollari stanziati da Obama) perché così si creano reddito e occupazione. E questo anche se si fa in deficit, dato che si può ottenere un reddito moltiplicativo rispetto all’investimento e creare occupazione. Il che avvia la possibilità, di seguito, di ripianare lo stesso deficit. C’è da chiedersi a questo proposito perché senza le regole che ha l’Europa gli Usa abbiano comunque uno sviluppo superiore: allora certe regole non sono indispensabili”.
L’Europa impone invece e prima di tutto di far quadrare i conti?
“Sì, la linea europea è invece quella di avere prima i conti in ordine (rispetto 3%, pareggio di bilancio e così via) per poi poter investire. Questa linea è molto rigorosa ma poco si addice quando non c’è crescita perché, anzi, tende a bloccare ancora di più quest’ultima. In fondo la critica della Marcegaglia, dei sindacati e di tanti politici ed economisti alla manovra sta principalmente qui. Si tende a raggiungere (giustamente) il pareggio di bilancio ma non ci sono misure adeguate per la crescita (altrettanto indispensabile). Accettare la politica economica dell’Ue significa agire prevalentemente in questo senso, ma è inevitabile chiedersi: qual è la linea sbagliata, quella della Unione Europea o quella di tutti gli altri paesi del mondo?
”Attualmente sembra che la Cina (con altri paesi emergenti) sia la panacea in grado di togliere l’Italia e il resto d’Europa dai guai. Ma siccome nessuno fa niente a gratis bisogna chiedersi se i cinesi puntino a prendersi i nostri buoni del tesoro, e quindi il nostro debito, o i nostri gioielli di famiglia. Qual è il suo punto di vista?
“Condivido totalmente l’analisi insita nella sua domanda e aggiungo che tutti questi paesi, o meglio i loro fondi sovrani, stanno acquistando i gioielli di famiglia dei paesi occidentali, paesi a primario sviluppo industriale. Questo è molto pericoloso per quanto ci riguarda perché dietro i co-brand che restano italiani nel nome in realtà finisce col nascondersi spesso una proprietà straniera. Questi fondi in definitiva non si indirizzano all’acquisto di debiti sovrani, come ha fatto recentemente la Bce, ma all’acquisto di piccole e medie imprese. Il che significa che tra poco, senza che molti se ne accorgano, l’economia nazionale sarà nelle mani di questi paesi che spesso non rappresentano per altro regimi di democrazia”.
In questi giorni si è tornati a parlare del Britannia, ovvero del summit avvenuto sul panfilo della Regina d’Inghilterra, in cui secondo alcuni si decise la grande privatizzazione degli anni ’80 in Italia. Pensa anche lei professore che si stia preparando un Britannia 2 dove - non bastassero le Pmi - si deciderà come e a chi vendere aziende strategiche come Enel, Poste, Finmeccanica, Eni, Rai e altre a certe multinazionali?
“Il rischio c’è, anche se io mi auguro non accada. In Italia si è usato lo slogan ‘piccolo è bello’ quando con l’atto unico europeo dell’’86 e poi col trattato di Maastricht ci aprivamo al mercato e c’era bisogno di aziende molto grandi per affrontare la globalizzazione e le sfide della Ue. Invece si privatizzò. Quelle che lei citava sono ancora dei gioielli di stato che riescono a dare utili al nostro paese. Sono però imprese che probabilmente, subendo le imposizioni della Ue, saremo costretti a privatizzare e, a volte, a svendere”.
Le sembra logico?
“A me non sembra troppo logico, e per questo sono sempre stato critico non nei confronti dell’euro in sé ma su come è stato applicato e su come si sta sviluppando sotto le regole Ue. Del resto, quando mai abbiamo sentito nella storia del nostro paese che rischiavamo il fallimento, e quando mai in Europa realtà come l’Irlanda, la Grecia, il Portogallo o la Spagna avevano rischiato il default? Mi consenta di dire che ci deve essere stato qualche grosso errore nella storia dell'Unione Europea che ora stiamo duramente pagando”.
Se me lo consente aggiungerei che negli anni ‘80/90 ci fu un altro slogan molto in voga che piaceva molto anche a sinistra: “privato è bello”. Purtroppo alcuni risultati li vediamo oggi.
“Certo. All’epoca si criticava per esempio la Cassa per il Mezzogiorno (poi abolita) che prevedeva l’intervento straordinario dello Stato nel Sud del paese e si sosteneva che la libera concorrenza e il libero mercato avrebbero creato da soli sviluppo anche lì. Ebbene, l’ultimo dato è che l’immigrazione dal Sud verso il Nord è ritornata a livelli degli anni ’60. Il Mezzogiorno è di nuovo crollato e questo dimostra quanto sia folle dire che non ci devono essere gli aiuti di stato. Inoltre, dato che lo stato non può intervenire, dobbiamo svendere le nostre grandi aziende agli stranieri. Mi sembra una logica veramente errata, soprattutto in considerazione dei risultati che constatiamo”.
Il suo pensiero è chiaro. Ma potrebbe indicarci le prime cose concrete che lei farebbe per sanare questa situazione?
“Le unioni monetarie tentate nel mondo sono sempre fallite. Ma se la Ue reggerà gli Eurobond possono essere un grosso aiuto. Anche se, quando si è in mano alla speculazione internazionale, non ci sono rimedi sicuri per risolvere il problema. Lo dico meglio: in Italia destra e sinistra stanno litigando su questa manovra, ma la verità è che l’Europa dovrebbe darsi una nuova governance efficiente, che non avvantaggi solo alcuni paesi ma badi allo sviluppo di tutti i componenti della Ue. Altrimenti la situazione diventerà molto difficile perché le condizioni di povertà dei cittadini stanno divenendo intollerabili, con una classe media ormai inesistente”.
Chi si è avvantaggiato di questa situazione?
“In questo quadro solo una nazione si è avvantaggiata: la Germania. Se non ci fosse stato l’euro infatti il marco si sarebbe rivalutato, dal 2002 (anno di entrata in scena della moneta europea ndr), del 40% e i tedeschi, che vivono di esportazioni, avrebbero esportato molto meno. Senza contare che gli altri paesi non hanno potuto fare le svalutazioni, come si faceva prima dell’euro, per favorire le esportazioni. Svalutazioni competitive che noi attuavamo perché previste dallo Sme (sistema monetario europeo ndr) e non perché ci svegliavamo la mattina e decidevamo di svalutare la lira: gli altri paesi non ce lo avrebbero permesso”.
C’è di che riflettere.
“Esattamente, mi consenta però un’ultima osservazione. Un’altra strana parola d’ordine venuta fuori con l’euro era quella della ‘inflazione solo percepita’. Come dire che noi cittadini eravamo un po’ pazzi perché credevamo che i prezzi aumentavano ma in realtà non era vero. Adesso vorrei soltanto che quanti scrivevano e sostenevano queste cose facessero almeno un po’ di autocritica”.
16 settembre 2011
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#2 bix Ven 16 Set, 2011 21:08
La soluzione : Pane e cipolle per 5 o 6 anni.
La manovra sarebbe dovuta essere almeno tre volte tanto ,con una componente dedicata a ridurre il debito ed un'altra da investire sulla crescita.
Purtroppo, quando il debito cresce fino a diventare insostenibile come il nostro, si finisce per essere schiavi del mercato.
Prima si esce da questa situazione e meglio è.
Gli USA crescono si, ma con loro cresce anche il debito,è come il cane che si morde la coda , prima o poi pagheranno pegno. Allora si, che saranno c..zi per tutti.
Purtroppo non hanno capito o fanno finta di non capire.
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Ultima modifica di bix il Sab 17 Set, 2011 07:39, modificato 1 volta in totale
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#3 prometeo Ven 16 Set, 2011 21:35
Come la penso lo sapete, la manovra è una bazzeccola che deprime ancora di più i consumi.....
Io con il mio lavoro ho il sensore, sono legato all'edilizia , notoriamente il traino dell'economia e il fatturato nel 2011 è -50% rispetto al 2010  ma un po' tutti i settori non se la passano bene. Se le tasse non le paga chi produce reddito chi le paga visto chi i redditi si ristringeranno?
Io sono dell'avviso che nel nostro paese si deve agire sulla spesa pubblica, nonostante l'impopolarità ci vorrebe un coraggioso che eliminasse gli enti inutili, e i soliti controlli dei controllori e dei controllanti che ingessano lo sviluppo in Italia
Sono anche dell'avviso che siamo all'inizio della fine. Mi attendo un autunno mooolto caldo
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#4 and1966 Sab 17 Set, 2011 08:02
Quoto sostanzialmente bix e prometeo.
E, a proposito dell' intervista riportata da Massimiliano, vorrei fare solo un' osservazione riguardo l' ultimo concetto esposto, quello dell' euro e dell' inflazione percepita.
Come al solito, e chissà come mai, un evento, quando si verifica, si fa di tutto per minimizzarlo sul momento, salvo poi essere "sbugiardato" nel tempo in quella che è la sua reale portata. Ed anche in questo caso non si fa eccezione.
Tuttavia, ci si "accorge", "ufficialmente", quando la frittata é oramai fatta o quasi. Ed i provvedimenti riparatori diventano immensamente più gravosi di quando invece li si prende "per tempo".
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#5 snow96 Sab 17 Set, 2011 10:10
Io vi suggerisco questo articolo trovato su "Intermarketandmore", un sito di finanza che vi consiglio di leggere. Non è legato ai grandi gruppi, ma è scritto da trader e appassionati che, a quanto mi pare di capire, non rispondono a questo o quel padrone, ma solo al portafogli.
Grande Recessione? No, è Grande Contrazione
Chi ha seguito questa crisi dalle origini, avrà avuto sicuramente modo di ritrovarsi davanti un articolo o ancor meglio un libro scritto da Kenneth Rogoff, , professore da Harvard e brillante economista, che ha trovato fino ad ora le giuste chiavi di lettura di questa crisi. Vi propongo questo suo ultimo scritto. Come sempre di ottima qualità e molto realistico. facciamo molta attenzione a distinguere recessione (un evento ciclico e “normale”) con contrazione (evento straordinario e raro). Purtroppo oggi possiamo dire che siamo non in recessione ma in contrazione. Come mai? La causa è proprio quella più evidente. L’esorbitante debito. Ma leggete qui e capirete. Articolo da leggere e da appendere al frigo, che vi propongo tradotto in italiano, vista l’importanza dell’argomento. Buona lettura!
Perché tutti continuano a far riferimento alla recente crisi finanziaria chiamandola “La Grande Recessione”? Dopotutto, questo termine è basato su una diagnosi sbagliata, e per questo pericolosa, circa i problemi che affliggono gli Stati Uniti ed altri paesi causando previsioni e policy erronee.
L’espressione “Grande Recessione” dà l’impressione che l’economia stia assumendo il profilo di una tipica recessione, anche se un po’ più severa – qualcosa come un’influenza molto brutta. Ecco perché, durante questo ribasso, gli esperti e gli analisti che hanno tentato di fare analogie con le precedenti recessioni americane post-belliche si sono sbagliati completamente. Inoltre, troppi policymaker si sono basati sulla convinzione che, alla fine dei conti, quella che osserviamo è solo una profonda recessione che può essere domata facendo generosamente affidamento sugli strumenti di policy convenzionali, come un’adeguata politica fiscale o bailout massicci.
Tuttavia il vero problema è che l’economia mondiale si è eccessivamente indebitata, e non c’è alcuna via di scampo veloce senza un piano per trasferire ricchezza dai creditori ai debitori, tramite dei default o delle repressioni finanziarie o utilizzando l’inflazione.
Una più accurata, anche se meno rassicurante, definizione della crisi in corso è “la Seconda Grande Contrazione”. Carmen Reinhart ed io proponiamo quest’epiteto nel nostro libro Questa volta è diverso, (da leggere, ndr) uscito nel 2009, basato sulla diagnosi che vede la crisi come una tipica profonda crisi finanziaria e non una tipica profonda recessione. La prima “Grande Contrazione” naturalmente fu la Grande Depressione, come rilevato da Anna Schwarz e l’ultimo Milton Friedman.
La contrazione si manifesta colpendo non solo la produzione e l’occupazione, come in una normale recessione, ma anche debito e credito, e con il deleveraging che tipicamente si completa in parecchi anni.
Perché discutere di semantica? Bè, immaginate di avere una polmonite e di pensare che sia solo una brutta influenza. Potreste facilmente prendere la medicina sbagliata e pensereste certamente di tornare alla vostra vita normale molto più velocemente di quanto sia realmente possibile.
In una recessione convenzionale, una ripresa della crescita implica un ritorno alla normalità ragionevolmente veloce. Non solo l’economia riguadagna il terreno perduto ma, entro un anno, si riallinea con il trend di sviluppo di lungo periodo.
Il seguito di una tipica profonda crisi finanziaria è qualcosa di completamente diverso. Come Reinhart ed io dimostriamo, un’economia ha bisogno di più di quattro anni per raggiungere gli stessi livelli di reddito pro capite che aveva nel momento migliore prima della crisi. Fino adesso, in un’ampia gamma di variabili macroeconomiche, che includono output, occupazione, debito, prezzi delle case, e persino equity, i nostri riferimenti quantitativi basati sulle precedenti crisi finanziarie post-belliche hanno dimostrato di essere molto più accurati della logica convenzionale in caso di recessioni.
Molti commentatori hanno sostenuto che lo stimolo fiscale ha per lo più fallito non perché è stato mal diretto, ma perché non è stato grande abbastanza per contrastare una “Grande Recessione”. Ma, in una “Grande Contrazione”, il problema numero uno è l’indebitamento esagerato. Se i governi che hanno un alto rating vogliono spendere le proprie risorse in maniera efficace, la cosa migliore da fare è di concentrarsi su cancellazioni o riduzioni del debito.
Per esempio, i governi potrebbero facilitare la stipulazione di ipoteche in cambio di una parte in qualsiasi apprezzamento del prezzo delle case che potrebbe avvenire in futuro. Una stessa cosa potrebbe essere fatta a livello dei Paesi. Per esempio, i votanti dei paesi ricchi in Europa potrebbero forse essere convinti a prender parte ad un piano di salvataggio della Grecia molto più ampio (uno che sia effettivamente abbastanza importante da funzionare), in cambio di pagamenti più elevati in dieci, quindici anni se la crescita greca risultasse essere migliore del previsto.
Esiste un’alternativa ad anni di giri in tondo ed indecisioni?
Nel mio articolo di Dicembre 2008, sostengo che l’unico modo pratico di accorciare l’imminente periodo di doloroso deleveraging e crescita ridotta sarebbe una vampata sostenuta di inflazione moderata, diciamo 4-6% per diversi anni. Naturalmente, l’inflazione è un trasferimento ingiusto e arbitrario di reddito da risparmiatori a debitori. Ma alla fine dei conti, un trasferimento di questo tipo è il modo più diretto per velocizzare la ripresa. Alla fine, in un modo o nell’altro ci sarà comunque, come l’Europa sta imparando dolorosamente.
Alcuni osservatori guardano a qualsiasi suggerimento di inflazione anche poco elevata come ad un’eresia. Ma le Grandi Contrazioni, al contrario delle recessioni, sono eventi molto rari, che accadono ogni 70 o 80 anni. Ci sono momenti in cui le banche centrali devono spendere parte della credibilità accumulata durante gli anni normali.
La fretta di saltare sul carro della “Grande Recessione” è dovuta al fatto che molti analisti e policymaker semplicemente avevano una struttura erronea in mente. Sfortunatamente, adesso è anche troppo chiaro quanto si stessero sbagliando.
Ammettere che abbiamo usato una struttura interpretativa fallace è il primo passo verso una soluzione. La storia suggerisce che le recessioni vengono sempre rinominate quando il fumo svanisce. Forse in questo caso il fumo svanirà più velocemente se abbandoniamo l’etichetta “Grande Recessione” immediatamente e la sostituiamo con qualcosa di più congruo, come “Grande Contrazione”. È troppo tardi per cancellare le previsioni sbagliate e le policy inopportune che hanno segnato il seguito della crisi finanziaria, ma non è troppo tardi per agire in maniera migliore.
Kenneth Rogoff è Professore di Economia e Politiche Pubbliche all’Università di Harvard, è stato capo economist del FMI.(Source: ProjectSyndacate)
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#6 prometeo Sab 17 Set, 2011 14:20
Ultimamete spazio anche oltre confne per trovare notizie meno filtrate la cosa che mi fa raccapricciare è che la svizzera ( fuori euro) ha finito le cassette di sicurezza per gli stranieri. Italiani in primis.
Visto e considerato che questi milionari sanno molto di più rispetto a noi mi domando se conviene pagare ancora mutui? Pagare le tasse?Tenere i soldi in banca? Dico queste perchè come postato anche dall'articolo di Marco l'ipotesi reset va prendendo forma. No trapelerà subito ovviamente, ma l'andazzo mi sembra quello
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#7 snow96 Sab 17 Set, 2011 14:44
Ultimamete spazio anche oltre confne per trovare notizie meno filtrate la cosa che mi fa raccapricciare è che la svizzera ( fuori euro) ha finito le cassette di sicurezza per gli stranieri. Italiani in primis.
Visto e considerato che questi milionari sanno molto di più rispetto a noi mi domando se conviene pagare ancora mutui? Pagare le tasse?Tenere i soldi in banca? Dico queste perchè come postato anche dall'articolo di Marco l'ipotesi reset va prendendo forma. No trapelerà subito ovviamente, ma l'andazzo mi sembra quello 
E la moltiplicazione dei "compro oro"?
L'articolo di Massimiliano non è errato, è solo limitato. Qui ci stiamo preoccupando di non avere gli ingranaggi abbastanza oliati, ma dimentichiamo che non c'è più benzina nel motore.
Gli Usa sono più reattivi e deregolamentati, si, è sempre stato così. Ma mentre in Europa un pranzo e una cena lo rimediano ancora tutti (quasi), negli Usa ci sono manager che si sono ritrovati a vivere in tenda.
Ma a parte questo, che è storia, il problema cogente è la crisi generale del sistema capitalistico tradizionale, basato sul debito e sulla crescita forzata. Dico, gli Usa, dopo 2 settimane di riunioni con il mondo che pendeva dalle loro labbra, hanno risolto il problema del debito alzandone il tetto!!!! E' come quando a Milano negli anni '90 c'era diossina nelle falde, e dopo un paio di mesi ne hanno alzato il limite legale.
Gli Usa sono messi come e peggio di noi, invece. Perché nel caso di una contrazione forte, vorrò vedere la moltiplicazione degli homeless, in un paese dove non si risparmia un centesimo e si campa solo in affitto. Li vedremo la "forza" dell'Europa.
I paesi in via di sviluppo, i BRIC, lasciamoli stare. Per forza crescono, sono partiti dall'età preindustriale! Ma se vanno avanti così fra 50 anni saranno messi tale e quale a noi.
Trovatemi invece un paese non indebitato, con buona qualità della vita e che sia abbastanza strutturato da non essere schiavo del segno + davanti al PIL. Quello è l'esempio da seguire per il futuro. Il resto sono palliativi in una situazione degenerativa.
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#8 prometeo Sab 17 Set, 2011 15:00
resettaggio subito
e come dice bix coltiviamo cipolle
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#9 burjan Sab 17 Set, 2011 18:24
Per riuscire a rastrellare le risorse che ci dovrebbero consentire di ripartire alla svelta senza costi sociali o senza rialzare l'inflazione o il debito, ci vorrebbe una vera redistribuzione del reddito, che si accompagnasse ad una lotta feroce all'evasione fiscale. Ripartirebbero i consumi e la domanda, insieme alla ripresa degli investimenti pubblici.
Purtroppo, qui l'Europa si è tagliata le mani da sola. Grazie alla liberalizzazione della circolazione dei capitali, questi ultimi prenderebbero subito il volo. Insieme alle fabbriche, che peraltro in gran parte l'hanno già fatto.
Resta la possibilità di colpire il patrimonio immobiliare. Che non sempre, però, nasconde ricchezza liquida immediatamente esigibile. Una patrimoniale straordinaria ci ridarebbe una boccatina d'ossigeno, per qualche anno.
Quanto all'Italia, dico e scrivo da un pezzo che non si diventa paese industrializzato a lungo se si parte sottocapitalizzati e senza materie prime. Torniamo ai campi, un pò di turismo, e incrociamo le dita.
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#10 marvel Dom 18 Set, 2011 01:06
Per riuscire a rastrellare le risorse che ci dovrebbero consentire di ripartire alla svelta senza costi sociali o senza rialzare l'inflazione o il debito, ci vorrebbe una vera redistribuzione del reddito, che si accompagnasse ad una lotta feroce all'evasione fiscale. Ripartirebbero i consumi e la domanda, insieme alla ripresa degli investimenti pubblici.
Purtroppo, qui l'Europa si è tagliata le mani da sola. Grazie alla liberalizzazione della circolazione dei capitali, questi ultimi prenderebbero subito il volo. Insieme alle fabbriche, che peraltro in gran parte l'hanno già fatto.
Resta la possibilità di colpire il patrimonio immobiliare. Che non sempre, però, nasconde ricchezza liquida immediatamente esigibile. Una patrimoniale straordinaria ci ridarebbe una boccatina d'ossigeno, per qualche anno.
Quanto all'Italia, dico e scrivo da un pezzo che non si diventa paese industrializzato a lungo se si parte sottocapitalizzati e senza materie prime. Torniamo ai campi, un pò di turismo, e incrociamo le dita.
Condivido particolarmente l'ultima parte... purtroppo.
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#11 mondosasha Dom 18 Set, 2011 09:00
Io sono dell'idea che andrebbe fatta una riorganizzazione generale di tutto!!!
Via gli enti inutili e doppioni
Via le province, più potere ai comuni!
Via le elezioni regionali: i consigli regionali sono formati da tutti i sindaci della regione!!!
Via l'Agenzia delle Entrare, c'è già la Guardia di Finanza!!!
Via le pensioni sociali di vecchiaia (restano solo quelle speciali per i portatori di handicap) , la pensione la prende solo chi paga i contributi, è ora di finirla con sta barzelletta!!!
Via gli studi di settore, strumento inutile che danneggia solo le piccole aziende, mentre protegge le grandi imprese!!
Via a grandi progetti di abitazioni residenziali per le coppie che si sposano e fanno figli!!!
Via a progetti di modernizzazione delle strade italiane
Questi sono alcuni dei progetti che vorrei che fossero fatti!!!
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#12 zerogradi Dom 18 Set, 2011 09:17
La lotta all'evasione è ridicola...lo stato ha tutto in mano per poterla fermare, ma non lo fa...
E' inutile dire nei tg che si è trovato un evasore totale, quando quelli parziali sono il 90% della fetta, e fanno quel ca**o che vogliono.
Gente che dichiara 6000 euro e ha 4 case...lo Stato ha tutto per poterli combattere e fermare, ma non alza un pollice, fa un numero ridicolo di controlli per milione di persone.
Eppure si lamenta che c'è evasione...
Controlli, controlli, controlli...invecedi pagare impiegati delle Agenzie delle Entrate che in un giorno di lavoro escono 65 volte al Bar per leggere il giornale...
E poi basta con l'intoccabilità del personale pubblico...c'è gente impiegata che è indegna, incapace e stupida, eppure è lì dentro da 30 anni.
A casa!!!!! La colpa è solo della politica...gli enti pubblici sono diventati il contentitore dei raccomandat e degli iscritti al partito...gente che fino a qualche anno fa stazionava tutto il giorno al Bar e che si è iscritta al Partito per trovare un lacoro sicuro...spesso gente che non ha voglia di fare niente.
Ovviamente non faccio di tutta l'erba un fascio, ma spesso è copsì.
Largo a chi sa lavorare e chi ha voglia...deve esistere la meritocrazia.
E poi via le pensioni regalate fino a 15 anni fa, si tolgano!! Via le maxipensioni ai tenenti, ufficiali, etc. Se si deve essere impopolari lo si faccia ora, ma è necessario. C'è gente che piglia 5000 euro quando ne dovrebbe prendere 1400. E chi le paga??? Perchè devo pagargliele io?? Persone con 20 anni di pensione rubata costano allo Stato milioni di euro!!
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#13 mondosasha Dom 18 Set, 2011 09:25
La lotta all'evasione è ridicola...lo stato ha tutto in mano per poterla fermare, ma non lo fa...
E' inutile dire nei tg che si è trovato un evasore totale, quando quelli parziali sono il 90% della fetta, e fanno quel ca**o che vogliono.
Gente che dichiara 6000 euro e ha 4 case...lo Stato ha tutto per poterli combattere e fermare, ma non alza un pollice, fa un numero ridicolo di controlli per milione di persone.
Eppure si lamenta che c'è evasione...
Controlli, controlli, controlli...invecedi pagare impiegati delle Agenzie delle Entrate che in un giorno di lavoro escono 65 volte al Bar per leggere il giornale...
E poi basta con l'intoccabilità del personale pubblico...c'è gente impiegata che è indegna, incapace e stupida, eppure è lì dentro da 30 anni.
A casa!!!!! La colpa è solo della politica...gli enti pubblici sono diventati il contentitore dei raccomandat e degli iscritti al partito...gente che fino a qualche anno fa stazionava tutto il giorno al Bar e che si è iscritta al Partito per trovare un lacoro sicuro...spesso gente che non ha voglia di fare niente.
Ovviamente non faccio di tutta l'erba un fascio, ma spesso è copsì.
Largo a chi sa lavorare e chi ha voglia...deve esistere la meritocrazia.
Vedi seppur la pensiamo diversamente a livello politico concordo pure le virgole in quello che hai scritto!!!
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#14 burjan Dom 18 Set, 2011 09:36
Lo so che è off-topic, ma faccio una semplice domanda: come fare a decidere chi è il fannullone e l'inefficiente, in strutture no-profit come gli enti pubblici, dove non esiste un sistema di contabilità che possa misurare realmente queste grandezze in maniera oggettiva?
I licenziamenti sarebbero sicuramente arbitrari e dettati da criteri politici.
Il Ministro della Funzione Pubblica del governo Prodi, Nicolais, propose un mega piano di prepensionamenti (170.000). Qualcuno gli spiegò che non si poteva mandare i dipendenti pubblici a casa a 50 anni, mentre si innalzava l'età minima per il pensionamento dei privati.
Penso che sia giunta l'ora di fregarsene e di ritornare a quell'idea. Con due precisazioni: pensione al 60% dello stipendio, ridotta al 30% per quanti abbiano subito procedimenti disciplinari o valutazioni negative.
Esistono molti enti pubblici in cui l'età media dei dipendenti si avvicina ai 60 anni.... ma si può??????
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#15 zerogradi Dom 18 Set, 2011 09:41
Lo so che è off-topic, ma faccio una semplice domanda: come fare a decidere chi è il fannullone e l'inefficiente, in strutture no-profit come gli enti pubblici, dove non esiste un sistema di contabilità che possa misurare realmente queste grandezze in maniera oggettiva?
Ma i dirigenti che stanno lì a fare???????????? Oh, c'è gente che non sa accendere un PC!! E' giusto che stia lì dentro??? NO!!
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