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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#16  marvel Mer 16 Feb, 2011 16:03

Tensione in Libia, polizia disperde i manifestanti antigovernativi: 38 i feriti a Bengasi


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Sono trentotto le persone rimaste ferite negli scorsi che si sono verificati nella notte tra martedì e mercoledì a Bengasi, in Libia, tra manifestanti e forze dell'ordine, alla vigilia della cosiddetta Giornata della collera. Lo riferiscono alla France Presse fonti ospedaliere. Un precedente bilancio, diffuso dal quotidiano locale Quryna, parlava di 14 feriti. Le forze dell'ordine sono intervenute per mettere fine agli scontri tra sostenitori del leader libico Gheddafi e dei "sabotatori", infiltrati per reclamare la liberazione di un avvocato. Martedì i familiari dei detenuti uccisi nel 1996 in una sparatoria nella prigione di Abu Slim, a Tripoli si sono radunati davanti a un commissariato di Bengasi per chiedere la liberazione del loro coordinatore, l'avvocato Fethi Tarbel. Secondo Human Rights Watch, furono almeno 1.200 i prigionieri uccisi dalle forze dell'ordine, in circostanze ancora poco chiare. Da anni le famiglie, di cui la maggior parte è originaria di Bengasi, non smettono di chiedere giustizia. Le forze dell'ordine sarebbero intervenute per mettere fine agli scontri. Arrestato per motivi ancora non precisati, Tarbel è stato rilasciato su pressione delle famiglie, precisa il giornale Qurina, vicino al figlio di Gheddafi, Seif Al-Islam. Tuttavia, dopo il rilascio del legale, i familiari sono rimasti sul posto e altre persone si sono unite a loro, spingendo così le forze dell'ordine a disperderli con la forza, secondo il sito Libya al-Youm. Secondo questi siti, i dimostranti hanno scandito slogan contro il regime, quali "Bengasi svegliati, è il giorno che aspettavi", "il sangue dei martiri non è stato versato invano", o ancora "il popolo vuole metter fine alla corruzione". Poco dopo, centinaia di sostenitori del regime hanno manifestato sempre a Bengasi, seconda città del paese, 1.000 chilometri a est di Tripoli, ma anche a Sirte, Sebha e a Tripoli, secondo quanto mostrato dalla televisione di Stato.
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#17  marvel Gio 17 Feb, 2011 22:44

C'eravamo dimenticati del piccolo Bahrain.
Il bello è che in TV, con tutto quello che sta succedendo, si sono tutti preoccupati per il Gran Premio che dovrà esserci tra qualche settimana...  

Dieci morti nelle proteste in Libia, scontri in Bahrain. Suez bloccato alle navi da guerra iraniane
17 febbraio 2011 - www.ilsole24ore.com

Nuove tensioni in Medio Oriente. Nelle ultime 24 ore ore in Libia, Barhain, Yemen, Iran, Israele e Algeria si sono registrati numerosi scontri tra manifestanti e autorità dell'esercito. Scontri che seguono il focolaio di proteste delle ultime settimane che hanno costretto i presidenti di Egitto e Tunisia a rassegnare le dimissioni.

Cresce il movimento libico anti-Gheddafi: dieci morti
Sono almeno 10 i morti negli scontri i Libia per la Giornata della collera contro il regime di Muammar Gheddafi, dove i manifestanti chiedono da ieri un cambio di regime. Secondo i siti dell'opposizione Al Youm e Al Manara, ci sono stati sei morti e Bengasi e almeno quattro nella vicina Al Beida, nell'est del Paese. Le notizie riportate dall'Agenzia France Presse (secondo Reuters i morti sarebbero otto) non possono però essere verificate in modo indipendente. L'invito a manifestare seguendo l'esempio delle rivolte popolari in Tunisia ed Egitto era stato lanciato con un tam tam via Internet, nel quinto anniversario della sanguinosa repressione del 2006 a Bengasi dopo l'assalto al consolato italiano. E a Bengasi, la seconda città libica, hanno manifestato tra gli altri gli avvocati che davanti a un tribunale hanno chiesto una nuova Costituzione.Ad Al Beida gli scontri sono scoppiati al termine dei funerali di due giovani uccisi nelle proteste di mercoledì. Il giornale Quryna, vicino al figlio di Gheddafi Seif al-Islam, ha confermato solo due morti nella città orientale.
Notizie di scontri tra polizia e manifestanti anti-regime arrivano anche da Ajdabya, nell'est della Libia, dove questa mattina un gruppo di manifestanti ha sfilato per le vie del centro e ha dato fuoco ad alcuni uffici governativi. Situazione tranquilla a Tripoli, dove nella centrale Piazza verde si sono visti solo sostenitori di Gheddafi che sventolavano le bandiere verdi della Giamahiria. Ma da Zenten, a sud-ovest della capitale, ci sono state manifestazioni anti-Gheddafi in piazza con un edificio dato alle fiamme.

La polizia spara tra la folla in Bahrain
In Bahrain un gruppo di manifestanti continua a chiedere le dimissioni del governo. Nella notte la polizia ha reagito sparando gas lacrimogeni e proiettili a pallettoni. Secondo un medico del posto ci sarebbero almeno tre morti e numerosi feriti, trasportati al Medical Complex Salmaniya. «La brutale violenza che abbiamo visto oggi non dà nessuna possibilità per il governo a continuare», ha detto Mohamed Almizal, parlamentare anziano del gruppo musulmano a maggioranza sciita di Al-Wefaq. «È troppo tardi. Un governo che uccide il proprio popolo non è legittimo». Il dissenso in Bahrain, sede della quinta flotta della Marina degli Stati Uniti, segue la caduta dei governanti autocratici dai movimenti popolari in Egitto e Tunisia e segna la diffusione di disordini nel Golfo Persico, dove si produce la maggior parte del petrolio del Medio Oriente.


Cinque feriti in Yemen
In Yemen cinque persone sono rimaste ferite durante gli scontri avvenuti a Sanaa tra manifestanti antigovernativi e sostenitori del regime. La polizia è intervenuta sparando colpi di avvertimento per disperdere la folla. Lo riferisce un corrispondente dell'Afp. I manifestanti chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh che guida il paese da 32 anni.

Un ruolo chiave nelle proteste è giocato anche dall'Iran che il 14 febbraio ha schierato le forze della sicurezza per reprimere una manifestazione di opposizione organizzata per manifestare solidarietà alle proteste in atto nel Medio Oriente. La parte sciita del Barhain è vicina all'Iran, mentre la famiglia regnante (sunnita) è vicina all'Arabia Saudita, alleato degli Stati Uniti e principale produttore mondiale di petrolio.

Bloccato il passaggio dal Canale di Suez a navi da guerra iraniane
Intanto è stato annullato il passaggio attraverso il Canale di Suez di due navi da guerra iraniane che da ieri incrociano nel Mar Rosso. Lo riferiscono fonti dell'autorità del Canale, spiegando che la richiesta è arrivata dal rappresentante delle due imbarcazioni. Le due navi da guerra, una fregata e una nave rifornimenti, Asam e Kharg, incrociano da ieri nelle acque del Mar Rosso, facendo salire la tensione della regione. Israele ha accusato Teheran di «provocazione», sostenendo che le due navi dovevano risalire il canale per recarsi in Siria.

Il capo dell'autorità giudiziaria iraniana, l'ayatollah Sadegh Larijani, ha accusato i leader dell'opposizione di «tradimento» e di essere sostrenuti da «sionisti, Stati Uniti e Regno Unito».

«Il tradimento dei capi della rivolta è visibile a tutti - ha dichiarato Larijani, citato dall'agenzia ufficiale Irna - questo gruppo di Kharavej (persone che si ribellano al potere religioso) deve sapere che (nonostante) la bontà islamica, noi non accettiamo che mettano in pericolo il regime». Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli al regime per un processo rapido e una «punizione severa» contro l'ex premier Hossein Moussavi e l'ex presidente del Parlamento Mehdi Karoubi, responsabili di aver ispirato la manifestazione di piazza di lunedì scorso, in cui hanno perso la vita due persone. Nei giorni scorsi la televisione ha mostrato diverse manifestazioni in cui deputati o dimostranti hanno chiesto che «Moussavi e Karoubi vengano impiccati».

«Chiedo a tutti di permettere alla giustizia di agire nel rispetto della legge, nell'interesse del regime», ha aggiunto Larijani, annunciando poi di voler «impedire ai capi della rivolta di rilasciare dichiarazioni». «I capi della rivolta devono sapere che non hanno nessun posto nel Paese. La gente lo sa, perché sono sostenuti dai sionisti, dagli Stati Uniti e dal Regno Unito», ha aggiunto.

Tre palestinesi uccisi in scontri con polizia israeliana
Tensioni anche in Israele. Tre palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte in uno scontro con soldati israeliani al quale hanno preso parte anche l'aviazione e la marina nel Nord della striscia di Gaza, vicino a Bet Lahiya. Secondo fonti palestinesi i tre, sui 20 anni d'età, si sono scontrati con le truppe israeliane mentre cercavano di infiltrarsi in Israele. Secondo fonti militari in Israele sono stati invece sorpresi mentre cercavano di deporre una mina vicino al reticolato di confine, pattugliato dall' esercito. Allo scontro hanno preso parte un elicottero e un guardacoste della marina. Fonti della sanità palestinese hanno detto che i corpi dei tre uccisi sono stati recuperati stamattina. Non è stata precisata finora l'organizzazione di appartenenza. Lo scontro si è verificato dopo alcuni giorni di calma relativa sul confine tra Israele e Gaza e ha fatto di nuovo risalire la tensione nell'area.

Sale il prezzo del greggio
Sullo sfondo delle tensioni i prezzi del petrolio sono ancora rialzo sui mercati asiatici. Il Wti con consegna a marzo ha chiuso a 84,99 dollari, in progresso di 67 centesimi dopo aver toccato anche quota 85,25 dollari. Il Brent del mare del Nord con consegna ad aprile, invece, ha guadagnato 2,14 dollari 103,78, ma durante la seduta si é spinto fino a 104,52 dollari, ai massimi dal settembre 2008.

da: http://www.ilsole24ore.com/art/noti....shtml#continue
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#18  and1966 Ven 18 Feb, 2011 08:37

Quello che succede in Baharain è un preview di quelli che saranno i veri, grandi problemi degli stati arabi petrodipendenti.
Laggiù l' oro nero è in rapido esaurimento (come a Dubai, negli EAU, d'altronde) e, "morto l' Cristo, spenti i lumi", finita la pressoché fonte unica di reddito saranno guai grossi, perchè chi ha assaggiato un minimo di benessere, giustamente non ci sta a tornare indietro.

Gli illuminati sheik di Dubai (la famiglia Al Makhtoum), davvero molto avanti, non si sono limitati alle solite stravaganti particolarità di quei mondi (la pista di sci coperta su tutte), ma hanno tentato di creare comunque un diversivo (anche se la crisi di due anni fa ha disilluso parecchi investitori).

Vedremo un po' .... intanto stamani benzina ad 1,51 € e gasolio a 1,39 € (al litro ....)  
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#19  marvel Dom 20 Feb, 2011 18:57

Aggiornamento della situazione, a Tunisia ed Egitto si aggiungono molti altri fronti della "protesta".

La Libia è nel caos, razzi Rpg sulla folla: almeno 258 le vittime


Sono 258 i morti e 800 i feriti negli scontri a Bengasi. Lo ha riferito un attivista dei diritti umani alla tv Al Jazira aggiungendo che sono stati sparati anche razzi RPG e mitragliate dagli elicotteri. Nella città della Cirenaica non si sa chi comanda ha affermato il vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, secondo il quale nella capitale "l'atmosfera è tranquilla e si vedono solo piccoli cortei di sostegno aGheddafi". Ad Al Baida, nell'est estremisti islamici, che sifanno chiamare 'l'emirato islamico di Barkà, tengono in ostaggio elementi dei servizi di sicurezza e cittadini. Secondo un attivista, Miftah Saleh, a Shahat sarebbe in azione un centinaio di mercenari provenienti da Ciad e Nigeria e 30 sono stati catturati dai manifestanti. Google ha reso disponibili dei numeri con i quali arrivare a Twitter, per consentire ai libici di comunicare anche col blocco di Internet. La Farnesina esclude tassativamente i viaggi in Cirenaica.

La Farnesina: "No tassativo ai viaggi in Cirenaica" - In considerazione della gravità della situazione in Cirenaica, in particolare nelle città di Bengasi, Ajdabya, Al Marj, Al Beida, Derna e Tobruk, la Farnesina "sconsiglia tassativamente qualsiasi viaggio non essenziale nella Regione". Recita così l'ultimo avviso particolare sulla Libia pubblicato oggi sul sito della Farnesina viaggiare sicuri.

Il Vescovo di Tripoli: "A Bengasi non si sa chi comanda" - "Non siamo in grado di sapere a chi appartengano in questo momento Bengasi e le altre città della Cirenaica": è quanto ha affermato il vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli. Nella capitale invece "l'atmosfera è tranquilla e stamane si vedono solo piccoli cortei di sostegno a Gheddafi", ha raccontato il presule. "Avevamo chiesto alle autorità libiche protezione per le chiese e i conventi della Cirenaica e ci hanno risposto che loro non possono fare niente", ha detto il vescovo. Monsignor Martinelli si è però dichiarato possibilista sull'evolversi della situazione. "Io penso che possa esserci una forma di riconciliazione. E' un Paese grande, è un Paese che non vuole guerre o conflitti", ha osservato. "Certo - ha precisato - ci deve essere un gesto di tolleranza da entrambe le parti"Un alto responsabile libico ha intanto fatto sapere che "un gruppo di estremisti islamici" tiene in ostaggio alcuni cittadini e membri delle forze dell'ordine "nell'est" della Libia. Il sequestro ha avuto luogo ad al Baida. "Un gruppo di estremisti islamici, che si fa chiamare 'Emirato islamico di Barka', tiene in ostaggio dei membri del servizio di sicurezza e alcuni cittadini", ha detto il responsabile libico a condizioni di anonimato. Il sequestro, secondo quanto si è appreso, è avvenuto "durante gli scontri degli ultimi giorni", ha aggiunto la fonte di Tripoli, sottolineando che il gruppo "chiede la revoca dello stato d'assedio imposto dalle forze dell'ordine per evitare che gli ostaggi siano uccisi".

La giornata si era aperta con la sospensione dei servizi internet in tutto il Paese da parte del governo; alcune televisioni locali sono state oscurate. I manifestanti hanno occupato l'aeroporto di Bengasi, teatro degli scontri più sanguinosi e dove venerdì è stata data alle fiamme la sede di una radio locale. Ma gli incidenti più gravi hanno avuto luogo nel pomeriggio. Le forze di sicurezza hanno sparato sulla folla che, mentre partecipava a un corteo funebre, ha provato ad assaltare una caserma utilizzando anche bombe molotov. Google ha intanto messo a disposizione dei numeri con i quali arrivare a Twitter, per consentire ai libici di comunicare anche col blocco di Internet. Lo riferisce il sito Lybia Al Youm.

Aperta un'inchiesta sulle violenze - Il procuratore generale libico Abdelrahman Al-Abbar ha ordinato l'apertura di una inchiesta sulle violenze durante le manifestazioni anti-regime, in particolare nell'est del paese. Lo ha riferito una fonte informata alla France Presse. "Il procuratore ha ordinato l'apertura di una inchiesta sulle ragioni e il bilancio degli avvenimenti in alcune città e ha chiesto di accelerare le procedure per giudicare tutti quelli che sono colpevoli di omicidio o di saccheggi", ha detto la fonte.

Tripoli: "Stop alla lotta contro l'immigrazione se l'Ue incoraggerà le manifestazioni" - Le autorità libiche hanno convocato l'ambasciatore di un Paese dell'Unione europea a Tripoli per minacciare la fine della cooperazione nella lotta contro l'immigrazione, se la Ue continuerà a "incoraggiare" le manifestazioni nel Paese. Lo ha dichiarato oggi la presidenza ungherese dell'Unione. "Giovedì, l'ambasciatore ungherese è stato convocato a Tripoli. Gli è stato detto che se l'Unione europea continuerà a incoraggiare i manifestanti, la Libia sospenderà la cooperazione in materia di lotta all'immigrazione clandestina con la Ue" ha dichiarato il portavoce della presidenza ungherese dell'Unione europea, Gergely Polner. Dopo la convocazione dell'ambasciatore, "gli altri rappresentanti europei a Tripoli hanno ricevuto lo stesso messaggio" ha aggiunto. Le autorità libiche hanno voluto esprimere "il loro malcontento" dopo l'appello lanciato mercoledì dal capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, per il rispetto della "libertà di espressione" nel Paese, dove si susseguono le manifestazioni contro il colonnello Gheddafi. Ashton aveva anche chiesto a Tripoli di "ascoltare" i manifestanti" e di "evitare le violenze".

Berlusconi: non voglio disturbare Gheddafi - Silvio Berlusconi si dice preoccupato per quanto sta avvenendo in Libia, ma spiega di non aver sentito il suo amico Gheddafi per non "disturbarlo" in un momento così delicato. "Siamo preoccupati - dice il premier ai giornalisti - per tutto quello che sta accadendo lì in tutta l'area". A chi gli chiedeva se avesse sentito il colonnello, il premier ha risposto di no perché "la situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno".
Veltroni: silenzio dal nostro governo - "Il silenzio delle autorità italiane su quanto sta avvenendo in Libia è terribile e assordante. In pochi giorni ci sono stati quasi cento morti e non c'é stata ancora alcuna reazione ufficiale. Il grande sommovimento che, in nome del pane e della libertà, sta scuotendo l'Africa mediterranea è una cosa che riguarda direttamente l'Italia". Lo afferma l'esponente del Pd Walter Veltroni. "In Libia - sottolinea - un regime oppressivo e oggi violento non può agire contando sull'inazione italiana. E' necessario che in Parlamento l'opposizione e maggioranza esprimano la loro condanna. E' necessaria una posizione ferma del nostro Paese. Ogni ulteriore attesa sarebbe gravissima".
Casini: il governo riferisca - "In Libia èin corso un silenzioso massacro di giovani intellettuali e lavoratori che protestano contro un regime liberticida. Le autorità italiane assistono in modo silenzioso e forse imbarazzato nel ricordare le indegne sceneggiate a cui ci ha costretto ad assistere il colonnello Gheddafi sul territorio italiano con la sola voce indignata di una parte dell'opposizione. Chiediamo che il Governo riferisca in Parlamento al più presto su quanto sta avvenendo e che le Camere esprimano una condanna netta e ferma per atti di violenza perpetrati nei confronti di spontanee manifestazioni di protesta popolare contro un regime tirannico". Lo afferma il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini.

L'ondata di proteste popolari nata in Tunisia ed allargatasi all'Egitto sta continuando ad espandersi a macchia d'olio nel Medio Oriente e in Nordafrica.
Il momento risulta esser particolarmente difficile in Libia, ma non meno semplice appare essere in altri paesi del medio oriente.
In Bahrein, piccola monarchia del Golfo Persico, strategica per gli Stati Uniti perché ospita la quinta Flotta (fondamentale per la guerra in Afghanistan e la presenza Usa nella zona), il principe ereditario del Bahrein, Salman bin Hamad Al-Khalifa, ha ordinato alla polizia di "allontanarsi dagli assembramenti" dei manifestanti che hanno iniziato ad allestire le tende in piazza della Perla, cuore della protesta a Manama. Gli oppositori, principalmente membri della maggioranza sciita del Paese che protestano contro la casa reale sunnita, questa mattina hanno mostrato un atteggiamento di "prudente" apertura nei confronti dell'offerta di dialogo avanzata dal principe ereditario, ma hanno condizionato i colloqui alle dimissioni del governo, considerato responsabile dell'uccisione di alcuni manifestanti a Manama.
Nello Yemen scontri violenti hanno contrapposto manifestanti e sostenitori del regime intorno all'Università di San'a: uno studente è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e altri cinque sono rimasti feriti. Si tratta del primo morto nella capitale dall'inizio della contestazione contro il presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni. Un adolescente è rimasto ucciso, inoltre, in scontri tra forze di sicurezza e manifestanti ad Aden.
In Algeria, dove il potere teme uno scenario di rivoluzione alla tunisina, circa 200 persone hanno manifestato ieri nel centro di Algeri, malgrado un importante dispositivo di polizia. Secondo fonti dell'opposizione negli scontri sarebbe rimasto ferito e sarebbe caduto in coma Tahar Besbas, deputato del Movimento per la Cultura e la Democrazia (Rcd). La notizia è stata smentita dalla direzione della protezione civile.
Anche in Marocco la situazione è critica. Alcune centinaia di persone hanno iniziato a radunarsi a Casablanca e Rabat per partecipare alle manifestazioni di protesta previste per oggi in molte città del paese al fine di richiedere una serie di riforme politiche ed una limitazione dei poteri del re. "Libertà, dignità, giustizia", hanno urlato i manifestanti.
Nel Gibuti, tre dei principali dirigenti dell'opposizione sono stati arrestati, all'indomani degli scontri tra la polizia e i manifestanti che hanno fatto almeno due vittime. I tre arrestati, due dei quali sono stati rilasciati in serata, sono, rispettivamente, i presidenti del Partito nazional-democratico, dell'Unione per la giustizia e la democrazia e del Partito democratico di Gibuti.
In Iran poi il ministero degli Interni ha messo in guardia l'opposizione iraniana da ogni manifestazione "illegale" come quelle che sarebbero in programma per la giornata di oggi, minacciando di "agire secondo la legge contro i sediziosi e i responsabili della sedizione". Molti siti dell'opposizione iraniana - tra cui quelli dei due principali leader riformisti, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karoubi - hanno lanciato un appello a manifestare oggi in memoria delle vittime delle proteste dello scorso 14 febbraio a Teheran.
Nel Kuwait polizia ha sparato gas lacrimogeni contro circa 300 manifestanti che reclamano diritti. Secondo quanto riferito dal quotidiano spagnolo El Pais, nella sua edizione online, si tratta di una parte dei circa 100mila apolidi (per la maggior parte discendenti da nomadi e immigrati) che sono scesi in piazza per chiedere la nazionalità kuwaitiana.
http://notizie.tiscali.it/articoli/...rti-feriti.html
20 febbraio 2011
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#20  Icestorm Dom 20 Feb, 2011 19:59

and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Quello che succede in Baharain è un preview di quelli che saranno i veri, grandi problemi degli stati arabi petrodipendenti.
Laggiù l' oro nero è in rapido esaurimento (come a Dubai, negli EAU, d'altronde) e, "morto l' Cristo, spenti i lumi", finita la pressoché fonte unica di reddito saranno guai grossi, perchè chi ha assaggiato un minimo di benessere, giustamente non ci sta a tornare indietro.

Gli illuminati sheik di Dubai (la famiglia Al Makhtoum), davvero molto avanti, non si sono limitati alle solite stravaganti particolarità di quei mondi (la pista di sci coperta su tutte), ma hanno tentato di creare comunque un diversivo (anche se la crisi di due anni fa ha disilluso parecchi investitori).

Vedremo un po' .... intanto stamani benzina ad 1,51 € e gasolio a 1,39 € (al litro ....)  


Questa notizia dove l'avresti presa scusa?? Io ho partecipato ad un paio di seminari ENI quest'anno per via del corso di laurea che ho intrapreso, e la situazione non è di certo la stessa che hai detto...   
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#21  marvel Mar 22 Feb, 2011 12:25

E chi se ne frega...!
Se la situazione in Medio  Oriente non si è mai normalizzata, restando al 90% in uno stato di emergenza per decenni, se non secoli, un motivo c'è e lo conosciamo tutti: il pertolio (ed altri idrocarburi annessi), ma anche la presenza dei dittatori rappresentava non solo una "garanzia" di stabilità, ma anche una garanzia di affari per molte aziende e stati esteri.
Un dittatore ha bisogno di un bell'arsenale bellico sempre aggiornato!  

Export di armi russe rischia danni per 10 miliardi
La Russia rischia di perdere sino a 10 miliardi di dollari di contratti per forniture militari a causa dell'instabilità verificatasi nelle ultime settimane in Medio Oriente, dalla Tunisia all'Egitto, dal Barheim alla Libia. Lo riferisce l'agenzia Interfax citando una fonte legata al settore dell'export di armi. "Solo con la Libia si è discussa la possibilità di firmare un pacchetto di contratti per la vendita di armi per un valore di oltre due miliardi di dollari", ha spiegato la fonte.
http://www.repubblica.it/esteri/201...095/?ref=HREA-1
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#22  and1966 Mar 22 Feb, 2011 17:17

Icestorm ha scritto: [Visualizza Messaggio]
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Quello che succede in Baharain è un preview di quelli che saranno i veri, grandi problemi degli stati arabi petrodipendenti.
Laggiù l' oro nero è in rapido esaurimento (come a Dubai, negli EAU, d'altronde) e, "morto l' Cristo, spenti i lumi", finita la pressoché fonte unica di reddito saranno guai grossi, perchè chi ha assaggiato un minimo di benessere, giustamente non ci sta a tornare indietro.

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Questa notizia dove l'avresti presa scusa?? Io ho partecipato ad un paio di seminari ENI quest'anno per via del corso di laurea che ho intrapreso, e la situazione non è di certo la stessa che hai detto...   


http://countrystudies.us/persian-gulf-states/37.htm

http://www.noga.gov.bh/en/getinfo.asp?cid=772&section=28&menu=0

http://www.esteri.it/MAE/pdf_paesi/...NTE/Bahrain.pdf

Poi spiegami perchè Halliburton - KBR non hanno reinvestito da quelle parti .....    

p.s.: a Duvbai, che è uno degli emirati dell' EAU, il petrolio nn è piu' come prima, anche se tutti gli altri emirati uniti gli garantiscono .... la pacchia (ma l' equilibrio fra loro ?)
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#23  Poranese457 Mar 22 Feb, 2011 17:36

Stamani guardando il TG mi sembrava di esser sul set di uno di quei film catastrofici che iniziano sempre con la TV che annuncia inimmaginabili disastri a spasso per il mondo.

C'era di tutto:

1. Caccia dell'aviazione che sparano sui protestanti in Libia

2. Navi da guerra iraniane che si spingono sino all'interno del canale di Suez

3. Bahrein in fiamme

4. Terremoto molto forte in Nuova Zelanda con oltre 60 morti ed una città come Cristhchurch quasi rasa al suolo.


Davvero guardando quelle immagini mi sono venuti in mente tanti di quei film che non si fa in tempo a nominarli. Mi chiedo io: siamo davvero arrivati a questo punto?? Cosa sta succedendo nel mondo??
Sinceramente ero sconcertato di fronte a tutta questa serie di eventi che, terremoto escluso, di sicuro non è strano che avvengano in sincrono.  E' chiaro come siano uno la conseguenza dell'altro così come è altrettanto chiaro che il Mediterrano mai come ora sia una polveriera pronta ad esplodere facendo confluire su se stesso tutti i "frutti" delle proteste che si stanno spargendo a macchia d'olio negli stati islamici.
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#24  Fili Mar 22 Feb, 2011 17:44

purtroppo l'Islam ed il Corano, professando l'integralismo religioso, sono la peste dei tempi che stiamo vivendo...e temo nessuno sia in grado di fermarli      

PS: Il terremoto è in Nuova Zelanda...    
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#25  Poranese457 Mar 22 Feb, 2011 17:48

Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
purtroppo l'Islam ed il Corano, professando l'integralismo religioso, sono la peste dei tempi che stiamo vivendo...e temo nessuno sia in grado di fermarli      

PS: Il terremoto è in Nuova Zelanda...    



L'Islam ed il Corano sono sempre esistiti così come sono sempre esistite tutte le altre religioni. Non è di sicuro colpa di esse se accade quel che accade quanto piuttosto di chi usa queste fedi come fulcro per entrare nella testa delle popolazioni inculcandogli dottrine che con la religione hanno poco a che fare.
Non parliamo poi di chi in nome "di Dio" comanda e gestisce in maniera tirannica intere nazioni.....

Grazie della correzione sul terremoto, avevo fatto confusione  
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#26  Francesco Mar 22 Feb, 2011 17:50

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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#27  Fili Mar 22 Feb, 2011 17:51

Poranese457 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
purtroppo l'Islam ed il Corano, professando l'integralismo religioso, sono la peste dei tempi che stiamo vivendo...e temo nessuno sia in grado di fermarli      

PS: Il terremoto è in Nuova Zelanda...    



L'Islam ed il Corano sono sempre esistiti così come sono sempre esistite tutte le altre religioni. Non è di sicuro colpa di esse se accade quel che accade quanto piuttosto di chi usa queste fedi come fulcro per entrare nella testa delle popolazioni inculcandogli dottrine che con la religione hanno poco a che fare.
Non parliamo poi di chi in nome "di Dio" comanda e gestisce in maniera tirannica intere nazioni.....

Grazie della correzione sul terremoto, avevo fatto confusione  


Il problema Leo è che mentre le altre religioni, pur avendo ideali a volte altrettanto radicali (ho conosciuto quest'anno da vicino induismo e buddismo), non sono per nulla aggressive verso il prossimo, per l'Islam non è così.

La Jiad, la guerra santa, è nel Corano. Significa esportare, con le cattive, la cultura islamica nel mondo a scapito del Male Occidentale. Da qui nasce tutto...  

Proprio perchè dici che sono sempre esistiti, dovresti sapere che sono sempre esistite anche situazioni come quella odierna...hai detto bene, è una polveriera.
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#28  Poranese457 Mar 22 Feb, 2011 18:17

Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]


Il problema Leo è che mentre le altre religioni, pur avendo ideali a volte altrettanto radicali (ho conosciuto quest'anno da vicino induismo e buddismo), non sono per nulla aggressive verso il prossimo, per l'Islam non è così.

La Jiad, la guerra santa, è nel Corano. Significa esportare, con le cattive, la cultura islamica nel mondo a scapito del Male Occidentale. Da qui nasce tutto...  

Proprio perchè dici che sono sempre esistiti, dovresti sapere che sono sempre esistite anche situazioni come quella odierna...hai detto bene, è una polveriera.



Tutto questo perchè oggi viviamo nel mondo dell'informazione ed abbiamo tutto bello documentato e filmanto: se però avessimo avuto gli attuali mezzi qualche secolo fa avremmo visto dei veri genocidi (le Crociate ne sono solo un esempio) perpetuati a favore della Chiesa Cattolica.
Ogni religione prevede la conversione del prossimo nei propri dogmi fondamentali: ora che la Jiad, intesa come la intendiamo noi, sia nel Corano credo sia una cosa da verificare e, anche fosse vera, non ti credere che la Bibbia sia un libro di pacifisti. Dagli una letta e ti accorgerai che è così.

E te lo dice un buon cristiano!  
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#29  Fili Mar 22 Feb, 2011 18:28

ahhh ma infatti concordo con Marx almeno su questo... la religione è l'oppio dei popoli... quanto la abolirei... vabè, lasciamo stare  
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#30  moetia Mar 22 Feb, 2011 18:30

La prima troupe televisiva , della  CNN, ad essere riuscita ad entrare in Libai dall'inizio della rivolta

http://edition.cnn.com/2011/WORLD/a...dex.html?hpt=T1
 



 
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