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Messaggio Sulla cresta dell'Onda: Periodo Freddo più vicino?

#1  marvel Mer 04 Nov, 2009 17:35

Più e più volte abbiamo dibattuto su questo tema, sia in termini e argomentazioni scientifiche che semplicemente esprimendo le nostre personali preferenze climatiche. Ma scientificamente e storicamente parlando non ci sono dubbi:

un Periodo Caldo è molto più favorevole alle sorti dell'umanità di un Periodo Freddo
.

Come mostra il grafico qui sotto, negli ultimi 5000 anni sul nostro pianeta si sono alternate lunghe fasi fredde a brevi fasi calde, pur essendo comunque in una fase interglaciale mite.

In particolare negli ultimi 3500 anni sono state 4 le brevi fasi calde che si sono alternate ad altrettanti lunghi periodi freddi (il freddo, in termini di durata, ha comunque prevalso sul caldo)

d18o_temperature

Come è storicamente provato, la stessa espansione e crescita delle civiltà mediterranee, come quella minoica, furono favorite dai benefici, sia in termini di temperature che di umidità (caldo e umido vanno sempre a braccetto) che, intorno a 3400 anni fa, garantirono cibo e prosperità a queste popolazioni (Minoan Warm Period).

Anche l'epoca romana pre-cristiana, quindi più di 2000 anni fa, fu caratterizzata da un periodo molto caldo (Roman Warm Period) che vide, non a caso, la crescita di un impero tanto vasto quanto potente, come mai prima di allora, che poté sviluppare un'agricoltura organizzata anche in regioni che prima di allora non erano nemmeno raggiungibili.

Successivamente, tra il 400 e il 900 DC, ci fu una fase fredda che al suo culmine ebbe conseguenze simili a quelle provocate, quasi 100 anni dopo, dalla PEG medievale, con carestie, epidemie e stravolgimenti di ogni sorta per le popolazioni del tempo (fine dell'Impero Romano).

Quindi ecco un nuovo periodo caldo, quello del cosiddetto MWP (Medieval Warm Period) o Optimum Cllimatico Medievale, periodo che permise la nascita e lo sviluppo di diverse civiltà, come quella anglosassone, quella vichinga e molte altre.
Le foreste nordiche raggiunsero latitudini molto settentrionali, più che in epoca moderna, sia in Canada che in Europa.

Poi, come sappiamo, fu il turno del rapido raffreddamento che portò alla PEG (Piccola Era Glaciale), con un crollo termico notevole che ebbe conseguenze nefaste per l'intera civiltà medievale. Gli stessi inuit che nella precedente fase calda poterono raggiungere ed insediarsi sulle coste dell'Artico, grazie alla clemenza del clima, in questa fase abbandonarono quelle zone o, come gran parte degli islandesi, vennero annientati dal freddo.
Carestie, pestilenze, terreni abbandonati sia perchè ormai troppo nordici, sia perchè troppo in quota, comunque ormai non più utilizzabili per l'allevamento e l'agricoltura. I ghiacciai montani di tutto l'emisfero settentrionale crebbero e spazzarono via foreste, pascoli e villaggi.

Veniamo al punto:

i 3 periodi caldi presi in considerazione hanno raggiunto temperature più alte di quella odierna, sono durati nella fase più intensa, un paio di secoli scarsi, e si sono conclusi molto repentinamente.

Il nostro periodo caldo è iniziato intorno al 1840 e forse potrebbe aver raggiunto il suo culmine proprio in questi anni.

La sequenza dei picchi caldi e dei picchi freddi degli ultimi 5000 anni mostra 2 importanti caratteristiche:

1) i periodi caldi hanno avuto picchi man mano meno intensi e più brevi, con discese sempre più rapide

2) i periodi freddi sono stati via via sempre più intensi e costanti

Ne consegue una considerazione su quanto possa essere probabile una nuova fase fredda, pur considerando eventuali ingerenze umane sul clima.
Infatti il grafico, nel suo complesso di alternarsi di fasi calde e fredde, punta deciso verso il freddo.

Già negli anni '70 dello scorso secolo gli scienziati pensarono che il calo di quegli anni, a circa 12000 anni dalla fine dell'ultima era glaciale, fosse l'inizio dell'inversione di rotta climatica verso un raffreddamento, ma evidentemente il picco caldo non era stato ancora raggiunto.

Ora siamo nuovamente agli albori in una fase di pausa del riscaldamento (sono alcuni anni che sembra essersi arrestato e da qualche anno, di aver imboccato la strada di un timido raffreddamento).
 
La domanda è:

sarà solo una pausa in stile anni '70 (più o meno incisiva) o sarà il segno che è stata raggiunta la cresta dell'onda e che d'ora in poi inizierà l'inevitabile discesa?  
 
Nonostante l'inestimabile piacere che potrebbe derivarmi dal poter vedere sbiancare tutti coloro che per anni ci hanno tartassato con continue congetture sull'imminente "scioglimento del globo",l' ebollizione dei mari e "desertificazione delle Maldive sommerse dal mare". Nonostante il mio amore per la natura, la neve e i ghiacciai, sia montani che polari, non nascondo che gradirei di gran lunga poter sperare che  i miei figli e i miei nipoti vivranno in un mondo più caldo ma prospero, piuttosto che in un mondo freddo e difficile, in cui l'umanità dovrà per forza fare i conti con una crescita della domanda di cibo ed energia, e inevitabilmente con l'aumento di carestie, siccità e guerre.    

L'ideale sarebbe che la pausa si prolungasse per decenni o secoli, ma la natura non conosce costanti, esistono solo oscillazioni, ciclicità, cavi d'onda e creste.

That's the way it is!

Marvel  
 




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Messaggio Re: Sulla cresta dell'Onda: Periodo Freddo più vicino?

#2  marvel Mer 04 Nov, 2009 18:49

Il fatto è che ultimamente sono più le smentite che le conferme per il GW, con indici climatici come ghiacci polari e temperature satellitari che vanno in controtendenza.
Ai serristi sono rimasti i soliti cavalli di battaglia, come l'arretramento dei ghiacciai montani e poco più... oltre che al sensazionalismo urlato ai 4 venti!
Tra l'altro molti di questi "cavalli di battaglia" sono completamente errati, travisati, come il caso del Kilimangiaro, montagna più alta del continente africano, che con i suoi 6000 metri sta perdendo rapidamente il suo ghiacciaio.
E' una prova del Global Warming?
No, non lo è, è la prova della modificazione del microclima, e non in termini di temperatura, dato che il ghiacciaio è ad una quota di sicurezza che mantiene temperature sotto zero 365 giorni all'anno, quanto in termini di piovosità e diminuzione di umidità nell'aria.
Infatti i territori alle sue pendici, e non solo, sono stati profondamente alterati dall'impatto delle attività umane che hanno devastato foreste e territori prima ricchi di umidità e vegetazione.
Ora invece lo sfruttamento sistematico ha modificato radicalmente territorio e microclima, con meno umidità e precipitazioni, causando una progressiva ed inesorabile sublimazione ed ablazione dei ghiacci.

Peccato che si continui a sbandierare la scomparsa del ghiacciaio come prova schiacciante del riscaldamento globale!
 
 




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Messaggio Re: Sulla cresta dell'Onda: Periodo Freddo più vicino?

#3  Poranese457 Mer 04 Nov, 2009 19:07

Si Massy  ma può l'andamento di un grafico dirci come sarà il clima da qui ai prossimi 50 anni??

Io direi di no, sicuramente tu hai esemplificato di molto il tuo ragionamento prima di scriverlo su questo forum ottenendo però, a mio avviso, una base non molto forte.

Ok, negli ultimi 5000 anni quel grafico è validissimo e ci condurebbe inesorabilmente verso una fase fredda, ma se andiamo a scavare più indietro nel passato??

Inoltre oggi dobbiamo considerare, ancor più di ieri, come i fattori antropici (anche se in piccola parte) stiano influendo sul riscaldamento appurato del sistema terra. Essi potrebbero essere la variabile che fa sballare i conti e che, forse da sola, riuscirebbe ad invalidare la tesi proposta dagli sviluppi di quel grafico.

Però anche a me farebbe tanto piacere veder nevicare in faccia ai serristi di Abu Dabi        
 




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Messaggio Re: Sulla cresta dell'Onda: Periodo Freddo più vicino?

#4  marvel Mer 04 Nov, 2009 23:10

Poranese457 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Si Massy  ma può l'andamento di un grafico dirci come sarà il clima da qui ai prossimi 50 anni??

Io direi di no, sicuramente tu hai esemplificato di molto il tuo ragionamento prima di scriverlo su questo forum ottenendo però, a mio avviso, una base non molto forte.

Ok, negli ultimi 5000 anni quel grafico è validissimo e ci condurebbe inesorabilmente verso una fase fredda, ma se andiamo a scavare più indietro nel passato??

Inoltre oggi dobbiamo considerare, ancor più di ieri, come i fattori antropici (anche se in piccola parte) stiano influendo sul riscaldamento appurato del sistema terra. Essi potrebbero essere la variabile che fa sballare i conti e che, forse da sola, riuscirebbe ad invalidare la tesi proposta dagli sviluppi di quel grafico.

Però anche a me farebbe tanto piacere veder nevicare in faccia ai serristi di Abu Dabi        


Si Leo, questa è solo una lettura di un grafico che:

1) non è stata fatta solo da me ma da climatologi di tutto il mondo e già da qualche decennio, io l'ho solo ripresa perchè è stata riportata in auge da qualche scienziato, semplicmente perché l'andamento ultimo realizza la tesi "caduta" dopo gli anni '70

2) la maggior parte delle tesi, compresa quella serrista, è basata su grafici e raffronti fra di essi (comparazione CO2-Temperature, che oggi giorno scricchiola; comparazione Metano-Temperature, che oggi giorno è annientata, ecc ecc). Quindi, dall'osservazione degli andamenti e dei grafici, vengono dedotte delle relazioni, che, appunto, vengono introdotte in modelli da cui di traggono delle proiezioni (che in realtà non sono previsioni ma "scenari possibili", visto che non si hammo sulle mani relazioni abbastanza realistiche... che infatti, come dimostrano i fatti,  spesso si rivelano fallaci.

3) ultimamente sono state osservate nuove possibili relazioni, quali l'attività magnetica solare, lo spostamento del baricentro del sistema solare, l'interazione atmosfera-magnetosfera-sole-raggi cosmici, la ciclicità della circolazione oceanica, ecc, che sono in grado di produrre convergenze tali da dare segnali di una possibile riduzione delle temperature.

4) il grafico  mostra periodi più caldi del nostro, periodi senza alcuna influenza antropica sull'atmosfera (e questo fatto è una delle spine nel fianco dei serristi, che per annullarlo (complice l'IPCC) si sono inventati il famoso imbroglio dell' "hockey stick", poi smascherati e sbugiardati). Il grafico di cui sopra, indietro ai 5000 anni è ancor più interessante perchè fa vedere come usciti dalla glaciazione ci sia stata già la fase interglaciale e che probabilmente siamo agli sgoccioli (vedi grafici sotto)

5) credo che quando la natura stabilirà che è ora di abbassare il termostato lo farà e ce ne accorgeremo e temo che non basterà tutto il petrolio del mondo o tutta la nostra tecnologia per farle cambiare idea o contrastarla!

Quanto vuoi andare indietro?  

globaltropospheretemperaturesaverage

Ti ci rimetto anche questo
d18o_temperature

image3

holoceneoptimumtemperature

vostok_glacial_rates

 
 




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Messaggio Re: Sulla cresta dell'Onda: Periodo Freddo più vicino?

#5  burjan Gio 05 Nov, 2009 07:27

Caro Massy,
mi trovo, mio malgrado, costretto a contestare la tesi dell'equazione, un pò semplicistica, caldo=umido=prosperità.

Il mio mestiere non è la meteo e forse nemmeno la climatologia, ma quanto a storia, il mio corso di studi e la biblioteca intera che possiedo mi legittimano a dire che perfino la tesi opposta è perfettamente sostenibile.

Come sicuramente ben saprai, ad un aumento della temperatura globale corrisponde un innalzamento dell'ITCZone, per effetto del maggiore sviluppo dei moti ascendenti in sede equatoriale.

Il conseguente spostamento del fronte polare verso Nord comporta per alcune zone un aumento della piovosità e delle perturbazioni, per altre un calo. Non solo:

1) Alcuni tipi di agricoltura si avvantaggiano dell'aumento delle piogge, altri no (viticoltura, colture foraggere specializzate in caso di eccesso, leguminose);

2) L'eccessivo aumento del caldo e delle piogge in estate è letale per l'agricoltura del Nord Europa, difficilmente dannoso per il Mediterraneo;

3) La stessa orografia dei paesi avvantaggia alcune zone, svantaggia altre in caso di modifica del regime termico e pluviometrico.

Molte altre obiezioni di fondo si potrebbero fare; non per amore di polemica, ma di chiarezza.

Non commettiamo l'errore di confondere l'espansione politica e territoriale dei grandi imperi con la prosperità delle economie ed il benessere dei cittadini. Anzi, spesso i due elementi si pongono in correlazione inversa.

Ad esempio, l'analisi degli scheletri e dei depositi di rifiuto ha accertato inequivocabilmente che nei periodi di peggiore dissesto politico dell'Europa alto-medievale, il ridotto prelievo fiscale, la riduzione della popolazione ed il rimboschimento naturale comportarono un sostanziale aumento del consumo medio di proteine. La migliore alimentazione allungò la vita media e preparò la strada alla clamorosa rinascita post-anno 1000.

All'opposto, nel periodo della gloriosa civiltà comunale, le nostre città sovrappopolate si trasformarono in autentici inferni di me**a, ratti e malattie, con un drastico aumento della mortalità.

Andando più indietro nel passato: è accertato che il crescente inaridimento del clima in Mesopotamia, a partire dal 3.600 a.C., ha stimolato la concentrazione della popolazione e dei poteri in materia di irrigazione, dando inizio alla rivoluzione urbana (fase di Uruk IVa, 3.400 a.C.)

Ed infine: la tanto vituperata PEG ha dato inizio alla Rivoluzione Industriale. Tutto cominciò col boom dell'industria tessile (e te credo) a metà del '700. La rovina dell'agricoltura nordeuropea , la conseguente disponibilità di manodopera a basso costo, la sostituzione dei campi di grano con i pascoli recintati costituirono il necessario presupposto per lo sviluppo della civiltà occidentale così come noi la conosciamo. L'Europa affermò la sua supremazia sul mondo mentre era straziata dal freddo.

Credo sia quindi più giusto ragionare in termini locali e specifici. Purtroppo, secondo me, l'impatto degli eventuali cambiamenti, in qualsiasi direzione si verifichino, potrà essere valutato solo ex post.
 




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Messaggio Re: Sulla cresta dell'Onda: Periodo Freddo più vicino?

#6  marvel Gio 05 Nov, 2009 08:39

burjan ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Caro Massy,
mi trovo, mio malgrado, costretto a contestare la tesi dell'equazione, un pò semplicistica, caldo=umido=prosperità.

Il mio mestiere non è la meteo e forse nemmeno la climatologia, ma quanto a storia, il mio corso di studi e la biblioteca intera che possiedo mi legittimano a dire che perfino la tesi opposta è perfettamente sostenibile.

Come sicuramente ben saprai, ad un aumento della temperatura globale corrisponde un innalzamento dell'ITCZone, per effetto del maggiore sviluppo dei moti ascendenti in sede equatoriale.

Il conseguente spostamento del fronte polare verso Nord comporta per alcune zone un aumento della piovosità e delle perturbazioni, per altre un calo. Non solo:

1) Alcuni tipi di agricoltura si avvantaggiano dell'aumento delle piogge, altri no (viticoltura, colture foraggere specializzate in caso di eccesso, leguminose);

2) L'eccessivo aumento del caldo e delle piogge in estate è letale per l'agricoltura del Nord Europa, difficilmente dannoso per il Mediterraneo;

3) La stessa orografia dei paesi avvantaggia alcune zone, svantaggia altre in caso di modifica del regime termico e pluviometrico.

Molte altre obiezioni di fondo si potrebbero fare; non per amore di polemica, ma di chiarezza.

Non commettiamo l'errore di confondere l'espansione politica e territoriale dei grandi imperi con la prosperità delle economie ed il benessere dei cittadini. Anzi, spesso i due elementi si pongono in correlazione inversa.

Ad esempio, l'analisi degli scheletri e dei depositi di rifiuto ha accertato inequivocabilmente che nei periodi di peggiore dissesto politico dell'Europa alto-medievale, il ridotto prelievo fiscale, la riduzione della popolazione ed il rimboschimento naturale comportarono un sostanziale aumento del consumo medio di proteine. La migliore alimentazione allungò la vita media e preparò la strada alla clamorosa rinascita post-anno 1000.

All'opposto, nel periodo della gloriosa civiltà comunale, le nostre città sovrappopolate si trasformarono in autentici inferni di me**a, ratti e malattie, con un drastico aumento della mortalità.

Andando più indietro nel passato: è accertato che il crescente inaridimento del clima in Mesopotamia, a partire dal 3.600 a.C., ha stimolato la concentrazione della popolazione e dei poteri in materia di irrigazione, dando inizio alla rivoluzione urbana (fase di Uruk IVa, 3.400 a.C.)

Ed infine: la tanto vituperata PEG ha dato inizio alla Rivoluzione Industriale. Tutto cominciò col boom dell'industria tessile (e te credo) a metà del '700. La rovina dell'agricoltura nordeuropea , la conseguente disponibilità di manodopera a basso costo, la sostituzione dei campi di grano con i pascoli recintati costituirono il necessario presupposto per lo sviluppo della civiltà occidentale così come noi la conosciamo. L'Europa affermò la sua supremazia sul mondo mentre era straziata dal freddo.

Credo sia quindi più giusto ragionare in termini locali e specifici. Purtroppo, secondo me, l'impatto degli eventuali cambiamenti, in qualsiasi direzione si verifichino, potrà essere valutato solo ex post.


Concordo su tutta la linea!  
La mia non voleva essere un'analisi di antropologia o di storia delle civiltà, ho messo in fila solo alcune delle notizie più ricorrenti a riguardo del periodo storico in esame.
Chiaramente ogni variazione climatica deve essere poi contestualizzata, ogni zona, persino ogni microclima ha un proprio andamento spesso e volentieri in controtendenza rispetto alla variazione generale.
Per non parlare delle dinamiche interne ad una civiltà, tanto suscettibili a innumerevoli fattori, quanto complesse ed imprevedibili, e non semplicisticamente ascrivibili solo alla variabilità climatica.
Però si può dire, in linea generale, che i cilimi rigidi non siano particolarmente forieri di precipitazioni.
Resta il fatto che, personalmente, pur con tutta la mia passione verso la neve, non desidererei vivere in una PEG, tanto meno agli albori di una glaciazione!  
 




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