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Messaggio Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#1  marvel Sab 12 Feb, 2011 14:55

E' cronaca di ieri la straordinaria liberazione del popolo egiziano dopo 30 anni di dittatura.
Solo poche settimane fa era toccato alla Tunisia, mesi fa era toccato all'Iran (con ben altra sorte).
Si vocifera che i prossimi paesi a seguire l'onda rivoluzionaria contro i regimi saranno lo Yemen e l'Algeria, ma anche paesi meno oppressi come la Giordania e la Libia potrebbero non evitare l'oda d'urto di questa fase storica..

Il re dello Yemen sembra aver recepito il messaggio e promette un'immediata riforma dello stato.

Quali le cause?
Quali le conseguenze?
Quali prospettive si aprono tra occidente e medio oriente?


Sono stato sia in Egitto che in Tunisia, paesi dove "apparentemente" tutti amavano i propri presidenti, ma non appena prendevi confidenza con qualche ragazzo che lavorava lì, ti diceva che il regime stava riducendo alla fame il popolo.

Credo che la voglia di libertà e democrazia, al di là dei fanatismi delle frange religiose più estremiste, sia sicuramente forte e, anche grazie ad internet, queste popolazioni, soprattutto le nuove generazioni (si parla di popoli molto giovani e in crescita demografica), sono molto meno isolate e i dittatori hanno avuto un nemico in più da dover affrontare negli ultimi anni: il tam tam della rete!

La grave crisi economica ha fatto il resto, producendo un crescente malcontento che ha esasperato animi e situazioni.

Situazione simile già vissuta in Thaylandia nei mesi scorsi, dove però la ribellione è stata repressa nel sangue.

Gli USA e l'Europa hanno, giustamente ed opportunamente, preso le parti della popolazione sia in Tunisia che in Egitto. E' pure vero che gli USA hanno foraggiato l'esercito egiziano fin dagli anni '60, favorendo anche l'ascesa dello stesso Mubarak e, non a caso, attualmente il potere resta nelle mani dell'esercito egiziano (i vertici dell'esercito egiziano controllano tra il 60 ed il 70% dell'economia egiziana).
Credo che questa sia la scelta migliore per la popolazione, sempre che conduca a libere elezioni.
D'altronde non sarebbe stato conveniente a nessuno, né alla popolazione né agli storici alleati dell'Egitto, una rivoluzione selvaggia con un vuoto di potere e senza controllo militare.

Il rischio maggiore di questa transizione è una deriva estremista.
Sono quasi sicuro, infatti, che presto si faranno sentire i fanatismi religiosi tramite frange estremiste che cercheranno di cavalcare l'onda per provare ad imporsi sulle masse.

L'Iran, tramite il suo presidente, ha subito "fatto sua" la rivoluzione dei "fratelli islamici", inneggiando, tanto per cambiare, all'inizio della rivolta contro Israele e gli occidentali.. ma a me sembra il classico atteggiamento di chi, temendo per la propria sorte, prova a schierarsi dalla parte dei ribelli cercando di mascherare la propria identità, quella di un dittatore!

 
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#2  and1966 Sab 12 Feb, 2011 15:26

Io porrei molto l' accento sugli ultimi due passaggi che hai scritto. Sono poco sognatore, e vedo come  realistica la possibilità che descrivi, anche alla luce di una certa conoscenza dell' ambiente.

I petrodollari del wahabitismo saudita a mio avviso non sono estranei a questa contemporanea "levata di scudi".

Discorso comunque lungo che rischia di portarmi "fuori mano" ....
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#3  burjan Sab 12 Feb, 2011 16:20

A parte il fatto che lo Yemen è una repubblica....

certo, non ci si può che rallegrare della caduta dei dittatori.

Però, resta tutto aperto il problema di come conciliare la democrazia parlamentare con la struttura economica e sociale di paesi in cui il libero mercato e la contrapposizione capitale-lavoro non esistono, o perlomeno non hanno la stessa importanza storica avuta in Occidente.

Spesso si assiste allo spettacolo di democrazie in cui i partiti non rappresentano diverse istanze politiche, sociali, programmatiche, ma tribù, etnie o religioni diverse.

E' chiaro che in quelle circostanze ci vuol poco a far degenerare la situazione, e si finisce per pensare che la dittatura sia preferibile alla guerra civile, o comunque al disordine.

L'Islam deve dotarsi di un proprio modello democratico, che non deve essere necessariamente scopiazzato dall'Occidente. Compito tutt'altro che semplice. Sono moderatamente pessimista.
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#4  marvel Sab 12 Feb, 2011 17:01

burjan ha scritto: [Visualizza Messaggio]
A parte il fatto che lo Yemen è una repubblica....

certo, non ci si può che rallegrare della caduta dei dittatori.

Però, resta tutto aperto il problema di come conciliare la democrazia parlamentare con la struttura economica e sociale di paesi in cui il libero mercato e la contrapposizione capitale-lavoro non esistono, o perlomeno non hanno la stessa importanza storica avuta in Occidente.

Spesso si assiste allo spettacolo di democrazie in cui i partiti non rappresentano diverse istanze politiche, sociali, programmatiche, ma tribù, etnie o religioni diverse.

E' chiaro che in quelle circostanze ci vuol poco a far degenerare la situazione, e si finisce per pensare che la dittatura sia preferibile alla guerra civile, o comunque al disordine.

L'Islam deve dotarsi di un proprio modello democratico, che non deve essere necessariamente scopiazzato dall'Occidente. Compito tutt'altro che semplice. Sono moderatamente pessimista.


Lo Yemen è una repubblica presidenziale, ed è il classico esempio del fallimento di un sistema occidentale applicato al medioriente:
in teoria è un sistema pluralistico, ma il Congresso generale del Popolo, il cui leader è il presidente Saleh, è da decenni il partito dominante... ovvero è una dittatura.  
Stessa cosa che avveniva in Tunisia ed Egitto (e credo un po' in tutti quei paesi), il presidente vinceva sempre le elezioni con un "sospetto" 90% dei voti!  

Credo che la Tunisia, nella trasformazione, possa essere avvantaggiata dalla occidentalizzazione radicata dall'influenza francese.
L'Egitto è un po' più a rischio, anche se un "modello alla turca" potrebbe essere percorso.

Chiaro, non stiamo parlando di soluzioni facili, anche se credo che la democrazia sia l'unica strada percorribile, spesso tramite ripetuti fallimenti e lunghe metamorfosi, ma resta ancora il sistema relativamente più equo... nonostante il rischio di degenerazione capitalista.
D'altronde, dopo il conclamato fallimento del comunismo e la crisi del socialismo reale, credo che sia la soluzione meno ingiusta e più percorribile.
 

PS(tutti i paesi di cui parliamo sono, ufficialmente, repubbliche democratiche o monarchie costituzionali, ma nella realtà sono regimi antidemocratici, oligarchici o dittatoriali... poco cambia)
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#5  and1966 Sab 12 Feb, 2011 18:20

burjan ha scritto: [Visualizza Messaggio]
A parte il fatto che lo Yemen è una repubblica....

certo, non ci si può che rallegrare della caduta dei dittatori.

Però, resta tutto aperto il problema di come conciliare la democrazia parlamentare con la struttura economica e sociale di paesi in cui il libero mercato e la contrapposizione capitale-lavoro non esistono, o perlomeno non hanno la stessa importanza storica avuta in Occidente.

Spesso si assiste allo spettacolo di democrazie in cui i partiti non rappresentano diverse istanze politiche, sociali, programmatiche, ma tribù, etnie o religioni diverse.

E' chiaro che in quelle circostanze ci vuol poco a far degenerare la situazione, e si finisce per pensare che la dittatura sia preferibile alla guerra civile, o comunque al disordine.

L'Islam deve dotarsi di un proprio modello democratico, che non deve essere necessariamente scopiazzato dall'Occidente. Compito tutt'altro che semplice. Sono moderatamente pessimista.


A mio avviso, la risposta a tutti i fermenti, contraddizioni tormenti ed inquietudini di quei paesi è in quella frase in neretto. Punto.  

Quanto all' auspicio, io sono estremamente pessimista. Se ne parlerà in termini di generazioni, e non certo di pochi anni.
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#6  burjan Sab 12 Feb, 2011 19:31

marvel ha scritto: [Visualizza Messaggio]
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Credo che la Tunisia, nella trasformazione, possa essere avvantaggiata dalla occidentalizzazione radicata dall'influenza francese.
L'Egitto è un po' più a rischio, anche se un "modello alla turca" potrebbe essere percorso.



Nella sostanza, concordo. Il modello turco ha sostanzialmente funzionato, perchè lì le regole istituzionali hanno... diciamo... radici profonde. In maniera draconiana, hanno risolto il problema della società multietnica; ma non tutto fila liscio. Ora le cose sembrano essersi assestate su un modello bipolaristico in stile occidentale, con il CHP a sinistra e l'AKP a destra; ma di strada ne hanno ancora da fare. La Turchia, in ogni modo, non è un paese arabo.

L'Egitto è ancora troppo condizionato dalla dittatura nasseriana; l'anomalia è quella di una classe militare che si è resa levatrice dello sviluppo, come in tanti paesi del Terzo Mondo, andando a leccarsi le dita dopo averle messe nel piatto. Adesso tocca alla società civile, non sarà semplice.

Per me, ci vorrebbe un arresto del bopm demografico ed un vero sviluppo economico. Quando la fame è soddisfatta, si può parlare di democrazia.

In Tunisia tutto sembra un pò più difficile.
 




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#7  and1966 Sab 12 Feb, 2011 20:03

Ragazzi, parliamoci chiaro: dove l' Islam é maggioranza, il cammino verso un sano laicismo é piu' in salita del K2. E questo perché, per mille e uno motivi, la religione islamica da sempre é anche lifestyle, non solo in termini di codici applicati, ma anche di ben piu' profonde e radicate convinzioni.

Lo stesso Ataturk Kemal Mustapha, non ha potuto certo fare, all' epoca, lo Stalin d' Oriente, perchè comunque mettersi contro la religione ed i vertici religiosi, é una bomba
 




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#8  marvel Sab 12 Feb, 2011 20:17

and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ragazzi, parliamoci chiaro: dove l' Islam é maggioranza, il cammino verso un sano laicismo é piu' in salita del K2. E questo perché, per mille e uno motivi, la religione islamica da sempre é anche lifestyle, non solo in termini di codici applicati, ma anche di ben piu' profonde e radicate convinzioni.

Lo stesso Ataturk Kemal Mustapha, non ha potuto certo fare, all' epoca, lo Stalin d' Oriente, perchè comunque mettersi contro la religione ed i vertici religiosi, é una bomba


... e lo è nel vero senso della parola.  
 




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#9  burjan Dom 13 Feb, 2011 15:24

and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ragazzi, parliamoci chiaro: dove l' Islam é maggioranza, il cammino verso un sano laicismo é piu' in salita del K2. E questo perché, per mille e uno motivi, la religione islamica da sempre é anche lifestyle, non solo in termini di codici applicati, ma anche di ben piu' profonde e radicate convinzioni.

Lo stesso Ataturk Kemal Mustapha, non ha potuto certo fare, all' epoca, lo Stalin d' Oriente, perchè comunque mettersi contro la religione ed i vertici religiosi, é una bomba


Non mi risulta che nel Sud-Est asiatico buddista, o nell'Africa subsahariana animista, le cose vadano meglio per la democrazia. Molti paesi latinoamericani cattolicissimi vi hanno approdato da poco e a passi ancora incerti.

Il problema è ancora lo stesso, dal 1960: costruire istituzioni democratiche in paesi in cui le fratture non sono le stesse delle democrazie liberali dell'Occidente. Paesi spessissimo creati sulla carta, non rispondenti a vere e proprie nazioni.

Nessuna cultura è meno democratica storicamente di quella giapponese, eppure lì la democrazia c'è. Perchè il Giappone è una nazione vera e perchè han risolto il problema pane.
Il secondo stato islamico del mondo, l'India, è una democrazia, in cui non esiste un partito islamico.
 




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#10  marvel Dom 13 Feb, 2011 16:18

burjan ha scritto: [Visualizza Messaggio]
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ragazzi, parliamoci chiaro: dove l' Islam é maggioranza, il cammino verso un sano laicismo é piu' in salita del K2. E questo perché, per mille e uno motivi, la religione islamica da sempre é anche lifestyle, non solo in termini di codici applicati, ma anche di ben piu' profonde e radicate convinzioni.

Lo stesso Ataturk Kemal Mustapha, non ha potuto certo fare, all' epoca, lo Stalin d' Oriente, perchè comunque mettersi contro la religione ed i vertici religiosi, é una bomba


Non mi risulta che nel Sud-Est asiatico buddista, o nell'Africa subsahariana animista, le cose vadano meglio per la democrazia. Molti paesi latinoamericani cattolicissimi vi hanno approdato da poco e a passi ancora incerti.

Il problema è ancora lo stesso, dal 1960: costruire istituzioni democratiche in paesi in cui le fratture non sono le stesse delle democrazie liberali dell'Occidente. Paesi spessissimo creati sulla carta, non rispondenti a vere e proprie nazioni.

Nessuna cultura è meno democratica storicamente di quella giapponese, eppure lì la democrazia c'è. Perchè il Giappone è una nazione vera e perchè han risolto il problema pane.
Il secondo stato islamico del mondo, l'India, è una democrazia, in cui non esiste un partito islamico.


Beh, no, l'India islamica proprio no.
La popolazione indiana è a grande maggioranza di religione induista (80%, corrispondente a circa 800 milioni di indiani), la seconda comunità religiosa della nazione è quella dei musulmani che assommano al 13% della popolazione totale dell'India.

Forse volevi dire l'Indonesia dove, per altro, ci sono sia partiti laici e partiti islamici.

Inoltre sia l'India che il Giappone sono i classici esempi di stati in cui l'occidente ha esportato la democrazia con successo!  

Volenti o no, bisogna ammettere che, invece, spesso e volentieri la democrazia si è riuscita ad affermare, attraverso 1000 difficoltà, peripezie e ricadute, anche in quei paesi dove è stata introdotta "forzatamente"!

E lo sai perché questo continuerà ad accadere?

Perché la gente impara ad apprezzare la libertà, perché generazione dopo generazione la gente aspira ad una vita migliore e giusta per i propri figli, e solo se c'è libertà ci si riesce. E anche se in alcune fasi la corruzione può dilagare, anche se possono esserci dei periodi bui, alla fine la democrazia riesce a trovare delle soluzioni, diventa qualcosa di irrinunciabile che tutti (o quasi) vogliono tenersi stretta e difendere.

Sotto delle interessanti mappe.

I Paesi evidenziati in blu vengono definiti "Democrazie Elettorali" nel rapporto di Freedom House del 2006.
800px-freedom_house_electoral_democracies_2006

La mappa riflette le conclusioni dell'inchiesta della Freedom House del 2007, relativa allo stato della libertà nel mondo nel 2006.
800px-freedom_house_world_map_2007
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#11  burjan Dom 13 Feb, 2011 19:13

L'Indonesia è il paese con il maggior numero di musulmani in valore assoluto. L'India, sia pure col 13% della popolazione, come dici te e come so bene, viene al secondo posto. In molte aree, i musulmani rappresentano la maggioranza.

Sono d'accordo sulla tua analisi: una volta assaporata, in genere la libertà è irrinunciabile. Può anche essere esportata, ma l'esportatore deve conoscere molto bene usi e costumi del posto per avere successo.
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#12  and1966 Dom 13 Feb, 2011 21:38

A mio avviso, i migliori cambiamenti, anche se piu' lenti, avvengono sempre da dentro.

Certo, sperare che per questi paesi il web e l' Iphone (che tante passioni suscitano da quelle parti ....) possano piu' di Voltaire, della révolution e dei vari antitotalitarismi occidentali del secolo scorso personaggi ed eventi che da quelle parti sono invece scivolati via senza lasciare traccia, soggiogati e letteralmente messi all' angolo dall' ingerenza religiosa, mi fa sorridere (molto amaramente ....) ma tant' é, si fa di necessità virtu'.

Purtroppo, i risultati ad oggi poco concreti della rivoluzione verde iraniana non mi rendono gran che ottimista. Anzi, l'ho già detto, vedo comunque nero o grigio molto scuro.  

Molti auguri comunque alle popolazioni citate, i loro aneliti di democrazia mi ricordano tanto il

"si sta come d' autunno sugl'alberi le foglie."
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#13  marvel Mar 15 Feb, 2011 15:57

La maglia nera ce l'ha il regime iraniano, una vergogna per un popolo che è tra i più moderni e culturalmente progrediti di tutta l'area!
Gli iraniani meritano una democrazia, ne ho conosciuti diversi e tutti mi hanno confermato quanto il popolo sia lontano sia dalla classe politica che dalle frange estremiste islamiche che, però, riescono a controllare e condizionare l'intero paese!

Iran, i conservatori: "Impiccare Mussavi e Karrubi". Due morti durante le manifestazioni

Gruppi di deputati iraniani conservatori hanno chiesto a gran voce oggi di "impiccare Mussavi e Karrubi", i leader dell'opposizione, mentre la normalità è tornata nelle strade di Teheran e delle altre grandi città del Paese dopo gli scontri di ieri tra forze di sicurezza e migliaia di manifestanti anti-governativi, con un bilancio che secondo un affidabile sito di notizie è salito a due morti, diversi feriti e decine di arresti. "Morte a Mussavi", "Morte a Karrubi" e "Morte a Khatami", l'ex presidente riformista, sono gli slogan che i parlamentari dello schieramento conservatore hanno gridato in aula, dopo che il presidente dell'assemblea, Ali Larijani, aveva tenuto un discorso in cui accusava i leader della protesta di essersi fatti "strumento degli Usa e del regime sionista", cioé Israele.

Il procuratore generale, Gholamhossein Mohseni-Ejei, ha detto che la magistratura punirà "in tempi rapidi e con severità chi è dietro agli incidenti di ieri". Il capo della polizia, Ahmad Reza Radan, ha ammesso che negli incidenti una persona è morta e nove agenti sono rimasti feriti, ma ha affermato che essi sono stati uccisi da manifestanti appartenenti ai Mujaheddin del Popolo (Mko), la principale organizzazione di opposizione armata. "Ora le mani dei sediziosi sono sporche di sangue", ha aggiunto il capo della polizia, riferendosi ai capi dell'opposizione.

Secondo il sito di notizie Tabnak, il numero dei morti è salito a due, con il decesso oggi in ospedale di uno dei feriti, di cui pubblica la fotografia. Testimoni e siti dell'opposizione avevano detto ieri che migliaia di oppositori erano tornati a manifestare dopo quasi 14 mesi a Teheran, Isfahan, Shiraz e altre città iraniane, rispondendo ad un appello dei loro leader per esprimere solidarietà alle rivolte in Egitto e Tunisia. Le stesse fonti hanno detto che le forze anti-sommossa sono intervenute per disperdere la folla, usando gas lacrimogeni e sparando in aria.

15 febbraio 2011
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!

#14  marvel Mer 16 Feb, 2011 09:27

Bell'articolo, di cui consiglio la lettura, che fondamentalmente concorda con la tesi di Luisito sul boom demografico.  


La crisi nordafricana e il riscaldamento globale
SCRITTO DA CLAUDIO COSTA IL 16 - FEBBRAIO - 2011 su http://www.climatemonitor.it

Sono tornato da poco da una vacanza in Egitto, appena in tempo direi, perché il giorno dopo il mio rientro e cioè il venerdì di preghiera 21/01/2011 sono iniziati i disordini al Cairo. Sulla cause della crisi in Nord-Africa ho letto di tutto, mi ha colpito in particolare un’analisi di Steph dove troverete i link ai riferimenti. Steph sottolinea alcuni fattori, non certo gli unici, direttamente o indirettamente scatenanti la crisi. Tra questi vorrei commentare quelli legati al rincaro del grano e quindi al clima perchè la siccità in Russia (2010) e in Australia (2009-2010) ha determinato un rialzo (e anche una speculazione aggiungo io) sul prezzo del grano e quindi delle farine da panificazione.

Cito una sintesi :

Quel che sta succedendo in questo inizio 2011 in Nordafrica e forse in Medio Oriente è prima di tutto una conseguenza del domino rally al lavoro favorito da un mix esplosivo: forte popolazione urbana e in crescita in un contesto in via di [...] Assenza di democrazia e anelito a più libertà e giustizia + popolazione piuttosto giovane con poche opportunità economiche + esplosione delle connessioni e degli allacciamenti a reti telematiche e degli abbonamenti ai cellulari. Questi i sogni [...] Algeria, Tunisia, Egitto e poi possibili “prove d’allenamento” in Yemen, Siria, Giordania [...], mentre in Cina viene oscurata la voce “Egitto” dal web…
Perché proprio adesso e lì?
C’è una possibile causa scatenante o esacerbante?La risposta sta nel pane. Come spesso succede, è proprio l’alimento alla base dei bisogni primari a far da detonatore a rivolte sociali.
Perché il pane?
Il prezzo del pane (e quindi, per molti, la possibilità di acquistare un alimento alla base della piramide) è sovvenzionato ampiamente dal governo e dipende fortemente dal prezzo di una delle principali commodity mondiale, il grano: questo, a sua volta, dipende da domanda nazionale e offerta internazionale. L’Egitto non è uno dei principali esportatori di grano, ma è il secondo maggior importatore su scala globale (rank qui). Importa il 40% del suo cibo consumato e il 60% del grano. Già questo ci fa intuire come sia fortemente dipendente da questo bene, fortemente perché ne importa moltissimo e perché gli egiziani sono tanti e con un livello economico in crescita: è pur vero che più cresci, meno salario relativo usi per comprarti il pane,… Il prezzo delle principali commodities lo potete vedere qui: quello del grano è aumentato del 50-70% dalla scorsa estate (il grafico qui mostra un 56% in più fra luglio 2010 e dicembre 2010). Fu già alto nel 2008 (e ci furono scontri anche allora), ma adesso ha fatto da vero e proprio detonatore. Classica goccia.


Molti esperti hanno parlato dell’aumento del prezzo del grano come fattore scatenante le rivolte nordafricane. In realtà come sottolineato all’inizio dell’articolo in questi paesi c’è stata una esplosione demografica incontrollata ed irresponsabile. Secondo i dati Onu del “World Population Prospects”, dai circa 75 milioni di abitanti del 1975, la popolazione di Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia è passata ad oltre 158 (il professor Giuseppe Gesano dell’Istituto di Ricerche Demografiche e Politico-sociali del Cnr, stima che nel 2030 questa cifra lieviterà a 210 milioni).
In Egitto in particolare nasce un bambino ogni 30 sec. Nel 1985 la popolazione si fermava a 40 milioni: oggi è il doppio, un flusso inarrestabile, che potrebbe portare la popolazione in poco tempo a 160 milioni di persone, ma la terra, e il lavoro non sono raddoppiati. Il risultato è che ci sono masse di milioni di giovani disoccupati, e che il 70% della popolazione vive nell’indigenza e nell’arretratezza. Sono rimasto veramente colpito da queste moltitudini di ragazzi seduti sui marciapiedi a far niente, a fumare o a mangiare canna da zucchero. In Egitto ho visto molta povertà: nelle zone rurali le case sono fatte di mattoni di fango crudi, le case dei nubiani hanno la sabbia come pavimento e le frasche come tetto. L’agricoltura non è meccanizzata ci sono pochissimi trattori e sono piccoli e poi centinaia di carretti di asinelli o buoi da traino, irrigano a scorrimento ( che è un sistema inadeguato al clima) zappano e potano a mano. Ho conosciuto Jamal che ha 14 fratelli e mi ha confidato che sono poveri (anche in Italia con 14 figli si diventa poveri). Il presidente  Mubarak ha tentato di arginare il fenomeno con una legge che toglieva l’assistenza ai figli dopo il terzo figlio, (in Cina tassano la famiglia dopo il primo figlio ed è stata una legge molto efficace nell’evitare la crescita demografica) tentativo molto osteggiato proprio dai fratelli musulmani.

Continuo a citare l’analisi di Steph:

Perché questo aumento? Diverse le cause, molte commodities hanno subito una recente impennata, ma quelle agroalimentari sono soggette anche e soprattutto ai capricci meteorologici. E qui arriviamo alla goccia mancante o debordante.
Fra i principali giganti esportatori di grano, ci sono Russia e Australia: l’una martoriata la scorsa estate dalla ballardiana (Per chi non lo sapesse per ballardiana Steph intende una situazione simile ai romanzi del noto scrittore di fantascienza J Ballard) e terribile “terra bruciata”, l’altra dai ballardiani e recenti “deserti d’acqua” (ma non che gli USA se la stiano poi passando benissimo in tal senso, fa maltempo e destinazione per biofuels…).
Lo scorso agosto già si subodoravano le conseguenze, sulla produzione e quindi anche sul prezzo del grano, della rovente e siccitosa stagione della Russia occidentale. E infatti…Recentemente sono stati evidenziati gli effetti, sempre sulla produzione e sul prezzo del grano (ma anche dell’energia), delle inondazioni del Queensland in Australia


Mi fa molto piacere che Steph oltre ai problemi metereologici in Russia e in Australia, sulle cause del rincaro del grano, abbia citato anche la produzione di biofuel in USA. In realtà il problema della competizione alimentare va esteso a tutte le colture dedicate alla produzione di bioenergia ed anche di bioplastica, in tutto il mondo anche in Italia. Non perché si utilizzi il grano per produrre bioenergia ma perché si utilizzano terreni agricoli per produrre colture energetiche anziché grano o riso, o mais o foraggio ecc. Quindi anche tutti i coltivi lombardi dedicati a pioppelle per il cippato, orzosilos e silomais granella di mais e sorgo per produrre biogas, olio esausto per biocarburante e addirittura mais per fare i pellets da stufa sono sottratti alla produzione alimentare compresa quella zootecnica e quindi creano un buco di produzione che viene colmato con la coltivazione di nuove terre ottenute con la deforestazione. Lo stesso dicasi per l’esplosione della zootecnia nei paesi in via di sviluppo che determina una maggior richiesta di cereali e quindi di terreni agricoli per la produzione di mangimi.

Nel sud dell’Egitto vicino ad Abu Simbel ho visitato il megaprogetto idrico “Toshka” per lo “sdoppiamento” del Nilo, un canale irriguo che si vede nell’immagine e che dovrebbe scendere parallelamente al Nilo dal lago Nasser fino ad Alessandria per 1200 km nel deserto, tenendo una distanza media di 60-80 Km dal Nilo.
Nessuno sa dire con esattezza a quando risalga l’idea di un progetto così impegnativo. C’è chi afferma che essa venne addirittura negli anni Trenta a un gruppo di esploratori italiani capeggiati dal conte Raffo e da Paolo Caccia Dominioni che avevano rinvenuto un antico ramo del Nilo, ormai prosciugato, che scorreva nella depressione di Toshka, ad ovest di Abu Simbel. Qualche anno fa alcuni archeologi che eseguivano scavi nelle oasi di Kharga e Dakhla hanno scoperto due immense reti di canalizzazione sotterranea risalenti al 600 ac.
Il progetto dovrebbe assorbire parte della massa di disoccupati egizi e aumentare la produzione agricola, ma per ora si è costruita una tratta di solo 80 Km, e ci sono problemi di fertilità, di tecniche di irrigazione e di colonizzazione. Sono infatti pochi i giovani della megalopoli del Cairo ad andare a vivere nel deserto lontano mille km. Per migliorare la fertilità spandono sul terreno desertico il limo (seccato) drenato dalla diga di Assuan. Un altro progetto idrico molto ambizioso è la realizzazione del discusso “Great Man Made River Project”, la gigantesca rete di condutture voluta da Gheddafi per pompare acqua fossile dalle profonde falde del Fezzan nel deserto libico fino alla costa in Tripolitania.

Ma torniamo alla crisi del grano e all’analisi di Steph

“A scanso di equivoci: non voglio arrivare ad asserire che la causa di quel che succede in Nordafrica sia da attribuire al GW (via le connessioni causali elencate sopra). Sarebbe mero determinismo e riduzionismo. Al contrario: penso che il GW possa aver esacerbato le condizioni al contorno che, indirettamente, hanno portato a quel che c’è.
Riassumendo:
insicurezza alimentare – in questo contesto – significa insicurezza politica: in Tunisia la rivolta è stata proprio per il pane, in Egitto probabilmente si stanno sommando sia l’aumento del prezzo del pane (per i motivi spiegati sopra) che una sorta di “effetto dimostrativo” di ispirazione e imitazione favorito dal domino rally della tecnologia, in un contesto come quello segnalato ad inizio post.


Certo che siccità e alluvioni abbassano le rese di produzione, ma sono eventi meteorologici, che si alternano, ad es il 2009 è stato un anno di produzione agricola eccezionale. Può darsi invece che con il riscaldamento globale (a prescindere dalle cause) i fenomeni dannosi all’agricoltura possano in futuro aumentare e pesare sulle popolazioni ai margini del collasso per povertà ed esplosione demografica, come quelle del nord Africa. Ma se analizziamo i trend di lungo periodo questo ancora non è successo. Le produzioni agricole sono aumentate negli ultimi 30 anni, sia in totale sia all’ettaro, come le temperature.
Le cause di questi aumenti produttivi però sono molto difficili da distinguere sono vincolate all’aumento della meccanizzazione, ai sistemi irrigui sempre più razionali, al mercato e anche al clima. Non tutti concordano sul fatto che un aumento del CO2 e delle temperature determini un calo delle produzioni agricole. Qui i fratelli Idso analizzano 10 peer review dove si dimostra sperimentalmente che su grano, piselli, erba medica, ananas ecc l’aumento del CO2 avrà un beneficio nell’agricoltura. Ci sono infatti, anche delle  previsioni positive sul cambiamento climatico globale, soprattutto se l’uomo praticherà gradualmente degli adattamenti ai cambiamenti. Uno di questi scenari prevede un notevole aumento di piovosità e di copertura vegetale, e di conseguenza con un miglioramento generale delle condizioni di vita delle persone.
 Secondo R. Adams il sistema globale di produzione agricola durante il cambiamento climatico a lungo termine appare in grado di continuare le attuali produzioni elevate senza nessuna minaccia globale alla sicurezza alimentare, anche se potrebbero esserci dei disturbi regionali. Certamente il riscaldamento globale può dare problemi nelle produzioni agricole in alcune aree, ma lo studio del clima del passato ci insegna che nei periodi caldi si ha la massima esplosione della vita vegetale e animale e all’interno delle fasi calde interglaciali il limite massimo delle foreste settentrionali può alzarsi anche di 300 km.
In conclusione penso che se gli egiziani fossero ancora 40 milioni come 25 anni fa, avrebbero meno problemi legati alla povertà, resterebbero certamente i problemi legati alla libertà e gli errori di un sistema corrotto. Quindi la vera causa della crisi egizia, così come negli altri paesi nordafricani, va ricercata nell’esplosione demografica non nei cambiamenti climatici, le crisi del pane sono solo la goccia che fa travasare un vaso pieno di povertà.
 




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Messaggio Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!

#15  and1966 Mer 16 Feb, 2011 10:21

Risiamo sempre lì, chi gli dice di fare 14 figli anche se non ci sono le condizioni per mantenerli? Il Libro Sacro, che i fratelli Mussulmani seguono alla lettera tanto che vorrebbero far diventare l' Egitto come l' Iran. Una repubblica islamica (= codice di legge, la shaharia, ovverosia la diretta emanazione dei principi giuridici che ci sono nel Corano).

Unica differenza? La "corrente", in Iran sono sciiti, in Egitto, sunniti, cosi' come Algeria e Tunisia, paesi anch' essi nel mirino dell' integralismo, in particolare salafita (= che vuol dire, adepto della vecchia ortodossia islamica).

Questi sono tutti paesi che fino a 20/30 anni fa, con le prime migrazioni di  massa in Europa (quelli francofoni per la verità avevano già un legame ben piu' forte, pur controverso, con la vecchia "madrepatria"), avevano assaggiato un concetto di ampia libertà (non di autodeterminazione, quella, non prevarrà finchè il concetto di ummah islamica, cioè di nazione, letteralmente schiaccerà il concetto di singolo individuo). Il rigurgito dei fondamentalismi invece, sta colpendo duro.

Ora stanno pericolosamente regredendo, "grazie" anche alle spinte fondamentaliste, adeguatamente foraggiate dall' immenso potere dei petrodollari del wahabitismo saudita (quelli che, per capirci con un esempio banale, hanno finanziato la dismissione dei vigneti francesi in Algeria, in quanto produttori di peccaminosi vini da taglio ..... ). E' inutile guardare ai "progressi" indotti dal web e dall' iphone, quelli sono progressi "di facciata", il vero cambiamento (cioè il principio di autodeterminazione e di centralità dell' individuo) non si acquisisce con un po' di bit a spasso per l' etere o un chip al silicio!

E per i satrapi wahabiti, aizzare il popolo sempre piu' affamato contro "l' altro", distoglie dal vero giogo, che é poi quello loro.

Ci sarebbe da parlare per ore, ma mi fermo qui.

Ah, p.s.: attenzione ai due mega progetti “Great Man Made River Project” e "doppio Nilo", la famosa guerra dell' acqua che tanti analisti preconizzano come il vero "casus belli" generale, potrebbe partire proprio da qui. Infatti, la Libia ha già forti attriti con l' Algeria, cui sta succhiando acqua da sotto i piedi, essendo l' immenso serbatoio sahariano comunicante, e lo stesso Sudan (e l' Etiopia) hanno in serbo progetti di captazione che rendrebbero già il Nilo povero al suo ingresso in Egitto.

Speriamo bene, ma .....    
 




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