Ora, purtroppo, di quei tre alberi non è rimasta che una catasta di ciocchi di legna, sparsi per il giardino, nonché una quantità industriale di segatura, frutto delle fatiche di Rambo, davvero instancabile nella sua opera.
Un sacrificio, a mio parere, inutile, perché il muro di cinta non avrebbe mai ceduto.
Eppure, nella malasorte, quei tre alberi un servizio, se non altro, alla scienza lo hanno fatto.
Come? Be', è semplice: l'altro giorno, mentre giravo attorno ai loro ex tronchi, tagliati quasi a raso del terreno, ho dato un'occhiata ad uno di essi e sono rimasto affascinato nell'osservare gli anelli di accrescimento, perfettamente evidenti. Li ho contati: 40. Quell'abete era solo di un anno più giovane di me. Venne piantato quando io non ero che un nanetto di neppure 80 centimenti ed ora mi sovrastava di almeno 22 metri. La storia di una vita in neppure un metro di diametro.
Di fronte ad una scena del genere, però, un essere "normale" potrebbe provare o indifferenza o malinconia, al più tristezza o, in certi casi, rabbia per un essere vivente di quarant'anni abbattuto in venti minuti con una motosega. Un meteorofilo, però, no. Un meteorofilo sa bene che l'esame degli anelli di accrescimento gli rivela informazioni preziose sull'andamento climatico di un periodo equivalente alla vita di quell'albero.
E' la dendrologia, lo studio degli anelli di accrescimento degli alberi: più un anello è largo, infatti, più il clima dev'essere stato favorevole (caldo e umido), più è stretto, più il clima dev'essere stato freddo e secco.
Ecco una prima immagine, praziale, del tronco tagliato:

balza subito all'occhio che circa i primi dieci anelli (fino all'anno 1999) sono molto più larghi di quelli che li precedono. Effettivamente, allora, il decennio 2001-2010 è stato, globalmente, più caldo ed umido dei precedenti: così si dice. Il confronto con i dati a mia disposizione, conferma che gli anelli di accrescimento più larghi, corrispondenti agli anni 2004 e 2005, sono stati causati probabilmente da piogge molto intensi: entrambi gli anni, infatti, sfiorarono i 1500 mm di precipitazione. Tuttavia, non sono stati i più caldi, bensì i più freddi dell'intero decennio, specilamente il 2005, con una temperatura media inferiore alla norma di quasi 1,4°C.
Da quest'altra immagine si apprezzano altri particolari:

Andando ancora a ritroso, si nota che gli anelli di accrescimento degli anni 1993-1998 sono molto più sottili degli altri, ed anche più scuri: clima più freddo? meno piovoso? Qualcuno potrebbe pensare anche agli effetti ritardati del Pinatubo. Sta di fatto che fra il 1992 e il 1996 ci furono inverni freddi ed episodi nevosi molto intensi.
Si nota, poi, che gli anelli, a partire dal 1991-2, tornano ad essere molto larghi. Il 1985, l'anno del grande freddo, non è assolutamente segnalato da un anello particolare. E' invece molto ben chiaro il biennio 1978-1979, con due anelli molto sottili. Lo ricordo ancora come oggi: un freddo eccezionale. Nel gennaio 1978, ho un ricordo ben chiaro della casa dei miei zii, a Fabriano, con i vetri brinati dall'interno e la radio che comunica le temperature minime della notte: -18°C a Fabriano. Presumo che a Gualdo Tadino, dove abitava l'albero, si sia andati sotto i -20°C.
Poi, prima del 1977, anelli nuovamente larghi. Fino al primo anello, quello del 1970. L'anno in cui l'abero fu piantato e la casa costruita. Gli anni '70 furono gelidi, è vero. Ma dall'esame dendrologico non si nota, a parte il caso del 1978-79.
Quante informazioni, insomma, il mio amico abete rosso mi ha dato e, ad un occhio più esperto del mio, potrebbe ancora dare. A me piaceva passare qualche po' di tempo su una panchima, sotto la sua ombra.
Ora la panchina è lì, addossata alla staccionata, tutta impolverata di segatura. I due alberi, in mezzo alla quale l'avevo collocata, sono ormai legna da ardere.
Ci credete, però, che sento la loro mancanza? Ed anche la dendrologia, in fondo, mi dà una ben magra consolazione...

